Un futuro per il pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto

Il progetto di recupero dell’ecotipo locale promosso dal Consorzio, con 100 mila piantine coltivate in circa 50 ettari

Torre Guaceto pomodoro fiaschetto

Il mare incontaminato della Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto, 1.200 ettari di pace e bellezza a una manciata di chilometri da Brindisi, fa da sfondo a produzioni agricole eccellenti che convivono fianco a fianco con vincoli e tutele. Una riserva relativamente piccola che presenta una straordinaria varietà di ecosistemi protetti. Qui il modello di agricoltura ecosostenibile messo in piedi dal Consorzio di Tutela e sostenuto dalla comunità di agricoltori della Riserva, ha funzionato bene recuperando coltivazioni in procinto di estinzione.

prodotti Torre GuacetoProdotti come il pomodoro fiaschetto, cultivar storica del territorio abbandonata nel corso degli anni per far spazio a varietà ibride più produttive, le piante secolari di olivo della varietà Ogliarola Salentina e Cellina di Nardò e, ancora, le vigne di Susumaniello, sono stati strappati all’oblio. Oggi il Pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto, riconosciuto come Presidio Slow Food già dal 2008, è prodotto secondo le regole dell’agricoltura biologica dal 2017.

Le potenzialità commerciali

Mario Di Latte, direttore commerciale dell’Azienda Agricola Calemone di Serranova di Carovigno, descrive una situazione ottimale per il prodotto in particolare trasformato. Nel 2009 quando nacque Calemone, il marchio distintivo dei prodotti coltivati sui 50 ettari all’interno della Riserva Naturale di Torre Guaceto, fu l’inizio di un percorso che ha portato l’azienda anche sui mercati esteri. Oggi circa il 60% del prodotto viene commercializzato all’estero tra Francia, Svizzera, Belgio, Germania e Austria nelle insegne più importanti della gdo. Sul mercato italiano, invece, l’azienda preferisce inviare il fresco, principalmente nel Sud Italia, mentre per il trasformato (passate, pomodoro semi secco) sceglie la via dei negozi specializzati e dell’horeca.

Con l’adozione di metodi di produzione e trasformazione eco compatibili che prevedono un minore impatto ambientale, un miglioramento qualitativo del prodotto e la garanzia di tracciabilità del prodotto, realtà come l’Azienda Agricola Calemone e l’Azienda Agricola Pietrasanta di Carovigno possono far arrivare il loro Pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto, in versione fresco o trasformato e il loro extravergine monocultivar di Ogliarola Karpene sulle tavole degli italiani attraverso la distribuzione organizzata e un ben collaudato e-commerce. Una sostenibilità ambientale per il territorio accompagnata da una maggiore remunerazione per il produttore.

Torre Guaceto un modello riconosciuto e premiato

ph Giuseppe Lanotte

Dei 1.114 ettari di superficie della Riserva naturale, 864 (il 77%) sono occupati da coltivazioni agrarie. I numeri confermano da sempre la forte vocazione agricola dell’area protetta. Alla nascita del Consorzio che ha in gestione la Riserva nel 2001, la percentuale di agricoltura dedicata al biologico era praticamente vicina allo zero, ci racconta Rocky Malatesta, l’orgoglioso presidente fresco di nomina.

L’Ente Gestore sin dall’inizio ha ritenuto fondamentale coinvolgere gli agricoltori nella pianificazione degli interventi e misure da adottare in Area Parco, tanto che il Regolamento del Parco, il Piano di Gestione e il Piano di Sviluppo Socio Economico sono stati redatti con il coinvolgimento degli stessi produttori.

Olio e pomodoro i protagonisti del paniere della Riserva

“Per incentivare le produzioni, il Consorzio ha pensato bene di mettere a regime un sistema premiante affinché i coltivatori si convertissero alla pratica sostenibile”, continua Malatesta. Per la produzione di extravergine di oliva derivante dagli ulivi secolari della Riserva – gli oliveti storici occupano una superficie di 260 ettari e ricadono in un’area omogenea e ben definita – è nato il Progetto Oro del Parco, che prevede l’assegnazione di un marchio a chi produce all’interno dei terreni agricoli della Riserva utilizzando il metodo biologico.

Il progetto ha previsto, oltre alla realizzazione di un marchio della riserva in abbinamento ad un disciplinare di produzione, la creazione di un partenariato tra Slow Food Italia e un primario istituto di certificazione del biologico. Attualmente la percentuale di coltivazioni bio presenti nell’area protetta è salito al 30% rispetto al totale delle produzioni presenti.

Il gusto perduto che piace a mercato e consumatore

Oltre all’olio, come detto, l’altro prodotto rappresentativo del territorio è il pomodoro fiaschetto, ripreso e rilanciato nei suoi aspetti produttivi grazie agli sforzi del Consorzio e dei produttori. La produzione, che fino a 9-10 anni fa aveva raggiunto livelli molto elevati arrivando anche a 6-7 milioni di piantine, è declinata vertiginosamente in conseguenza della crescente intensivazione che, prevedendo due cicli colturali all’anno, ha favorito l’insediamento di patologie e l’indebolimento della varietà e della coltura. Un prodotto con una storia e un gusto che si andavano cosi perdendo definitivamente.

La ripresa della coltivazione del fiaschetto, in versione bio grazie al progetto di  recupero dell’ecotipo locale promosso dal Consorzio, con 100 mila piantine coltivate in circa 50 ettari, fa presagire un futuro ancora possibile. E il mercato, sempre alla ricerca di prodotti innovativi, si è accorto che l’innovazione vera stava proprio nella valorizzazione del prodotto antico e del gusto che si porta dietro, capace ancora di catalizzare l’interesse di un consumatore sempre più disorientato tra gli scaffali di vendita.

L’innovazione nel pomodoro da tavola

Infatti, mentre la superficie espositiva per la vendita del pomodoro da tavola è andata progressivamente aumentando nel tempo, complice la moltiplicazione di colori, forme, dimensioni, varietà e attributi caratterizzanti la categoria (origine, nickel free, chilometro zero, residuo zero, bio etc.), il sapore resta spesso il fattore deludente.

I tentativi di recuperare il gusto del pomodoro di una volta sono stati svariati, da quelli fatti dalle ditte sementiere con la combo nuova varietà brevettata + brand (come Syngenta con iLcamone o Semillas Fitò con Monterosa), a quelli intrapresi da Slow Food con il recupero di vecchie varietà, come appunto il pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto.

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