Siccità, come affrontarla?

Senza acqua le produzioni primaverili ed estive sono a rischio. Invasi, microirrigazione, cultivar più resistenti al cambiamento climatico, agricoltura digitale sono alcune delle soluzioni indicate dai produttori di ortofrutta. E arriva la certificazione Goccia Verde per l'uso sostenibile della risorsa idrica

Un esempio di tecnica di microirrigazione
Un esempio di microirrigazione

L’allarme siccità è ormai una criticità estesa a tutta Europa, tanto che in Francia potrebbero scattare restrizioni sull’uso dell’acqua da marzo. In italia lo scorso anno ha fatto registrare una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti e la situazione quest’anno non sembra migliorare. Il bacino del Po è in deficit del 61%, quello idrografico afferente al Lago di Garda è ai minimi storici. Le riserve idriche in Lombardia mostrano un deficit del 55% a fronte del 52% dello scorso anno. Tanto che l’assessore regionale Massimo Sertori, coordinatore delle attività del tavolo permanente per l’utilizzo della risorsa idrica nella regione, ha annunciato la convocazione di un nuovo tavolo regionale per il 2 marzo.

Secondo Coldiretti sarebbe necessario oltre un intero mese di pioggia per tornare alla normalità e garantire le produzioni agricole primaverili ed estive. Da un punto di vista strutturale,  l’associazione ritiene che sia necessario realizzare un piano invasi per contrastare la siccità e aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11%, Oltre a spingere a soluzioni di agricoltura 4.0 e sviluppo di sistemi di smart irrigation, investendo poi in varietà più adatte al cambiamento climatico.

Matteo Freddi (Freddi Prodotti Ortofrutticoli): “L’irrigazione è utile ma da aprile”

Matteo Freddi, sales manager azienda Fredd
Matteo Freddi, sales manager per l’azienda di famiglia

“Oggi non c’è un piano B, i consorzi di bonifica non aprono i canali perché sono in fase critica e si spera solo nella pioggia -spiega Matteo Freddi, sales manager dell’azienda di famiglia specializzata nella distribuzione delle cipolle fresche-. Si stanno ultimando le semine, le cipolle borretane sono state tutte seminate ma si attende l’acqua per fare nascere in modo omogeneo la semenza: il terreno è secco, siamo in fase critica. L’irrigazione a goccia è utile perché impedisce la formazione di erbacce, i trattamenti, sprechi di acqua, ma da aprile. Di solito la usiamo sullo Scalogno dell’Emilia per aumentare le rese e diminuire gli sprechi: è un sistema molto efficiente impiegato anche dal pomodoro da industria, ma al momento serve tanta acqua che vada a bagnare tutto il campo”.

Carlo Lingua (RK Growers): “La politica e la burocrazia bloccano i piani invasi da decenni”

Carlo Lingua, Ad di Rk Growers
Carlo Lingua, ad RK Growers

“Abbiamo cominciato a irrigare, lamponi e mirtilli perché non piove -racconta Carlo Lingua amministratore delegato di RK Growers-. Il problema è per tutte le colture: mele, pesche, susine. I pozzi si stanno asciugando. Sono anni che si soffre sull’acqua e occorre partire dagli invasi che non sono stati fatti: in provincia di Cuneo se ne parla da 30  anni. Il problema è la politica, incapace di risolvere i problemi, poi la burocrazia che rallenta e blocca tutto. Davanti alle emergenze dovrebbero tutti impegnarsi a trovare delle soluzioni in tempi rapidi. Siamo pieni di progetti, poi grazie all’approccio, in molti casi ideologizzato, si blocca tutto. Il fuori suolo è una possibile soluzione per alcune colture: consuma meno acqua ma sono strutture molto impegnative a livello economico e il prodotto che arriva sul mercato è molto più costoso. La questione è se l’agricoltura abbia ancora ragione di esistere in un Paese come il nostro, perché a parole la politica dice sì, ma poi fa il contrario. Sulla grande distribuzione bisogna aprire un capitolo a parte”.

Leonardo Odorizzi: (Odorizzi) “Gli investimenti frenano gli agricoltori italiani anziani”

Leonardo Odorizzi, amministratore della Odorizzi srl e fondatore della rete di imprese La Grande Bellezza Italiana
Leonardo Odorizzi, amministratore della Odorizzi srl

Anche quando arrivano soluzioni innovative sembra che producano effetti opposti, come nel  Veronese, nell’areale adiacente al Lago di Garda dove si producono pesche e nettarine. “Dopo un’attesa di vent’anni dal 2023 è arrivata l’acqua in pressione dal Consorzio di bonifica -spiega Leonardo Odorizzi, ad Odorizzi srl-. Con questa ci si deve devo però dotare di irrigatori, spruzzini e diffusori di ultima generazione: da un lato fa risparmiare le risorse, dall’altro significa un investimento a ettaro di circa 10 mila euro per collegare l’appezzamento alla distribuzione. Da un centesimo e mezzo al chilo per la mela, con l’acqua in pressione si sale a 3, al netto degli investimenti che l’azienda deve fare all’interno delle proprie mura per distribuirla nella nuova maniera, con tubazioni e microgetti. Il risultato è che la maggioranza delle aziende guidate da imprenditori di una certa età decide di abbandonare la coltura. Dei miei, fatti 50 i produttori, solo 2 o 3 la stanno raccogliendo in pressione, gli altri sono più propensi ad abbandonare la coltura e io a oggi non so quante pesche avrò quest’estate. Coi climi torridi estivi non sappiamo se l’acqua in pressione sarà sufficiente: il pesco ha bisogno di tanta risorsa idrica. Il cambiamento climatico è talmente vertiginoso che rischiamo una rincorsa continua senza raggiungere poi l’obiettivo. Si doveva fare l’innovazione varietale, in Veneto sta mancando per una serie di errori del passato e oggi si stanno importando varietà straniere, per lo più francesi per le pesche nettarine, che poco si sposano sui nostri terreni e danno fitopatie”.

