Ortofrutta italiana la più sicura d’Europa

I valori dei residui oltre i limiti in continua discesa secondo un report dell’Osservatorio Agrofarma

Il nostro Paese eccelle in Europa per controlli e qualità di frutta e verdura
Il nostro Paese eccelle in Europa per controlli e qualità dell'ortofrutta

L’ortofrutta italiana è sempre più sicura. L’Italia si pone al di sopra della media Ue sia in termini di quantità̀ analizzate, sia della qualità̀ dei risultati raggiunti. La percentuale di residui sopra i limiti di prodotti fitosanitari è minimale ed è scesa dall’1,8% del 2019 all’1,1% del 2021. Lo riporta il primo lancio dell’Osservatorio Agrofarma, un report che, con cadenza semestrale, raccoglierà informazioni sullo stato dell’arte dell’agricoltura italiana.

I nuovi fitofarmaci sempre più rispettosi dell’ambiente e adatti al climate change

Dati Osservatorio Agrofarma sui residui fitosanitari in Italia
Dati Osservatorio Agrofarma sui residui fitosanitari

Agrofarma è l’associazione che rappresenta 33 imprese italiane del comparto degli agrofarmaci. Realizzano il 95% del fatturato italiano del settore che nel 2022 si è attestato intorno a 1 miliardo di euro. Tra i nomi spiccano Syngenta Italia, Basf Italia, Bayer Crop Science, Corteva Agriscience.  “Questo progetto nasce anche per contrastare la diffusa credenza che associa l’utilizzo della chimica in agricoltura a pratiche negative per l’ambiente” ha ricordato Riccardo Vanelli, presidente di Agrofarma-Federchimica.

Il comparto investe oltre 60 milioni di euro annui, il 6% del fatturato annuo, in ricerca e sviluppo (dato quattro volte superiore rispetto alla media italiana di quello industriale), L’introduzione di nuove tecnologie più avanzate e rispettose dell’ambiente ha consentito di ridurre nel tempo le dosi d’impiego degli agrofarmaci: dal 1990 al 2018 si è registrato un calo dei quantitativi di agrofarmaci consumati pari a oltre il 35% e della quantità complessiva di principi attivi contenuti nei formulati.

La sostenibilità ambientale non deve dimenticare quella economica

Per la produzione di un nuovo agrofarmaco servono più di 250 milioni di euro di investimento e almeno 10 anni per condurre tutte le fasi di ricerca e sviluppo, riporta l’Associazione. La proposta di Regolamento Ue, all’interno della Farm to Fork, impone entro il 2030 un drastico taglio all’uso degli agrofarmaci per cui l’Italia dovrebbe ridurre l’utilizzo di fitofarmaci di quasi due terzi, il 62% entro il 2030.

Numeri che mettono in allarme, anche alla luce di una crescita della popolazione stimata a 10 miliardi nel 2050. Uno studio su 18 filiere italiane a cura di Vsafe-Value Sustainable Agri-Food and Environment, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, ha rilevato che escludendo l’impiego di agrofarmaci si stima una riduzione media del 70% della produzione agricola. L’analisi di Vsafe ha riguardato anche produzioni ortofrutticole come mele, uva da tavola, pomodoro da industria, olive da olio, insalata, arance, pere, nocciole, pesche, carote, meloni e pomodori da mensa.

Il caso di pomodoro e patata

A titolo di esempio, scrive il report, per il pomodoro i volumi complessivi di principi attivi si sono ridotti da circa 1.170 tonnellate nel 2015 a 553 tonnellate nel 2019, così come anche l’impiego a ettaro (da 5 kg/ha a 2.3 kg/ha nel 2019). Per la patata,  a fronte di una riduzione nei volumi complessivi di principi attivi tra il 2018 e il 2019 (-10 tonnellate), l’utilizzo a ettaro è cresciuto da circa 1.8 kg/ha a 2. kg/ha. In questo caso l’uso di erbicidi si è ridotto di circa 8,5 tonnellate complessive tra due anni.

Attenzione al prodotto importato

Allargando lo sguardo ai prodotti alimentari, nel 2021 sono stati analizzati in Italia 9.639 campioni in totale, di cui 153 di origine estera. Nel dettaglio i prodotti italiani, rispetto a quelli  importati, registrano risultati nettamente migliori per quanto riguarda la percentuale con residui sopra il limite (0,6% contro 7,2%). Netto anche il migliore valore rispetto a Germania (4,1%), Francia (3,2%) e Spagna (2,5%).

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome