Le varietà di albicocco di Geoplant Vivai superano la prova del Burian

Sono cinque le cultivar di albicocco che hanno resistito bene al gelo nel campo sperimentale di Savarna

La varietà di albicocco Pricia

Pricia, Tsunami, Lady Cot, Farbela e Albinova sono le cultivar di albicocco che hanno resistito bene al passaggio del Burian, la rigida perturbazione che ha messo a dura prova l’agricoltura italiana ed europea. La produttività di queste varietà non risulta infatti compromessa dal maltempo. Lo segnala Geoplant Vivai in base ai primi monitoraggi delle cultivar a maturazione precoce del campo sperimentale di Savarna (Ra) che, al momento dell’ondata di gelo di fine febbraio, si trovavano nello stadio fenologico di bottoni rosa.

 

Le cultivar più resistenti

Se le cultivar di albicocco Wonder Cot, Lilly Cot e Primidi hanno mostrato alcuni danni variabili sui fiori, Pricia ha conservato inalterate le sue gemme e non ha riportato deterioramenti rilevanti. Ci sono poi le varietà ideali per il clima continentale, per cui l’osservazione ha rappresentato una forma di controllo ma anche una riprova della profonda adattabilità alle fredde temperature.

Le analisi hanno infatti messo in luce la decisa tenuta di Tsunami e Lady Cot, diffuse nell’areale piemontese ma anche nella regione del Lago Balaton, in Ungheria. Per quanto non autofertile, Tsunami si distingue per l’elevata vigoria e la buona produttività, con un frutto di grossa pezzatura dal sapore equilibrato.

Autofertile è invece Lady Cot, varietà altamente produttiva, riconoscibile per l’aspetto ovale del frutto e per il gusto dolce e aromatico della sua polpa.

Interessante è il riscontro su una delle cultivar più richieste dell’ultimo biennio, impareggiabile per caratteristiche pomologiche e qualità organolettiche. Si tratta di Farbela, del gruppo Carmingo (lo stesso di Faralia e Farbaly), che non ha accusato nemmeno l’ultima gelata di marzo, con un bilancio più che positivo: gemme quasi totalmente integre e nessuna cascola di fiori rilevata.

Ha resistito bene anche Albinova, la varietà più tardiva tra quelle proposte da Geoplant, diffusa nelle zone produttive del nord Italia (Piemonte, Emilia Romagna e Trentino) e, nell’Europa Centrale, in Serbia e Ungheria: la tempistica più dilatata della fioritura e l’elevato fabbisogno di freddo – caratteristiche distintive della cultivar – l’hanno schermata dai potenziali danni.

 

 

 

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