Andrea Benelli (Don Camillo): “Investire nella ricerca di cultivar più resistenti”

Andrea Benelli, amministratore delegato dell'azienda consortile Don Camillo
Andrea Benelli, amministratore delegato dell’azienda agricola Don Camillo

“Oggi è ancora presto per gridare al lupo al lupo! -commenta Andrea Benelli ad dell’Azienda agricola Don Camillo specializzata o angurie e meloni-. Durante l’inverno non abbiamo avuto problemi di siccità: se a marzo e ad aprile dovesse piovere per due mesi avremmo valutazioni diverse. È però vero che bisogna iniziare a pensare a livello strutturale: l’acqua sarà sempre meno. Gli invasi potrebbero essere una soluzione. ma sono lavori giganteschi e se non piove durante l’inverno servono a poco. Bisogna invece iniziare a pensare a colture e varietà che consumino meno acqua. Questo non significa transgeniche ma più adatte a climi più secchi. Noi stiamo attuando un’implementazione di cultivar che necessitano di minori risorse idriche. Tutte le nostre cucurbitacee sono poi irrigate con la microirrigazione: sono impianti che costano un po’ ma portano un risparmio di acqua ed energia di circa un quarto. E le aziende strutturate di ortofrutta optano per la maggior parte per questi impianti”.

Cristina Fabbroni (Jingold): “Più agricoltura 4.0 anche sfruttando i bandi del Pnrr”

Cristina Fabbroni, responsabile tecnico Jingold
Cristina Fabbroni, responsabile tecnico Jingold

“Noi abbiamo varietà coltivate dal Piemonte alla Calabria –spiega Cristina Fabbroni responsabile tecnico di Jingold-. Il kiwi è  una pianta abbastanza esigente a livello idrico e sensibile. Il rischio, soprattutto al Nord, è che in estate i vari consorzi che forniscono l’acqua non riescano a darla se non ci saranno piogge.  Come soluzioni si potrebbero fare degli invasi collettivi. L’indicazione prioritaria è però razionalizzarla e noi usiamo anche l’irrigazione a goccia. Molto su può fare in chiave di agricoltura 4.0, con sonde, sensori. Due Op che hanno la licenza a coltivare le nostre varietà hanno partecipato a un bando di finanziamento attraverso il Pnrr proprio su un progetto di filiera di gestione  e razionalizzazione della risorsa idrica. Ancora oggi in molte aziende non si usano sistemi di monitoraggio efficienti e si dà più acqua del necessario. Altro aspetto importante è sviluppare la ricerca, soprattutto su portainnesti più resistenti per il kiwi: con il problema moria si sta cominciando a fare questa selezione. Anche le reti che creano un giusto microclima possono essere d’aiuto”.

A Macfrut 2023 debutta Goccia Verde, il primo piano di certificazione sull’uso sostenibile dell’acqua

Presentazione a Marca 2023 del progetto Goccia Verde
Presentazione a Marca del progetto Goccia Verde

Qualcosa però si muove, almeno sull’uso razionale dell’acqua. Presentato a Marca, dopo due anni di fase di test è pronto a debuttare Goccia Verde, un progetto che ha l’obiettivo di portare sul mercato uno schema di certificazione privato e volontario per l’uso sostenibile della risorsa idrica e la sua tutela qualitativa e quantitativa. Promosso e sviluppato da Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), proprietaria del marchio, ha come partner Check Fruit e altri enti di controllo e certificazione sia in ambito regolamentato sia volontario. “Goccia Verde è uno strumento di miglioramento dell’uso sostenibile dell’acqua sia a livello territoriale sia aziendale -spiega Giovanni Mondani, responsabile certificazione per Check Fruit -. Prevede, infatti, che il primo soggetto a certificarsi sia il Consorzio di bonifica che gestisce le acque di irrigazione di un determinato territorio e a seguire permette alle aziende e alle Op che ricadono sul territorio di certificarsi”. Sono nove le categorie di valutazione che comprendono diversi parametri tra cui un piano di investimenti per migliorare i sistemi irrigui e di governo delle acque e ridurne gli impatti. Alla Fiera verranno presentati i primi Consorzi di Bonifica e le prime due Op certificati. Si tratta di un Consorzio al Nord e di uno al Centro-Sud e di Op e aziende di primaria importanza nel settore dell’ortofrutta.

 

 

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