Fruitimprese: il Green Deal penalizza l’Italia

Nella relazione alla 74esima assemblea il presidente Marco Salvi ha puntato il dito sulle eccessive restrizioni in termini di fitofarmaci e imballaggi

Marco Salvi, alla guida di Fruitimprese
Marco Salvi, presidente di Fruitimprese

Le politiche restrittive Ue del Green Deal che impattano su fitofarmaci e imballaggi rischiano di penalizzare le imprese italiane già gravate dal problema siccità e dalla carenza della manodopera specializzata.  È in sintesi la relazione di Marco Salvi alla 74esima assemblea di Fruitimprese.  L’associazione riunisce oltre 300 imprese per un fatturato complessivo di 8 miliardi di euro, di cui 2 miliardi di export.

Servono nuovi sbocchi per l’export

Il 2022 ha segnato un nuovo record per le esportazioni italiane che valgono oltre 5,3 miliardi di euro con un +1,5% sul precedente record del 2021. È positivo per 665 milioni il saldo della bilancia commerciale ma diminuisce vistosamente del 38,1% rispetto all’anno precedente. Calano i volumi dello 0,4%, mentre continua a crescere l’import. “Il futuro dell’export ortofrutticolo passa dall’apertura dei nuovi mercati, si sta aprendo per esempio quello thailandese. Per quanto riguarda il mercato europeo il nostro credo deve essere qualità e distintività”.

La riduzione dei consumi sul mercato interno

Preoccupa il mercato interno, con l’inflazione che rallenta i consumi. Gli acquisti di ortofrutta nel 2022 in Italia si sono ridotti di 500mila tonnellate, la diminuzione è pari a quella registrata nei 5 anni precedenti. “I millennial consumano poca ortofrutta, le nuove generazioni ne consumano ancora meno: la crisi economica riduce la propensione a consumare i prodotti freschi. Accogliamo con favore le dichiarazioni del ministro Lollobrigida che ha annunciato una campagna di informazione istituzionale. La soluzione non è poi il taglio dell’Iva e occorre porre fine a politiche di riduzione di prezzo ingiustificate. Per il 2023 ci attendiamo i primi provvedimenti a carico di chi non rispetta le regole dettate dalla normativa di contrasto alle pratiche sleali, ma anche la semplificazione e razionalizzazione della burocrazia agricola, come scritto nella Legge di Bilancio”.

Piano Ue sotto accusa

Ancora più preoccupanti appaiono le politiche europee sulla transizione verde che rischiano di penalizzare fortemente il sistema produttivo italiano. A cominciare dal taglio dei fitofarmaci. “L’Italia risulta essere tra i Paesi più svantaggiati poiché viene richiesta una riduzione pari al 62% entro il 2030, a fronte di un obiettivo europeo del 50%”.  Negativo anche l’impatto della proposta Ue sugli imballaggi il cui obiettivo è armonizzare la legislazione europea. “Abbiamo bisogno di basare scelte così importanti su studi scientifici e non su preconcetti ideologici. Asserire che la plastica è ‘il problema più grande del pianeta’ non ha molto senso”.

Siccità e manodopera

Infine due problemi ormai cronici. “Finalmente la politica sembra aver preso coscienza della siccità, con l’istituzione di un Commissario straordinario e di una cabina di regia. Riteniamo che si debba dare il via al piano invasi e ai progetti che mettano in pratica il finanziamento di 880 milioni previsto nel Pnrr. L’abolizione del reddito di cittadinanza non basterà contro la crisi della manodopera specializzata: è il momento di ripensare ai buoni lavoro, semplici da utilizzare, convenienti. G24arantiscano al lavoratore una retribuzione certa e immediatamente spendibile, come avviene in altri Paesi europei che stanno drenando, a nostro discapito, i lavoratori specializzati provenienti dall’Europa dell’Est. Accogliamo con favore il progetto governativo di creare delle strutture nei Paesi di origine per formare lavoratori adatti alla nostra agricoltura”.

 

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