Cere per migliorare look e shelf-life, ci sono alternative #vocidellortofrutta

L’effetto “cosmetizzante” può risultare ingannevole, spiega Antonello Paparella, docente  di Microbiologia alimentare all’Università degli Studi di Teramo: “Con il chitosano da funghi nessun effetto brillantante e si ha anche funzione antimicrobica”

In calo le quotazioni delle arance
In calo i prezzi delle arance

Zucchine spagnole di maggiori dimensioni rispetto al prodotto bio italiano per l’utilizzo di cere (E 901) che tratterrebbero l’umidità? Sui social circolano video che raccontano queste teorie. Abbiamo chiesto al professor Antonello Paparella, docente di Microbiologia alimentare all’Università degli Studi di Teramo, se ci sia del vero.

Professore, come stanno le cose?

Antonello Paparella, docente di Microbiologia alimentare all’Università degli Studi di Teramo
Il professor Antonello Paparella

Le cere sono agenti di rivestimento, cioè sostanze che possono essere utilizzate sulla superficie dei prodotti ortofrutticoli in post-raccolta per diverse finalità: rallentare i processi di respirazione del tessuto vegetale, lucidare il prodotto, mantenere turgore attraverso un migliore controllo della perdita di umidità per evaporazione. In questo modo si prolunga la vita del prodotto, che non avvizzisce, ma certamente il prodotto non aumenta le sue dimensioni.

Quanto sono utilizzate queste cere?

In Spagna sono molto utilizzate su tutti i prodotti ortofrutticoli, in particolare agrumi come arance, clementine e mandarini: i frutti risultano talmente lucidi da sembrare frutta Martorana ma, a giudicare dalla diffusione di questi prodotti sul nostro mercato, ciò sembra attrarre il consumatore. Rischiano di sostituire la produzione italiana perché hanno vita commerciale più lunga e perché sono anche protetti dall’attacco di funghi e parassiti.

Vengono usati anche altri prodotti?

A volte la cera diventa anche un veicolo di fitofarmaci o di farmaci antiriscaldo, che si dissolvono in essa, e si allunga la shelf-life per via chimica. Gli spagnoli hanno una grande tradizione nei trattamenti post-raccolta e sono riusciti più volte a bypassare le norme europee del settore, per esempio autorizzando l’uso dell’etossichina (vietata in Italia) e di recente aumentando i limiti massimi residuali di un insetticida vietato nell’Unione europea, il chlorpyrifos. Anche per questo sono diventati leader del mercato ortofrutticolo.

È obbligatorio indicare il trattamento con le cere?

Nell’Unione europea l’uso degli agenti di rivestimento nei prodotti ortofrutticoli è autorizzato solo per alcune tipologie di frutta, soprattutto agrumi, meloni, melagrane, mele, pere, pesche, banane, mango e avocado. L’obbligo di indicazione del trattamento con le cere è previsto per il prodotto confezionato, mentre su quello sfuso non è obbligatorio. Infatti, nell’etichettatura degli alimenti venduti allo stato sfuso, le indicazioni sono molto più alleggerite e in certi casi compaiono solo nei documenti commerciali. Lo stabilisce il regolamento  UE 1129/2011. L’obbligo della dicitura “buccia non edibile” negli agrumi sussiste poi solo per i prodotti trattati con il fungicida imazalil.

C’è qualche rischio per il consumatore?

Se consideriamo i trattamenti effettuati esclusivamente con l’agente di rivestimento, senza l’aggiunta di fitofarmaci o farmaci antiriscaldo, le sostanze usate sono autorizzate dall’Unione europea sulla base di una procedura rigorosa che prevede valutazioni di sicurezza. Sia gli agenti di origine animale, come la cera d’api, sia quelli di origine vegetale, come la cera carnauba, sono prodotti sicuri, usati da lungo tempo. Discorso diverso quando nella cera ci sono dei farmaci, in questo caso è obbligatorio indicarlo.

Ci sono oggi però trattamenti alternativi alle cere. Per esempio, da anni il mio gruppo di ricerca studia l’efficacia di altre sostanze naturali, come gli oli essenziali ricavati dalle piante e il chitosano prodotto da funghi. Quest’ultimo, usato su frutta e ortaggi al posto della cera, ne assolve le stesse funzioni senza avere l’effetto “cosmetizzante” che può essere ingannevole, perché può dare l’idea che sia fresco perché lucido, ma magari circola sul mercato da settimane. Inoltre  ha un’azione antimicrobica mentre il trattamento con cere sembra proteggere alcuni microrganismi che, rimanendo intrappolati tra cellule vegetali e cera, non possono essere allontanati con il lavaggio.

Il chitosano ha controindicazioni?

Il chitosano si ottiene anche da crostacei e in tal caso non può essere assunto da chi è allergico a crostacei e molluschi, problema che non esiste in quello prodotto da funghi. Inoltre, ingerito in grandi quantità, non certo quelle presenti sulla superficie del frutto, può causare costipazione e meteorismo.

 

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