Devono essere rosse, dolci e croccanti e mantenersi così più a ungo possibile. è questo l’identikit della mela perfetta secondo i consumatori indiani che richiedono sempre più questo prodotto al punto da creare una vera e propria dipendenza dalle importazioni.
Il Trend. Secondo i dati presentati nel corso della III Convencion internazionale dei mercati e delle tendenze che si è tenuta oggi all’Expoalimentaria di Lima, la fiera andina di riferimento per l’intro continente sudamericano, tra il 2005 e il 2014 l’import di mele verso l’india è lievitato del 32%.
“Alla crescente domanda di questo prodotto – ci spiega Amit Lohani amministratore delegato di Max Food Corporations nonché presidente del Forum degli importatori indiani – si abbina anche una carente produzione nazionale dal momento che, a causa del clima, non riusciamo a coprire tutti i mesi dell’anno con i nostri volumi. Allo stesso tempo le regioni del sud del paese sono ancora più svantaggiate dal momento che i produttori indiani del nord fanno fatica a spedire il prodotto al sud anche a causa di una catena logistica molto carente. Attraverso l’importazione riusciamo ad avere la disponibilità di questo prodotto direttamente sui mercati arrivando a coprire tutti i mesi dell’anno”.
Gli importatori. Tradizionalmente i principali importatori di mele verso l’India (che prevede di raddoppiare il giro d’affari del settore agri-food, da qui al 2020 portandolo a circa 950 miliardi di dollari) sono sempre stati gli Stati Uniti, il Canada, il Cile, l’Australia e la Nuova Zelanda ma – vuoi per la crescente domanda, vuoi per i nuovi equilibri commerciali globali che si vanno disegnando – di recente si è registrato l’ingresso di nuovi importatori come la Cina, ad esempio, o la Polonia.
“I nostri consumatori – continua Lohani – amano le mele rosse, le Red Delicious oppure le Royal Gala, tuttavia sono aperti anche ad altre varietà Così è stato, ad esempio per il caso delle Fuji provenienti dalla Cina, che piacciono perché rimangono croccanti molto più a lungo delle Washington, ad esempio. Recentemente, inoltre, stiamo importando molte mele anche dalla Polonia che offre il prodotto a prezzi molto bassi e che si rivolge al nostro mercato per la necessità di trovare nuovi sbocchi commerciali a seguito dell’embargo della Russia, di cui era uno dei principali fornitori”.
Prospettive. Insomma la parola d’ordine per il mercato Indiano è senza dubbio qualità ma soprattutto prezzo buono. E’ quello che fa la differenza.
Questa tendenza rappresenta una grossa opportunità per i produttori italiani e, in questa direzione, le istituzioni italiane hanno già avviato un’attività di marketing e promozione della mela nostrana nel mercato del secondo colosso asiatico mentre, a livello europeo, l’Unione ha già attivato l’iter per arrivare ad un accordo bilaterale.
Nel frattempo, però, è comunque possibile esportare anche in assenza di trattati internazionali dal momento che, come ci spiega Lohani “basta ottenere un documento chiamato Ogl, ossia Open general licence che impone una serie di standard e requisiti per un elenco di prodotti tra cui le mele. Con questa autorizzazione è possibile commercializzare prodotti in India appoggiandosi a dei partner locali come ad esempio Apmc, Agricolture produce marketing committee che è il più conosciuto e di cui bisogna diventare membro per poter avviare la partnership”.
