BioFruit, la pandemia ha accelerato la crescita del bio

Il terzo congresso che si è svolto su Fruit Attraction Liveconnect ha analizzato gli scenari del mercato biologico per frutta e verdura

Il terzo congresso di Biofruit si è svolto online sulla piattaforma di Fruit Attraction LiveConnect
Il terzo congresso di Biofruit si è svolto sulla piattaforma online di Fruit Attraction

Il Covid ha dato un’ulteriore spinta al bio ma cresce nel complesso la domanda di prodotti naturali. È uno degli aspetti emersi durante il terzo congresso BioFruit che si è svolto su Fruit Attraction Liveconnect, organizzato da Eurofresh Distribution e Ifema, in collaborazione con Fibl, Proexport, Zerya & Caerm.

La domanda di bio arriva anche in Cina. L’importanza del controllo della filiera: l’esempio di successo di EcorNaturaSì

Il Congresso ha esaminato i nuovi sviluppi nel mondo della frutta e verdura biologica. Pierre Escodo, direttore del magazine di Eurofresh Distribution, ha affermato che il consumo di prodotti biologici è aumentato durante i blocchi del Covid-19 in Europa. E molti consumatori ora cercano anche prodotti che vanno oltre il biologico. “Covid-19 ha accelerato l’interesse dei consumatori anche al controllo e trasparenza della catena di approvvigionamento” ha aggiunto Tea Thaning, analista alimentare di Euromonitor International. Di qui la necessità di informazioni chiare sui prodotti di consumo.

La domanda di prodotti bio arriva anche in Cina. Da gennaio ad agosto le vendite di prodotti biologici su Chunbo.com sono aumentate del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2019.  E le verdure biologiche sono cresciute di quasi il 9,6% su base annua.

Vantaggi si possono ottenere lavorando a stretto contatto con gli agricoltori e controllando le filiere. Un esempio arriva da EcorNaturaSì: durante il blocco l’aumento delle vendite è stato del 14%. Il retailer ha oltre 70 negozi in Italia, due a Madrid e vanta oltre 4mila prodotti biologici. Possiede due aziende agricole e lavora con oltre 300 produttori in Italia (e alcuni in Spagna), con una produzione di oltre 7.000 ha solo in Italia. Controlla le filiere di produzione delle banane in Colombia; pere, aglio e cipolle in Argentina; zenzero e curcuma in Perù. “Il prezzo non è la preoccupazione principale quando selezioniamo un’azienda agricola: è la qualità e il tipo di agricoltura” ha rimarcato il responsabile della catena di supermercati Carlo Murer.

Oltre il bio: la Germania traina la biodinamica, la Francia spinge sul residuo zero. Il  marchio Be Climate a impatto zero

Dopo Covid, il 79% in media cerca criteri di CSR nei prodotti che sta acquistando. Non c’è solo il bio. Cresce anche la richiesta del biodinamico, con la Germania Paese più sensibile: lì il 19% dell’ortofrutta venduta è biologica, e l’8% è permacultura-Demetra. I prezzi sono superiori, ma si è osservato, che in tutta la catena ci sono molte opportunità di abbassarli, aree degli imballaggi, logistica e rifiuti alla fine della catena.

Ci sono alternative nel filone sostenibile e naturale. Un anno fa Port International GmbH, con sede ad Amburgo, ha introdotto Be Climate, il primo marchio di frutta a impatto zero al mondo. A gennaio il rivenditore belga Delhaize ha sostituito la sua linea di banane premium con banane Be Climate con una conseguente crescita dei volumi. Be Climate ha anche fragole, mirtilli e clementine a impatto climatico zero, con più prodotti in cantiere.

Il marchio residuo zero continua poi a crescere e trova anche molti seguaci nei retailer italiani. Ma è la Francia in prima linea nelle iniziative “senza residui di pesticidi”. Auchan è stato uno dei pionieri, ha 60 prodotti di frutta e verdura di questo tipo e utilizza anche la tecnologia blockchain in 8 Paesi, ha ricordato il direttore di Eurofresh distribution Pierre Escod. “Tutti i rivenditori in Francia hanno in qualche modo questa categoria sui loro scaffali” ha confermato il direttore di Zerya Javier Arizmendi, sottolineando l’importanza delle etichette che interagiscono con i consumatori. “Ci sono consumatori desiderosi di ricevere informazioni, come quelli scandinavi o svizzeri, e consumatori che tendono a farlo in modo emotivo, come quelli mediterranei in Spagna o in Italia”.

Nel corso delle tre sessioni un approfondimento ha riguardato le sementi bio. “I vantaggi del miglioramento biologico abbracciano l’intera catena del valore- ha affermato Mariateresa Lazzaro, esperta di selezione vegetale di FiBL Europe-. L’allevamento biologico offre cultivar riproducibili, robuste. Tuttavia, il miglioramento genetico bio delle piante deve essere fortemente promosso, il che richiede finanziamenti”. Vitalis Organic Seeds ha, per esempio, creato nuove varietà e marchi biologici che rispondono ai trend sostenibili. Tra questi ci sono i GreenCumbers, cetrioli con una genetica che conferisce loro una maggiore durata di conservazione, riducendo così gli sprechi e senza la necessità di involucri di plastica. Uno dei quattro pilastri della strategia Ue è l’ambizioso obiettivo di avere almeno il 25% dei terreni agricoli dell’Ue in agricoltura biologica entro il 2030, ha ricordato Juri Mara, funzionario della DG Agri market dell’unità di orticoltura della Commissione europea.

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