#vocidellortofrutta, Mazzini (Coop): “Vi spiego come il Covid ha cambiato la spesa”

Prodotti long shelf life e balzo in avanti del confezionato ci hanno portato alla fase 2. "La grande incognita" per il manager di Coop Italia

Due mesi di gestione della spesa in emergenza Covid analizzati da Claudio Mazzini, responsabile commerciale Freschissimi di Coop Italia. “La prima cosa da evidenziare è il grande spostamento verso prodotti con shelf life certa, quali cipolle, patate, carote, agli, mele -dice Mazzini- Questo perché i cambiamenti nel fare la spesa (distanziamento, accessi limitati, grandi spese distanziate nel tempo con uno scontrino medio più pesante, ndr) hanno indotto la preferenza per prodotti a lunga durata. Ecco perché il consumatore ha messo nel carrello una confezione in più di mele e una in meno di fragole. Fragole che, non ha caso, hanno visto una contrazione importante. Oltre alle fragole e ai piccoli frutti, i prodotti considerati meno idonei alla conservazione domestica sono stati IV gamma e V gamma. La IV gamma penalizzata, forse, anche dall’occupare più volume in frigo rispetto al cespo di insalata fresco”.

Spostamento dei consumi

Attenzione, però, frutta e verdura sono cresciute nel canale supermercati e commercio generale, ma si tratta di una crescita che non compensa le perdite del food service. “Non possiamo parlare in termini assoluti di un aumento dei consumi di ortofrutta –spiega Mazzini- ma di uno spostamento. Spostamento che ha accentuato alcune dinamiche, legate appunto alla shelf life e alla tipologia del prodotto. Un altro cambiamento tipico di questo periodo di emergenza è la crescita significativa del prodotto confezionato rispetto allo sfuso“. Se prima più o meno si equilibravano, ora in casa Coop l’ortofrutta confezionata è salita oltre il 65% e continua a crescere. Il perché è presto detto, “permette di velocizzare l’acquisto e dà la percezione di maggiore igiene, anche se non c’è alcun pericolo scegliendo lo sfuso. Dal punto di vista psicologico, gli si attribuisce un maggiore servizio”, commenta il manager.

Un cambiamento, quello verso i prodotti confezionati, che ha comportato anche un aumento non tanto dell’inflazione in quanto tale, ma dei costi da sostenere. “Tranne rarissimi casi, la filiera ha reagito in maniera leale -precisa Mazzini- Alcuni prezzi sono aumentati proprio perché sono aumentati i costi da sostenere, sia per il punto di vendita, sia anche per il fornitore, così come per i trasporti. Qualche punto di inflazione è dovuto all’euro/kg del prodotto confezionato, con uno spostamento del valore medio dello scontrino. Insomma, qualche centesimo in più è giustificato anche se noi abbiamo deciso di bloccare i prezzi e, soprattutto, le speculazioni come atto di responsabilità verso i cittadini italiani. E su questo fronte manteniamo la guardia alta, perché durante la crisi il nostro mandato era di dare normalità alle persone in un momento di grande anormalità. E sarà così, ancora di più, anche dopo la crisi”.

Fase 2, la grande incognita

La fase 2 è una grande incognita: si potrà scegliere dove fare la spesa per convenienza, per assortimento o per insegna, ma con le regole di distanziamento e contingentamento che peseranno ancora. “Capire come i comportamenti sociali influenzeranno i comportamenti di acquisto, e quindi gli assortimenti, è la grande sfida -prosegue Mazzini- Avremo una fascia di persone con meno reddito disponibile e un’altra che, per contro, forse ne avrà un po’ di più. Difficile interpretare ora come lo spenderà. Certo è che la polarizzazione, già iniziata, dei consumi si accentuerà”.
E ancora: “Nella lettura complessiva dei dati, c’è una visione strabica. Le grandi superfici, come ipermercati e superstore (che vivono di grande efficienza legata al numero di persone che frequentano il pdv, ndr) hanno avuto un calo, mentre sono cresciuti i piccoli negozi e di vicinato. Ora, con il ritorno alla libera scelta del negozio, penso che le grandi superfici riprenderanno appeal. Ed essendo questa la dimensione di pancia, acquistando di più negli iper, caleranno necessariamente il vicinato e l’on line. Poi, se si potrà fare la spesa due volte a settimana invece di una, ci sarà anche un effetto sulla spesa e sull’assortimento”.

La crescita dell’on line

L’online, dunque, si posizionerà a un livello più alto rispetto a prima, anche se i valori attuali sono impensabili. E i piccoli esercenti o i venditori di frutta e verdura dovranno fare i conti con un minore potere di acquisto delle persone. “Non so se torneranno i cosiddetti nomadi da volantino, ma alcuni comportamenti diventeranno strutturali – osserva Mazzini – L’on line continuerà a crescere, ma non come ora e il vicinato dovrà offrire un servizio a costi competitivi ora che i consumatori tornano liberi di muoversi”.

L’ultima battuta è per il packaging: “In emergenza Covid, la priorità era un’altra, e ha solo momentaneamente distolto dalla tematica della sostenibilità ambientale che tornerà più forte di prima. Anzi, proprio perché i prodotti confezionati saranno stabilmente la maggioranza, almeno nelle vendite della gdo, a maggior ragione bisogna trovare soluzioni sostenibili e che non danneggino l’ambiente”, conclude Claudio Mazzini.

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