I big del bio, ecco i risultati dei primi 6 mesi del 2020

Brio, Canova, Conserve Italia, Lagnasco, RK Growers, Mazzoni-VeryBio: i principali produttori biologici italiani, sostenitrici del progetto Ue Made in Nature, si sono confrontati in un webinar

Albero della stagionalità, una novità del sito Made in Nature
L'Albero della stagionalità di Made in Nature

Il lockdown ha spinto il biologico con aumenti a doppia cifra, soprattutto sul fronte export. Un patrimonio che non va disperso, anche se c’è da fare i conti con una minore disponibilità di spesa sul mercato interno. Sul tema si sono confrontati in un webinar i principali produttori bio italiani, Brio, Canova, Conserve Italia, Lagnasco, RK Growers, Mazzoni-VeryBio, che hanno discusso i risultati. Le sei aziende, associate a Cso Italy, rappresentano oggi oltre il 70% dell’ortofrutta biologica italiana sul canale retail. E sono sostenitrici del progetto Ue Made in Nature.

L’export vola, mercato interno in frenata dopo il boom del lockdown

Il lockdown ha spinto il prodotto biologico
Il lockdown ha spinto il prodotto bio

Per Luca Zocca, responsabile marketing di Brio-Alce Nero, nei primi mesi dell’anno il bio ha avuto maggiore spinta sul mercato italiano seguita da una flessione, per una crescita invece di richiesta dai mercati europei. “Nei primi sei mesi Brio-Alce Nero è cresciuto a valore del 10% rispetto allo scorso anno, con un 50% dovuto all’export. C’è forte richiesta per il confezionato. Stiamo lavorando sul packaging principalmente carta ed etichette in carta, eliminando la plastica. Made in Nature ci dà risorse per promuovere il prodotto su mercati esteri e nella Gdo. Puntiamo anche a fare formazione per chi gestisce i reparti ortofrutta”.

Canova ha visto un aumento di vendite a doppia cifra in Italia nel primo semestre, ma già da maggio-giugno constatiamo un rallentamento delle vendite, in particolare sul mercato nazionale -ha fatto notare Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio-. Forte invece la richiesta sul mercato estero. Durante il lockdown, abbiamo registrato importanti vendite sul portale e-commerce, ma anche questo sta tornando alla normalità. Sicuramente i consumatori hanno meno soldi in tasca. Siamo impegnati sull’eco-packaging: il plastic free per l’ortofrutta è possibile ma è complicato perché il materiale costa di più. C’è anche la confezione completamente riciclabile che è una risposta immediata a minor impatto ambientale”.

“Con il lockdown nella gamma bio abbiamo registrato crescite a due cifre per il retail -ha raccontato Stefania Costa, marketing manager per il canale retail di Conserve Italia, consorzio con 14 mila agricoltori-. E continuano a mantenersi anche a maggio e giugno. Il consumatore cerca sempre più sicurezza. Questo non ha compensato completamente le perdite del canale Horeca. Siamo entrati da 7-8 anni nel bio: Valfrutta è il brand eletto. La sua gamma sta ampliandosi, legumi, succhi di frutta per l’Horeca e retail, e polpe di frutta. Tutta la produzione Valfrutta è fatta con energia eolica con richiamo anche sul pack”.

“Nel periodo di lockdown, da metà marzo, c’è stata un’impennata verticale del bio, spinta dall’effetto salubrità e maggiore attenzione all’ambiente. Il consumo si è poi ristabilizzato ma l’attenzione c’è. E il lockdown ha fatto da propulsore del cambiamento” ha dichiarato Massimo Perotto, responsabile commerciale di Lagnasco. Le attività bio di Lagnasco Group hanno toccato un’ampia gamma di prodotti tra cui i piccoli frutti. “È aumentato il consumo di mirtillo sui mercati esteri, più che su quello nazionale. Soprattutto in Inghilterra, dove è trainante negli ultimi anni.  E questo grazie anche alla collaborazione tra la gdo inglese e il servizio sanitario nazionale. Da frutto di condimento è diventato un prodotto di primo consumo a scaffale e ha preso il sopravvento rispetto a quella tradizionale”.

L’attività di Veritas Biofrutta, la linea biologica di Mazzoni, si concentra soprattutto sull’export, che incide per l’80 %.  “All’inizio sembrava che l’Italia fosse la pecora nera e non volevano il nostro prodotto – ha ricordato Francesco Ricchieri, sales export manager –, poi non abbiamo più smesso di esportare. Mercati top per noi sono, Germania, Francia, Austria e Scandinavia. In Italia abbiamo risentito per la chiusura delle mense. Per il packaging lavoriamo con solo carta su alcuni articoli, mentre su altri 100% Pet. Il bio è una promessa. Dobbiamo saper intercettare i trend futuri e Made in Nature è un tassello fondamentale.

Sul fronte dell’ortofrutta surgelata è intervenuto Carlo Trevisan, purchasing manager del Gruppo Mazzoni. “Negli ultimi anni Mazzoni ha sviluppato una linea food service su gelati e prodotti dolciari biologici di alta gamma. Un piccolo segmento che rappresenta il 2% delle produzioni bio surgelate, ma che è in continua crescita grazie alla sempre maggiore domanda di biologico e di sostenibilità da parte dei consumatori”.

L’avanzamento del Progetto Made in Nature: raggiunte 2,4 milioni di persone

Il progetto Made in Nature si concluderà a gennaio 2022
Il progetto Made in Nature si concluderà nel 2022

Il progetto Made in Nature, partito nel 2019 si concluderà a gennaio 2022.  Un progetto di 1,6 milioni di euro, finanziato dall’Ue al 70% e sostenuto dai 6 big del bio.  Luca Mari, project manager di Cso Italy, ha ricordato le buone risposte come seguito di pubblico a poco più di un anno dal suo avvio. Il sito Internet (la novità è l’albero della stagionalità) ha 20 mila visitatori unici dei Paesi target del progetto (Italia, Germania e Francia), 900 mila impression per la pagina Facebook. Numeri alti anche per Instagram.

“In questo primo anno considerando tutte le azioni, abbiamo raggiunto 2,4 milioni di persone”. Made in Nature vuole avviare  un percorso di comunicazione a 360 gradi. Un esempio in questa direzione è l’ospite speciale dell’evento Made in Nature, Carlotta Perego, in arte Cucina Botanica, con il suo progetto digitale dedicato alla cucina vegetale. Vanta 202mila iscritti al suo canale Youtube e 138mila follower su Instagram.

I numeri del bio in Italia

Il 2020 ha visto complessivamente un’ulteriore crescita del biologico fresco e trasformato con aumenti a due cifre nel canale retail. L’Italia oggi conta quasi 2 milioni di ettari coltivati a biologico e 76 mila operatori (Fonte Sinab). Le ultime elaborazioni di Ismea su dati Nielsen relative al 2019 evidenziano un valore degli acquisti bio di 2,5 miliardi di euro pari al 3% degli acquisti alimentari degli italiani. La maggiore crescita del biologico è avvenuta in Gdo: negli ultimi 10 anni è aumentata del 217%. La frutta rappresenta il 23,2% delle vendite bio nell’ambito del food italiano e gli ortaggi il 19,2% del totale delle vendite.

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