Agricoltura più green con il compost dai rifiuti urbani

È uno degli ambiti di ricerca, con i sovesci e il miglioramento genetico, di Si.Orto, progetto di Ri.Nova e Astra Innovazione e Sviluppo che punta a sviluppare tecniche agronomiche più sostenibili e circolari

Si.Orto, campo di sperimentazione dei compost da rifiuti urbani
Si.Orto, campo di sperimentazione dei compost da rifiuti urbani

Compost proveniente dai rifiuti urbani al posto di fertilizzanti, utilizzo dei sovesci e miglioramento genetico. Questo l’obiettivo green di Si.Orto, progetto realizzato da Ri.Nova con il contributo di Astra Innovazione e Sviluppo.

Il Green Deal restringe le possibilità di utilizzare fertilizzanti e agrofarmaci, di qui la necessità di soluzioni alternative.  Il progetto, che i due enti di ricerca stanno portando avanti con altre realtà, come Dinamica, Terremerse e le aziende agricole Pra da Po’ e Davide Zanellati, si concentra nei territori di Rimini, Cesena, Voltana (Ra), Sant’Agata Bolognese e Mesola, nel Ferrarese. Terminerà nell’estate del 2024.

Il ritorno ai sovesci

“Tra i nostri obiettivi c’è quello di trovare alternative ad alcuni prodotti come l’1-3 dicloropropene, un prodotto molto efficace per la sanificazione dei terreni che l’Europa ha vietato a partire da maggio scorso -sottolinea Silvia Paolini, referente di Astra Innovazione e Sviluppo-. In Italia è ancora permesso in via eccezionale ma è possibile che ben presto venga bandito definitivamente. I sovesci a prevalenza di brassicacee, che hanno un effetto fumigante, potrebbero rivelarsi molto utili. I sovesci hanno un grande potenziale sul fronte dell’aumento della sostanza organica che serve a nutrire le piante. Ne valuteremo questi effetti e la capacità di lottare contro determinati parassiti delle patate, i nematodi, negli areali del basso Ferrarese”.

Compost urbano

Un altro campo è la messa a punto di tecniche di fertilizzazione attraverso l’utilizzo di un compost derivato dai rifiuti urbani in un contesto di economia circolare. “Stiamo valutando l’esito di 4 cicli continui di coltivazione orticola in cui è stato distribuito compost da rifiuto urbano proveniente dagli impianti di compostaggio di Rimini, Forlì-Cesena, Voltana (Ra) e Sant’Agata Bolognese. Siamo partiti dalle zucchine, lo scorso giugno, per poi proseguire con il cavolo cappuccio, gli spinaci e la lattuga. In base alla loro efficienza nutrizionale e nutritiva potremo determinare quanto il compost possa essere efficace per sostituire i concimi”.

“Per generare il compost dai rifiuti urbani abbiamo attivato una collaborazione con Hera -precisa Maria Grazia Tommasini, responsabile delle produzioni integrate e biologiche di Ri.Nova – mentre la gestione del sovescio biocida è affidata a Zanellati e Pra da Po’, imprese di Mesola. Terremerse, invece, si occupa dell’indagine sui prodotti per la difesa delle piante contro i nematodi, come ad esempio il dicloropropene. Infine abbiamo attivato dei laboratori sull’agricoltura biologica in collaborazione con la cooperativa Eta Beta di Bologna, sostenitrice del progetto.

A oggi abbiamo concluso la valutazione dell’attività di difesa delle colture ortive fatta con prodotti a basso impatto ambientale e con tecniche agronomiche innovative a base di micorrize e portinnesti tolleranti/resistenti, che verrà completata con una seconda fase entro fine anno. Inoltre stiamo seminando i sovesci che verranno interrati a inizio 2024”.

 

 

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