Bio: continua a tirare l’export: +16% nel 2022

Le esportazioni nei primi sei mesi raggiungono  i 3,4 miliardi; il mercato interno in flessione (-0,8%). I dati delle vendite presentati a Sana 

La presenza del prodotto bio italiano sui mercati internazionali è triplicata dal 2012 a oggi
La presenza del prodotto bio italiano sui mercati internazionali è triplicata dal 2012 a oggi

Il bio continua a essere una carta importante per l’export e molto meno per il mercato interno. Lo si osserva da un’analisi condotta nell’ambito di ITA.BIO, la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del biologico made in Italy curata da Nomisma e promossa da Ice Agenzia e FederBio presentata a Sana. Nei primi sei mesi del 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro (+16%). Numeri in crescita rispetto al +11% del 2021. Segno negativo sul mercato interno (-0,8%) dove vale 5 miliardi.

I commenti: rilanciare anche il mercato nazionale

Le dimensioni del mercato del biologico
Le dimensioni del mercato del bio

“Qualità dei prodotti, interesse dei consumatori, marchio, accoppiati al gusto e alla salubrità della dieta mediterranea sono sicuramente i fattori di successo” ha commentato Carlo Ferro, presidente di Ice Agenzia.

“La decisa crescita delle esportazioni conferma la scelta fondamentale di inserire il marchio made in Italy bio nella legge recentemente approvata dal Parlamento -ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio-. Non possiamo però puntare tutto il nostro impegno sull’export, dobbiamo stimolare un investimento strategico per rilanciare anche il mercato interno”.

Dove esportare?

L’indagine ha preso in considerazione 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane. Germania (63% delle aziende) e a seguire Francia (46%) e Benelux (34%) le principali destinazioni in Europa indicate per il food italiano bio. I Paesi più promettenti per le esportazioni di prodotti biologici nel prossimo triennio sono invece Germania (56%), Nordics (32%) e Stati Uniti (25%) per il food.

L’appeal del made in Italy

La qualità dei prodotti e il generale interesse del consumatore straniero per il made in Italy (indicati rispettivamente dal 66% e dal 60% delle imprese) sono il biglietto da visita del nostro bio sui mercati internazionali. I maggiori ostacoli alla vendita sono invece i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali, le normative/burocrazie locali.

Le difficoltà su energia e materie prime

A preoccupare i problemi contingenti causati dalla guerra, ma che affondano le radici nella ripresa post Covid: (8 su 10) stanno affrontando l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia; 4 su 10 stanno riscontrando difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, 1 su 3 ha problemi di logistica. Tre le parole chiave delle strategie future: internazionalizzazione, sostenibilità e diversificazione dei canali.

E il mercato interno?

A trainare le vendite del prossimo anno saranno ancora una volta i mercati esteri: il 50% delle aziende food bio intervistate prevede di aumentare nei prossimi 12 mesi il fatturato legato all’export. Più contenute le previsioni di crescita sul mercato interno: nel caso delle aziende alimentari il 26% si aspetta un aumento delle vendite di prodotti alimentari bio nella gdo e il 23% nel canale della ristorazione .

I canali distributivi: maggiore crescita per i discount

Le vendite del biologico nella distribuzione moderna
Le vendite del bio nella distribuzione moderna

Guardando ai canali distributivi, l’incremento maggiore si registra nei discount (+14%), con vendite di biologico per un valore totale di 272 milioni di euro; la distribuzione moderna mantiene a valore le dimensioni del 2021, pari a 1,8 miliardi di euro: iper e supermercati veicolano la parte maggiore delle vendite (1,4 miliardi di euro), sebbene in leggero calo.  L’eCommerce continua a crescere, sebbene con ritmi minori rispetto allo scorso anno (+5%). Bene anche il canale della vendita diretta (+5%), in sofferenza la categoria degli specializzati (-8%).

Alla presentazione dei risultati ha partecipato anche AssoBio. “Dopo i primi mesi dell’anno abbiamo assistito a una buona ripresa della grande distribuzione, in particolar modo dei discount –commenta Roberto Zanoni, presidente AssoBio-. Significativa è stata la crescita del comparto fuori casa. Il mondo horeca ha compreso quanto l’utilizzo di ingredienti biologici possa portare risultati e risposte positive. AssoBio, in collaborazione con Ismea e Fipe, è pronta ad avviare un progetto di ricerca interamente dedicato a questo settore”.

Segnali negativi per l’ortofrutta

Le principali categorie di vendita del biologico
Le principali categorie di vendita del bio

Andando a vedere le vendite delle principali categorie bio sul mercato interno, per il comparto ortofrutta i segnali non sono positivi. Le confetture e spalmabili a base frutta segnano un -5,7%; segno negativo anche per limoni (-3%), frutta secca senza guscio, (-2,6%) e quarta gamma (-1,5%). “L’Italia del biologico è un Paese di buoni produttori, con il 17% circa dei terreni, di bravi esportatori, primi al mondo alla pari con gli Stati Uniti, ma non ancora di grandi consumatori -fa notare Zanoni-. Ci auguriamo che venga creata al più presto una piattaforma di tracciabilità validata dal ministero delle Politiche agricole in modo da rendere trasparente, anche al consumatore, il percorso dei prodotti biologici dal campo alla tavola”.

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