Ortofrutta, un Salvini al giorno toglierebbe il medico di torno

Gli hashtag #nocciole e #noccioleturche danno visibilità al settore “sconosciuto ai più”. E la frutta secca, poi, è tra i comparti che vanno meglio...

Una cosa è certa. Per leggere di ortofrutta nei principali media nazionali bisogna aspettare la boutade di qualche personaggio importante. Questa volta è toccato alle nocciole. “Graziate” dal leader della Lega, Matteo Salvini, che qualche giorno fa in un comizio a Ravenna ha detto di avere “scoperto che la Nutella usa nocciole turche” e di avere pertanto cambiato abitudini perché preferisce “aiutare le aziende che usano prodotti italiani”. L’ex ministro degli Interni ha poi fatto dietrofront, ma il suo attacco è stato uno dei main trend su Twitter e gli altri social e ha scatenato la reazione del “popolo della rete”.

Come gli addetti sanno bene – e come è stato correttamente ribadito anche dalla stampa generalista – Ferrero necessita di molte più nocciole di quante ne produca l’Italia. E comunque, anche se decidesse di usare solo le nocciole made in Italy, si creerebbe una situazione da Antitrust, perché si tratterebbe di una pratica industriale e commerciale non sostenibile, che metterebbe in difficoltà gli altri produttori impossibilitati a recuperare materia prima coltivata in Italia.
Premesso che, con 600mila tonnellate (il 70% della produzione mondiale totale), la Turchia è il primo paese produttore di nocciole al mondo, l’Italia è al secondo posto ma a grande distanza con 131mila ton (il 12% del totale); da sola, però, la Ferrero utilizza il 20% della produzione globale di nocciole. Ecco perché non è possibile fare la Nutella solo con nocciole italiane.

Il Progetto Nocciola Italia

Tra l’altro, proprio per sviluppare il settore corilicolo nazionale, favorire un percorso di filiera integrata e creare redditività, ad aprile dell’anno scorso il gruppo Ferrero ha lanciato il progetto Nocciola Italia. Entro il 2025 le superfici dedicate a nocciolo dovrebbero aumentare del 30% (dagli attuali 70mila ai 90mila ettari), promuovendo una campagna di acquisto del frutto a prezzo garantito, superiore a quello di mercato, per vent’anni e un limite minimo del 75% della produzione raccolta.

Il prezzo di base d’acquisto tiene conto di costi di produzione standard più un mark up, e sarà ponderato al 30% sull’indice di prezzi della Turchia. Al prezzo base sarà poi aggiunta una remunerazione calcolata sulla qualità delle nocciole (percentuale di prodotto cimiciato e avariato saranno criteri fondamentali) e sulla varietà. In seguito, il prezzo base sarà rivalutato ogni tre anni, in base all’inflazione.

Tutti dati e informazioni che, dopo la provocazione di Salvini, gli italiani hanno potuto trovare con facilità su numerosi (e diversi) canali.

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