Conserve Italia sbarca in Australia

Da sinistra a destra: Cesare Concilio, Maurizio Gardini e Diego Pariotti rispettivamente export commercial & marketing director; presidente e sales director export dept. di Conserve Italia

Via libera ai pelati e alla polpa Cirio in Australia. L’ok è arrivato grazie alla chiusura di un’operazione commerciale che in poco meno di cinque mesi ha portato alla costituzione della società Conserve Italia Australia e alla sigla di un accordo con la principale catena di supermercati del Paese, la Woolworths che ha più di 900 punti vendita, per la vendita delle conserve di pomodoro sia a marca Cirio che a marca del distributore (private label).

Il business plan. «Siamo partiti adesso con i primi venti container – spiega Cesare Concilio direttore commerciale estero di Conserve Italia – ma ci aspettiamo importanti margini di crescita sin da subito. A livello prudenziale, stimiamo che possa essere intorno al 20% in più all’anno anche considerate le buone prospettive offerte da questo mercato. Non solo per l’elevata richiesta di prodotti premium ma anche perché pur essendo l’Australia un Paese produttore di pomodoro, non riesce da solo a soddisfare la richiesta interna di questo prodotto».

Si tratta di un’operazione orchestrata in tempi brevissimi anche grazie alla grande conoscenza del territorio di Concilio da anni attivo sul continente sudest asiatico. Un territorio dominato, per quanto riguarda la produzione di pomodoro e dei suoi trasformati, dall’australiana Spc Ardmona che fa capo alla multinazionale Pepsi.

Il mercato. L’accordo con Woolworths è strategico anche perché questo smisurato Paese pur essendo scarsamente popolato (appena venti milioni di abitanti anche se in crescita per via degli ingenti flussi migratori soprattutto dall’Asia) ha un reddito medio pro-capite abbastanza elevato con un orientamento alla spesa degli abitanti verso prodotti premium.

La collocazione ideale per il pomodoro made in Italy di Cirio anche se il prezzo per entrare nella piazza è, fra gli altri, anche quello di pagare dazi sul prezzo tra il 4 e il 5% in conseguenza di una politica difensiva del governo di Canberra in funzione anti-dumping. Politica che ha condotto all’apertura di un’indagine da parte delle istituzioni australiane presso tutti i cimpetitor mondiali che hanno accettato volontariamente di farsi fare i conti in tasca.

L’indagine. L’esito dell’indagine sarebbe atteso per i primi mesi del 2016 ma negli ultimi anni ha già prodotto degli effetti come l’approvazione di ingenti misure finanziarie governative di sostegno per i produttori locali oltre che l’applicazione delle prime sanzioni (tra il 4 e il 35% sul prezzo) commisurate alle presunte azioni di dumping verso i competitor stranieri che, in base ai controlli, avrebbero venduto il prodotto a condizioni diverse in base ai mercati quindi praticando prezzi ribassati su quelli in cui la concorrenza era più forte e applicando ricarichi più forti su altri dove, per contro, non c’era un problema di concorrenza.

«Stiamo aspettando – precisa Concilio – l’ultima revisione dei dazi da parte del governo australiano che dovrebbe avvenire in tempi brevi. Allo stato attuale delle cose non abbiamo motivo di pensare che possa rappresentare un ostacolo alla nostra strategia commerciale sul territorio che prevede la vendita di prodotti a marchio Cirio ma anche di trasformati che saranno venduti a marca del distributore e che rappresenteranno l’80% del totale esportato».

I canali. Fino ad oggi la strategia di Conserve Italia sull’Australia, che parte grazie ad un accordo con un distributore locale, Conga sfruttava il canale dei negozi etnici, ossia singoli punti vendita o piccolissime catene (composte da 4 o cinque store) specializzate nella vendita di prodotto dall’estero. In questo canale Cirio è cresciuto del 30% negli ultimi 5 anni ma, trattandosi di un settore maturo, il vero “botto” poteva arrivare solo con il coinvolgimento della Gdo.

«Dopo avere fatto conoscere il nostro prodotto – conclude Concilio – pensiamo di potere siglare accordi analoghi anche con altre catene presenti nel Paese». Oltre a Woolworths (che per segmentazione commerciale è paragonabile all’inglese Sainsbury’s), fanno parte della Gdo australia anche Coles, che al momento lavora con Mutti, Metcash, Aldi e da poco anche l’americana Cotsco.

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