Sinergia, la parola chiave per le orticole premium di successo

Fondamentale la collaborazione tra i diversi attori della filiera, dalle aziende sementiere ai produttori, alla distribuzione, come è emerso dal confronto tra alcuni player in un webinar promosso da Fresh Point

Dalla ricerca sul seme alle innovazioni nelle tecniche di produzione, fino alla corretta esposizione e alla comunicazione mirata: per valorizzare le orticole premium occorre seguire un percorso che dal campo va allo scaffale. E la collaborazione è fondamentale. Il tema è stato l’oggetto di un webinar promosso da Fresh Point che ha coinvolto diversi attori della filiera: aziende sementiere, produttori agricoli, distribuzione, dalla gdo ai mercati.

Vilmorin-Mikado, come nascono i semi per le varietà top

La selezione del seme è alla base del processo di valorizzazione. Vilmorin-Mikado ha più di 300 anni di storia: fa parte di un gruppo internazionale, Limagrain, quarta società sementiera più grande al mondo. Unisce l’attività di Vilmorin (marchio francese) e Mikado Kyowa Seeds (giapponese) ed è specializzata nella produzione e commercializzazione di sementi orticole per i professionisti.

In Italia la filiale è presente da 34 anni  “Uno dei punti di forza è la stazione di ricerca a Fondi, in provincia di Latina, dove sviluppiamo attività prevalentemente di Solanacee, come pomodoro, peperone e melanzana, destinate soprattutto al mercato italiano -ha ricordato Pierpaolo Zuena, general manager Vilmorin-Mikado Italia-. Per noi  sono 4 le varietà pilastro: peperone, lattuga, pomodoro e carota. Specie importanti in Italia sono anche la melanzana, broccolo, baby leaf e spinacio”. Un esempio è nel pomodoro: “L’80% della tipologia San Marzano in Italia è firmata Vilmorin-Mikado che ha creato questo nuovo segmento 15 anni fa con le varietà dell’insalataro allungato”.

Innovazione e ricerca nella lattuga Vilmorin-Mikado
Innovazione nella lattuga Vilmorin-Mikado

La parola d’ordine è l’innovazione, con un approccio di breeding di prossimità: “Introduciamo circa 50 varietà all’anno: l’attenzione è alla tecnologia agronomica, resistenze genetiche, patologie, adattabilità al clima, tipologie, forme e colori -ha ricordato Aldo Gargiulo, responsabile sviluppo Italia Vilmorin-Mikado-. La selezione in loco ci porta poi il vantaggio di esprimere il massimo potenziale produttivo e qualitativo. E il coinvolgimento degli attori intermedi ci permette di selezionare varietà che rispondono alle esigenze del comparto distributivo”.

Tra gli esempi innovativi Terapur prima soluzione vegetale per combattere i nematoidi della carota: “Presto verrà lanciata in Italia”; Maestro, prima varietà di carota resistente alla ternaria; Suenio e Orchestro le ultime offerte varietali, con elevata rusticità e resistenza a patogeni. Tra i peperoni, Nyobi, varietà Blotchy che ha rivoluzionato questo mercato in Spagna, avendo resistenza all’oidio. Per i pomodori i ciliegini Kaori e Dantesco; Sir Elyan e Sir Galvan che innovano la tipologia San Marzano. Per la lattuga, Micole, Vibranti e Quione, prima batavia resistente al fusarium: “Abbiamo iniziato a selezionare varietà di lattuga per il vertical farming”.

La produzione: l’innovazione fuori suolo di Dorilli (Kamarino)

Coltivazione del pomodoro Kamarino in serra
Coltivazione del pomodoro Kamarino

L’innovazione nella produzione delle orticole è alla base dell’azienda agricola Dorilli, nel comune di Acate, in provincia di Ragusa. Produce un pomodoro di alto gusto fuori suolo e nickel free con il brand Kamarino. “Lavoriamo sul brand dal 2010, prima in Germania e Svizzera e dal 2014 per la gdo in Italia -ha spiegato Guido Grasso, general manager Dorilli-. I cardini sono la qualità e la sostenibilità. Abbiamo adattato le tecnologie che si usano nei Paesi del Nord Europa alle strutture siciliane. Le nostre serre sono mediamente di 4 mila metri e larghe 35-40 metri, modello mediterraneo. Massimizziamo così la luce naturale. Per il 90% usiamo prodotti impiegati in coltivazione biologica”. Controllo climatico, gestione del carico sulla pianta, ventosità e sole e la manodopera locale con comprovata expertise contribuiscono al successo del brand che si declina in 4 referenze:  “Un ciliegino prodotto 11 mesi l’anno;  un rosso da insalata, un fiore all’occhiello, una varietà del Gruppo Hazera di Vilmorin; poi datterino e marzanino”.

