L’arrivo di Conad in Cina apre una porta all’ortofrutta italiana

I cinque nuovi store che Conad inaugurerà in Cina dal 19 febbraio 2015, nella municipalità di Shangai e nelle province di Jiangsu e di Zhejiang, potrebbero aprire una finestra già dal prossimo anno, per alcuni prodotti ortofrutticoli italiani come uva, mele e kiwi.

L’accordo. «Siamo soltanto all’inizio del percorso.– spiega Riccardo Breveglieri, responsabile per le attività internazionali di Conad – L’accordo è per ora operativo con il nostro interlocutore cinese per i primi 250 prodotti a marchio Conad tra fresco e secco, surgelati e vini. Ancora non c’è nulla di concreto per l’ortofrutta ma c’è la volontà reciproca di esplorare tutte le aree di collaborazione incluso il settore F&V».

Il tavolo di contrattazione su ortofrutta si aprirà dalla fine di febbraio. In quella sede saranno definite le tipologie merceologiche oggetto degli scambi commerciali verso la Cina, le tempistiche, le modalità amministrative e logistiche.

I prodotti F&V. «Qualche parola in più – precisa Breveglieri – è già stata spesa per l’uva da tavola. In questo senso abbiamo riscontrato un interesse specifico del cliente che è venuto a visitare i nostri punti vendita. Per questo è interesse di Conad attingere alla platea dei fornitori abituali, in questo caso dei produttori pugliesi di Uva Italia. L’obiettivo sarebbe quello di riuscire ad esportare i primi container già dalla prossima campagna autunnale 2015, trattative permettendo. Lo stesso discorso potrebbe essere replicato con mele e kiwi».

Le questioni fitosanitarie. Lo scoglio principale però è l’ok dei governo cinese ai nostri standard fitosanitari, in parole povere, il loro protezionismo interno, tanto più se si considera che la Cina è il primo produttore mondiale di mele. Eccettuato che per i kiwi e gli agrumi, che hanno avuto il via libera, non esistono altri accordi bilaterali per l’ortofrutta italiana né, stanti le durate di queste contrattazioni intergovernative, sarebbe lecito aspettarseli in tempi brevi anche in considerazione del fatto che le autorità cinesi trattano solo un prodotto alla volta.

Per capirci, il protocollo sugli agrumi con Pechino è giunto in dirittura d’arrivo soltanto adesso dopo ben 5 anni di trattative e solo dopo l’ok ai kiwi. Ancora tutto da discutere quello su uva da tavola e quello su mele e pere che, in quest’ultimo caso, potrebbero venire accorpate in un unico dossier.

Gli esportatori. «La nostra priorità – spiega Giulia Montanaro di Assomela – è cercare nuovi mercati per le nostre produzioni. Sul lungo periodo pensiamo, ad esempio, al sud-est asiatico, come la Thailandia, la Malesia. Ma anche la Cina è un mercato importante. Stiamo ancora studiando i protocolli per cercare di capire se il gioco vale la candela. Per accorciare i tempi puntiamo ad un dossier congiunto mele e pere».

La breccia che Conad ha aperto nel mercato cinese è vista, in ogni caso, con favore ed interesse dai nostri esportatori ortofrutticoli perché potrebbe facilitare il dialogo al tavolo intergovernativo anche grazie all’intermediazione dell’importatore cinese su cui Conad mantiene la riservatezza.

Le trattative. «Speriamo – spiega Simona Rubbi, responsabile legislazione e progettazione del Cso, centro servizi ortofrutticoli – che questo accordo commerciale possa portare ad un’accelerazione dei negoziati e che rappresenti la spinta di cui abbiamo necessità».

Ma se anche si arrivasse ad un accordo bilaterale in tempi brevi, non si tratta certo di una strada in discesa per i nostri esportatori. Per lo meno guardando le esperienze dei partner europei che sono già penetrati nel settore ortofrutticolo cinese.

«La Francia – spiega Fabio Zanesco, responsabile commerciale dell’associazione delle cooperative ortofrutticole della Val Venosta – che pure ha raggiunto un accordo in questo senso per le mele, fa molta fatica ad esportare i suoi prodotti perché gli standard fitosanitari imposti dal colosso cinese, sono difficilissimi da rispettare».

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