Nuove etichette CEE: oltre il 50% in più dei costi per l’adattamento del packaging

Cambio di regole per le etichette alimentari. Dal 13 dicembre scorso sono infatti entrate in vigore le nuove norme introdotte dal regolamento CEE 1169 del 2011, direttamente applicabile in tutti i paesi dell’Unione.

Le tempistiche. Per i prodotti immessi nel mercato dopo il 13 dicembre valgono le nuove disposizioni, mentre quelli messi in commercio prima di quella data, potranno essere commercializzati fin all’esaurimento delle scorte. C’è tempo fino al 13 dicembre 2016 per adattarsi alle nuove norme in materia di indicazioni nutrizionali mentre le disposizioni specifiche per la IV gamma (su data di scadenza e modalità di conservazione e utilizzo dopo l’apertura) saranno obbligatorie dal 14 agosto 2015.

Le novità. Le novità che riguardano il mercato ortofrutticolo sono sostanzialmente legate alla IV gamma ossia ai prodotti che, ancorché freschi, hanno subito un trattamento industriale come il lavaggio, il taglio e il confezionamento. Per questi prodotti le novità portate dal regolamento Ue riguardano una maggiore evidenziazione degli allergeni presenti (si pensi alle insalate assortite con le noci, ad esempio), l’introduzione delle indicazioni nutrizionali per i prodotti non composti da una sola categoria merceologica (ad esempio le macedonie già tagliate con frutta secca oppure le insalate assortite con formaggio, prosciutto, ecc.). la vecchia indicazione del produttore sarà sostituita con quella del responsabile delle informazioni. Diventa obbligatoria la data di scadenza, le condizioni di conservazione e quelle di utilizzo dopo l’apertura che il ministero per lo sviluppo economico aveva già introdotto dallo scorso agosto con un apposito decreto.

Il made in Italy. Le nuove norme che eliminano l’obbligo di indicazione del produttore di fatto rendono il marchio, il responsabile legale del prodotto venduto. Per alcuni, questa è una logica che potrebbe causare dei danni al made in Italy dal momento che per la F&V italiana, l’indicazione del luogo di produzione ha un grande valore aggiunto. Per questo, numerose aziende italiane hanno comunque già annunciato che manterranno l’indicazione del sito di produzione sull’etichetta dei loro prodotti.

I costi. Riformulare le etichette per riadattarle alla nuova normativa ha comportato dei costi ulteriori per le aziende (con una spesa “addizionale” superiore al 50%) legati non solo alla necessità di rifarne di nuove ma anche alla necessità di smaltire quelle le vecchie già stampate e non più utilizzabili.

«Gli interventi  – spiega Laura Bettazzoli, Direttore Marketing di Bonduelle Italia – hanno riguardato il 100% dei nostri imballi a marca Bonduelle ossia circa 60 referenze nel fresco e altrettante nelle conserve più una trentina di referenze nei surgelati. A questo si aggiungano le referenze che produciamo per le marche private. Il costo in soldi e tempo persona è stato molto elevato».

I dubbi interpretativi. Ma le novità potrebbero non essere finite qui dal momento che sono attesi in queste settimane alcuni documenti interpretativi da parte della Commissione europea, peraltro in ritardo sulla tabella di marcia che li attendeva già da prima dell’estate.

«In questi giorni – spiega Domenico Stirparo, responsabile di AIIPA IV Gamma, gruppo dell’Associazione italiana industrie prodotti alimentari – sono attesi alcuni documenti interpretativi con cui la Commissione europea dovrebbe sciogliere alcuni dubbi sollevati dagli Stati membri. Tra i punti controversi, che potrebbero rendere necessarie alcune ulteriori modifiche alle etichette, il concetto di superficie maggiore per gli imballi non regolari, ad esempio, o ancora, l’altezza minima del carattere per il rispetto dei nuovi parametri di leggibilità».

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