Elisa Macchi (CSO Italy), bilancia commerciale giù per calo produttivo

Cambiamento climatico e fitopatologie tra le cause del segno negativo

Il direttore di CSO Italy Elisa Macchi, presente a Madrid, a Fruit Attraction
Il direttore di CSO Italy Elisa Macchi, presente a Fruit Attraction

Tiene banco anche a Madrid il tema caldo del dato negativo della bilancia commerciale per l’ortofrutta. Problemi che vengono da lontano e che riguardano il calo produttivo degli ultimi anni, secondo il direttore di CSO ItalyElisa Macchi, presente alla collettiva Italy. The Beauty of Quality, organizzata da CSO a Fruit Attraction.

Kiwi e pere esempi di un’ortofrutta in sofferenza

“Occorre intervenire velocemente per risolvere i problemi della produzione per dare rilancio alla nostra ortofrutta – fa notare Elisa Macchi –.  Il calo delle superfici per alcune colture e i problemi derivanti anche dal cambiamento climatico di questo ultimo periodo ci hanno messo molto in difficoltà. Per il kiwi abbiamo il problema della moria nel Veneto, in Piemonte e nel Lazio. Per le pere il problema della cimice e della maculatura bruna, che hanno provocato perdite per circa il 60% della produzione nella campagna 2019”.

Da tre anni in sofferenza: impietoso il confronto con la Spagna

Il segno negativo della bilancia commerciale non è una sorpresa, se si leggono i dati elaborati da CSO Italy, in occasione di Fruit Attraction, che mettono a confronto Italia e Spagna. Nel 2018 la Spagna registrava una bilancia commerciale attiva per oltre 10 miliardi e mezzo di euro (export per oltre 15 miliardi di euro e  import pari a meno di 4 miliardi). Una cifra lontanissima dall’attivo dell’Italia di appena 250 mila euro (export per 4 miliardi 891 milioni, import per 4 miliardi 641 milioni).

Andando a vedere poi i numeri dell’ultimo triennio, nel 2016, abbiamo importato dalla Spagna ortofrutta per 636 milioni, saliti  a 751 milioni nel 2017 e  in leggera flessione a 737 milioni nel 2018. Principalmente peperonifragole, limoni, clementine e altri otto prodotti in quantità molto significative.  L’export invece è passato da 192 milioni a 216 milioni,  per poi precipitare a 157 milioni, dato più negativo del triennio. Abbiamo esportato principalmente kiwi, mele e uva da tavola con dati modesti per altri prodotti.

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