Consorzio Pachino Igp: “Puntiamo alle certificazioni di sostenibilità” #vocidellortofrutta

Il presidente Sebastiano Fortunato spiega la scelta di sondare la strada delle misurazioni green: carbon footprint, produzione integrata e nichel free

Sebastiano Fortunato, alla guida del Consorzio di tutela del pomodoro Pachino Igp
Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio di tutela del pomodoro Pachino Igp

Non solo packaging in carta. Il Consorzio di tutela del Pomodoro di Pachino Igp vira decisamente verso la sostenibilità. Le certificazioni Sqnpi, carbon footprint e nichel free sono state al centro di un tavolo tecnico aperto a soci, produttori e tecnici, con la partecipazione dei responsabili del Gruppo Bureau Veritas Italia, azienda leader nella valutazione e analisi della qualità. “C’è stato grande entusiasmo da parte di tutti i soci per la direzione, cui puntiamo, delle certificazioni di sostenibilità. Seguirà ora un periodo di studio di fattibilità sulla possibilità di averle collettivamente. Per la carbon footprint e Sqnpi non ci dovrebbero essere problemi, per il nichel lo sapremo dopo le analisi sui terreni” fa sapere il presidente Sebastiano Fortunato.

Diamo qualche numero del Consorzio.

Pomodoro Pachino Igp con pack eco-friendly
Pomodoro Pachino Igp

Siamo 148 soci, 27 confezionatori e il resto produttori. In termini di volumi siamo partiti nel 2007 con 600 mila chili e siamo arrivati a quasi 9 milioni nel 2020. La produzione è rigorosamente in serra fredda. Non utilizziamo riscaldamenti, raffreddamenti o luce artificiale. E proprio su questo vogliamo approfondire, con la carbon footprint. Siamo convinti che la nostra produzione sia fortemente sostenibile, rispetto per esempio a quella olandese. La partita ce la vogliamo giocare in questa direzione. Abbiamo chiamato una società che si occupa di questa certificazione, Gruppo Bureau Veritas Italia, per capire meglio se si possa percorrere questa strada a livello collettivo come Consorzio.

Non solo carbon footprint ma anche produzione nichel free e certificata Sqnpi.

Sul nichel free abbiamo già un primo socio certificato, azienda Moncada. Anche per la produzione integrata si può fare a livello individuale e come Consorzio. E noi puntiamo alla seconda soluzione.

Oggi il pomodoro si produce anche in idroponica: volete distinguervi dalla produzione hi-tech in vertical farming?

Non è una contrapposizione: noi guardiamo al nostro prodotto e rispondiamo al consumatore finale, che vuole un pomodoro di qualità e sostenibile. E secondo noi abbiamo tutti i requisiti e vogliamo dimostrarlo.  Alcuni soci già stanno producendo il packaging in carta. Non è semplice ma l’idea è fare una politica collettiva togliendo la plastica.

Veniamo a fronti critici: prezzo e gusto. Oggi si lamenta una perdita di sapore del pomodoro e le aziende sementiere proponengono nuove varietà premium. Quanto e dove investe il Consorzio in ricerca e innovazione?

Il prezzo oscilla in base a domanda e offerta. Oggi al produttore siamo a 1,60-170 per il ciliegino, dato grezzo; il datterino qualcosa in più. Le azioni che stiamo facendo sulla sostenibilità porteranno a valorizzare il prodotto e spuntare qualcosa in più. Noi collaboriamo con tutte le aziende sementiere, abbiamo i nostri campi sperimentali e cerchiamo di individuare la varietà che rispondono alle esigenze produttive sia in termini di gusto che di coltivazione. Aumentando le temperature i processi vengono accelerati e il pomodoro perde un po’ di gusto tra luglio e settembre. Serve un compromesso tra produzione (caldo, patogeni, shelf-life) e qualità del prodotto, sapore in primis.

 

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