L’Orto di Eleonora: “Gli eventi climatici estremi sono ordinari” #vocidellortofrutta

Il ciclone Denise che ha colpito la Sardegna ha danneggiato il 50% delle nuove serre tecnologiche coltivate a fragole. “È il nostro primo anno di questa coltura e puntiamo al residuo zero” fa sapere il responsabile commerciale Marco Lotta

La scorsa settimana il ciclone Denise si è abbattuto sulla Sardegna provocando danni alle colture. Un ennesimo segnale del cambiamento climatico che ha causato disastri in agricoltura per oltre 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, secondo Coldiretti. Con l’aggravante che in Italia nel 2022 gli eventi climatici estremi sono cresciuti del 42% rispetto al 2021. A essere colpite le serre dell’Orto di Eleonora, come racconta il responsabile commerciale della Op Campidanese, Marco Lotta.

Che cosa è successo?

Le raffiche di vento hanno raggiunto i 90 km orari, poi per parecchie ore si sono assestate a una media di 40. La forte energia si è scaricata sulle serre coltivate a fragole della mia azienda agricola, circa un ettaro.

Qual è l’entità del danno?

Abbiamo perso il 50% della superficie serricola, per la produzione vedremo i danni. È stato un investimento importante: una serra tecnologica costata circa 350 mila euro, con fragole coltivate fuori suolo, controllo remoto.

Sono assicurate?

Sono nuove serre: non avevamo ancora finito di montarle. E la polizza scatta solo quando i lavori sono ultimati. Il terreno non era ancora perfettamente assestato dopo aver piantato i pali. E da lì il patatrac. Il problema non è stato solo il vento che soffiava a 90 km all’ora, ma anche l’acqua. Sono scesi 80 mm in una settimana e la pioggia ha ammorbidito il suolo: i pali sono stati sradicati perché ha ceduto il terreno. A parte i 5-8 mm di inizio ottobre non pioveva in Sardegna da febbraio. Il terreno non era pronto: perdendo la porosità, non riesce a drenare l’acqua quando arriva.

È stata danneggiata anche la coltivazione dei carciofi?

No, il carciofo è pianta bassa, arriva a 80 cm ed è coltivato a pieno campo: il vento non ha sradicato le piante, le ha un po’ scosse. Altri soci della Op hanno avuto danni alle serre coltivate a insalate e fragole: essendo gli impianti installati da un po’ di tempo erano più assestati, si è solo strappato il nylon.

La Protezione civile aveva allertato, si poteva fare qualcosa?

Sì ma la serra non si può spostare. Abbiamo solo mandato via i lavoratori per una questione di sicurezza.

Quali varietà sono coltivate nella serra colpita?

Sono fragole coltivate per il residuo zero di diverse varietà e nichel free. Cominceremo a raccogliere a gennaio. È il nostro primo anno di questa coltura, con sei varietà sviluppate da diversi breeder: Limvalnera, Nabila. RedSara, Melissa, Marimbella e Midi. Per il primo anno volevamo testarne alcune per vedere il comportamento in serra. Per il residuo zero dobbiamo ancora certificarle: dobbiamo valutare se venderle il primo anno come fragole convenzionali.

Il clima sta cambiando?

Ormai arriva un evento eccezionale ogni anno in Sardegna: lo scorso anno è successo nella zona di Pula e ha scoperchiato serre in ferro vetro, più difficili da scoperchiare. Non sono più eccezionali, ma ordinari e dobbiamo capire come gestirli. Dovremo forse mettere pali cementati, forse un nylon che dura 3 anni e non 7 anni, più  fragile, in modo da non creare problemi ai pali di ferro. E poi assicurare tutto. I cambiamenti climatici sono ormai evidenti. L’aria più è calda più assorbe umidità e l’accumula: a un certo punto la rilascia tutta insieme con bombe d’acqua.

Come si presenta la campagna del carciofo?

È iniziata da poco e bene, si sono visti i primi carciofi spinosi, i volumi sono buoni. Le vendite sono un po’ stagnanti: solo ora sta cominciando un po’ di freddo. Abbiamo sempre le partnership con Conad e Coop: anche i retailer con questa situazione hanno un po’ paura a programmare e bloccare un prezzo. Nel nazionale le prospettive sono stabili, faremo più prodotto dello scorso anno però. Ci sta dando qualche risposta l’estero. Saremo a Marca, facciamo un po’ di tutto: c’è bisogno del brand per fare marginalità e della mdd per fare volumi. Punteremo a ottimizzare i progetti avviati, anche con qualcosa all’estero, in Olanda con Albert Heijn.

Quando vedremo sul mercato il carciofo residuo zero?

Ci stiamo lavorando, stiamo facendo dei test, ma siamo un’azienda che quando fa le cose vuole che siano fatte perfettamente e sia inattacabile. Quando saremo pronti lo presenteremo.

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