Granfrutta Zani, Medio Oriente mercato crescente per l’export #vocidellortofrutta

L’azienda faentina distribuisce il 40% dei volumi in molti Paesi tra cui Oman, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, con prodotti premium via aerea. “Ma il mercato è sempre più esigente e affollato” racconta Enrico Silighini, responsabile dell’ufficio commerciale estero

Enrico Silighini, responsabile dell’ufficio commerciale estero Granfrutta Zani
Enrico Silighini, responsabile dell’ufficio commerciale estero Granfrutta Zani

Con due stabilimenti operativi tra i territori di Faenza e Ravenna e 3 centri di stoccaggio (Policoro, Latina, Eboli ), un milione di quintali di frutta e verdura distribuiti all’anno nei mercati di Italia, Europa, Asia e America e Nord Africa, Granfrutta Zani è un solido player.  Con l’export che incide per il 40% dei volumi, ha saputo conquistare anche il Medio Oriente, grazie anche a prodotti premium spediti via aerea, come susine Metis e nettarine di qualità. Un mercato sempre più affollato dopo la chiusura di quello russo, come racconta Enrico Silighini, responsabile dell’ufficio commerciale estero. Una buona affluenza di compratori dai territori d’Oman, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita si era del resto vista anche all’ultima edizione di Macfrut.

Quali sono i numeri di Granfrutta Zani?

Granfrutta Zani nettarine per export
Granfrutta Zani nettarine

Fatturiamo circa 105 milioni di euro, 400 soci, un milione di quintali di frutta e verdura distribuiti all’anno e siamo parte di Origine Group. Il core business è sulla stone fruit, pesche e nettarine, a polpa gialla e bianca, albicocche, susine (in particolare Metis) kiwi verde e giallo Dorì e fragole. Poi mele, principalmente Pink Lady, Joya, gruppo Gala e Granny Smith. Nei due impianti principali, a Faenza e Bagnacavallo, viene effettuata la lavorazione: uno è specializzato in kiwi nel periodo invernale, pesche e nettarine nel periodo  estivo; l’altro  in fragole, albicocche e susine  in estate  e top fruit nel periodo invernale. Gli altri tre sono magazzini di raccolta e stoccaggio. I soci seguono il disciplinare di agricoltura integrata coordinati dal nostro ufficio tecnico e qualità. Distribuiamo per catene italiane ed estere.

L’export, dicono gli ultimi dati di Fruitimprese, è in crescita anche in volumi nel primo trimestre 2023.  

Per noi incide per il 40% dei volumi. I principali frutti esportati sono pesche e nettarine, albicocche, susine, molto la Pink Lady, Granny Smith, kiwi verde e giallo.

Quali sono i principali mercati?

Europa, Germania, Regno Unito , Norvegia e Paesi scandinavi, poi Paesi dell’Est, un po’ di Francia, Belgio. Oltremare, con le mele arriviamo anche in Sudamerica, Brasile, Colombia.  E poi abbiamo il Medio Oriente, Dubai, Emirati, Oman. Esportiamo kiwi in Cina, Taiwan e India.

Che mercato è quello del Medio Oriente?

lo seguiamo da 15 anni: per noi ha crescita stabile e incide per il 6-8% sulla quota export. Predilige la qualità ma è anche molto attento al prezzo. Ed è molto competitivo: soprattutto negli ultimi 3-4 anni è diventato sempre più aggressivo, soprattutto su mele e kiwi.  Da quando c’è stata la chiusura della Russia molti Paesi si sono concentrati su questo mercato, in particolare Polonia e Moldavia per le mele.

Cosa richiede come garanzie fitosanitarie e in termini di prodotto, varietà?

Granfrutta Zani, susine Metis per export
Granfrutta Zani, susine Metis

In realtà bastano i requisiti di produzione della Comunità Europea, rispettando, a livello fitosanitario, quanto richiedono gli accordi bilaterali. Ostacoli non ce ne sono, abbiamo clienti storici, bisogna fare attenzione alla copertura finanziaria.  Sono Paesi che contestano se la merce non ha i requisiti richiesti. Lavoriamo con importatori che distribuiscono alle catene distributive e al catering.

Vogliono un prodotto buono, senza difetti estetici, con lunga shelf-life e alto grado brix. Chiedono soprattutto mele rosse, Gala, ma anche Granny Smith. Preferiscono una mela più dolce: la Pink lady ha un peso limitato  perché leggermente acidula e anche con target elevato di quotazione. Stiamo allora provando con la Joya, che è più dolce, ed è disponibile nel periodo di maggio e giugno quando le altre varietà sono terminate.

Per la produzione estiva carichiamo alcune linee di nettarine e le susine Metis via aerea, ma hanno costi molto alti: incidono circa 2 euro al kg. Si può fare solo per prodotti premium con alto valore aggiunto, non con la mela.

Com’è la situazione post alluvione?

È complessa: manca un 30-40% di prodotto in Romagna. Nell’areale del Faentino abbiamo avuto danni già con il gelo di aprile e poi con l’alluvione la situazione non è certo migliorata. Non è ancora chiaro come reagiranno  gli impianti: i tecnici sono però abbastanza ottimisti. Fortunatamente  i nostri stabilimenti non sono stati alluvionati.

Ci sono investimenti in atto sugli impianti?

Zani, Magazzino Sant'Andrea
Zani, Magazzino Sant’Andrea

Abbiamo due impianti fotovoltaici per complessivi 1560 kWp che coprono per il 18-20% il fabbisogno energetico. Ora è in programma un ulteriore ampliamento nel magazzino di Sant’Andrea dove abbiamo appena concluso delle migliorie. Abbiamo ammodernato le linee di packaging, per avere risparmio di manodopera (che è un grosso problema, non solo in campagna ma anche di magazzino), controllo dei pesi, tracciabilità, catena del freddo.

Perché manca manodopera specializzata?

C’è molto turn over, si trova sempre meno personale qualificato sebbene  noi effettuiamo anche la formazione. Questa fase di carenza è iniziata con il periodo Covid, quando molti lavoratori stranieri sono tornati ai loro Paesi e hanno trovato impieghi alternativi. Ora è basilare spingere sulla formazione e fidelizzare il personale. Fondamentali sono anche gli investimenti sulle linee di produzione che ci consentono di contenere il numero dei lavoratori.

 

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