Ortonatura (Melanzì): il valore di un ortaggio premium che punta anche alla blockchain

 

Melanzana Melanzì tonda nera baby sviluppata da Vilmorin
Melanzana Melanzì tonda nera baby

Melanzì è il brand della cooperativa agricola Ortonatura, a Vittoria, in provincia di Ragusa. Da oltre trent’anni si occupa soprattutto di produzione di melanzane, proposta in cinque tipologie, oltre ad altri prodotti premium come il peperone Sweet Palermo, cetriolini snack, pomodorini di nicchia. “Abbiamo dieci conferitori, seguiti nell’iter produttivo e tracciabilità -ha ricordato Nuccia Alboni, responsabile marketing Melanzì-. Valorizziamo la produzione in diversi modi, dal legame con la casa sementiera, con cui pianifichiamo il prodotto, al packaging che lo racconta e lo difende con cassette speciali, come quelle di Ghelfi Ondulati: permettono di assorbire l’acqua che eventualmente può rilasciare la melanzana. Fino all’utilizzo dei social con cui interagiamo con il consumatore, partecipando anche a brand community. Stiamo lanciando anche la blockchain per la melanzana, su tutte le varietà che abbiamo in produzione: vogliamo andare oltre le attuali certificazioni, è un valore in più”.

 

La distribuzione: A tutto sapore, la Mdd di Todis che esalta gusto e territorio

Ma come si muovono la distribuzione e i mercati agroalimentari? Un bell’esempio arriva Todis, insegna soft discount nel mondo Conad, con 260 punti di vendita nel Centro e Sud Italia: il 60% dei prodotti sono a marchio del distributore. “Abbiamo creato un nostro marchio tre anni fa, A tutto sapore: sotto questo cappello abbiamo messo diversi prodotti distintivi per gusto, sapore e territorio -ha raccontato Pietro Fiore, responsabile ortofrutta Todis-. La risposta del cliente è stata positiva: abbiamo visto lo spostamento dei consumi dal tradizionale verso questo tipo di prodotto che ha una quota intorno all’8,5% sul nostro fatturato totale dell’ortofrutta”.  Dalla frutta l’offerta si è espansa alle verdure come il pomodoro, ciliegino e datterino. “L’ultimo esperimento è stato fatto con l’aglio, quello di Sulmona, poi le patate, un prodotto Igp, con varietà sviluppate solo per il mondo Todis. Ora lanciamo un prodotto bio, delle mele: con il Qr in cui si potrà sapere quale contadino le ha prodotte”.

Caat, la digitalizzazione e la tutela del know how

Il Caat di Torino
Il Centro Agroalimentare di Torino

Il Caat, il Centro agroalimentare di Torino, è uno dei mercati più grandi d’Italia: tra i primi tre, con un’area di 450 mila metri quadri, oltre 80 aziende di grossisti e oltre 150 produttori. Uno degli strumenti su cui investe è l’aumento dei servizi con l’innovazione tecnologica, come la digitalizzazione. “Attraverso la realizzazione di un marketplace puntiamo a rivolgerci al segmento horeca, con orario diverso -ha raccontato Gianluca Cornelio Meglio, direttore Caat Torino-. I centri agroalimentare devono intraprendere un percorso di cambiamento per intercettare una nuova domanda e creare un sistema poi scalabile sui servizi, che danno valore aggiunto”. C’è poi la tutela del know how. “Abbiamo aziende con storie che a volte vanno anche alle quattro generazioni, una conoscenza che si è tramandata. E non è solo del prodotto, ma di rapporti che si sono instaurati; uno dei valori da tutelare”.

CediGros: la spettacolarizzazione dell’esposizione sul punto di vendita

Valorizzazione ortofrutta in un punto di vendita Cedrigros
Contest CedriGros

CediGros, dallo scorso anno, ha presentato dei contest sulla frutta molto scenografici nei negozi. Una creatività che paga in termini di spostamento delle vendite e che potrebbe trovare impiego anche per le orticole. “L’idea era evitare il più possibile l’appiattimento -ha spiegato Giancarlo Amitrano, responsabile acquisti ortofrutta e IV gamma CediGros-. Abbiamo cominciato a proporlo a fornitori con marchio ben riconosciuto e con marketing alle spalle.  Abbiamo preso, per esempio le mele di Melinda, Val Venosta, banane e ananas Dole proposte con questi contest. Abbiamo esteso poi questa attività in occasione delle feste a tema, sagra delle castagne, zucche, ciliegie. Nel 99% delle insegne e dei punti di vendita il biglietto da visita del supermercato è l’ortofrutta: perché non renderla allora il più attraente possibile?”. I corner hanno avuto un grande impatto sul consumatore, accrescendo la fidelizzazione. “Abbiamo verificato fluttuazioni di venduto che arrivavano anche intorno al 20%. Questo ci rende ottimisti sul prosieguo in futuro di queste attività”.

 

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