Marco Rivoira: “Per il Coronavirus siamo sul baratro ogni giorno”

Il membro del cda della Rivoira Giovanni &Figli denuncia la gravità della situazione:  “Se i Paesi cominciano a chiudere le frontiere e a impedire la circolazione delle merci, la gente rimane senza mangiare”

I separè collocati per sicurezza sul posto di lavoro della Rivoira Giovanni &Figli
I separè collocati sul posto di lavoro della Rivoira Giovanni &Figli

Marco Rivoira è membro del cda della Rivoira Giovanni &Figli, azienda di lavorazione ortofrutticola da tre generazioni, con mele e kiwi primi business. Una delle tante imprese in trincea.

Come vi siete organizzati per lo stabilimento di Cuneo?

“Già da oltre tre settimane ci siamo blindati. Abbiamo fatto un protocollo rigidissimo per tutelare la stazione di confezionamento. Abbiamo impedito gli accessi in magazzino per clienti e fornitori. Igienizziamo tutti i servizi  e i locali comuni due volte al giorno. Negli ultimi dieci giorni abbiamo introdotto l’autocertificazione della misurazione della temperatura corporea. Abbiamo poi montato dei separé per distanziare il personale”.

La produzione ha subito oscillazioni?

“Abbiamo tantissimi ordini, la gente consuma di più. Con tutte le misure di sicurezza prese, perdiamo però un 15% della produzione. Ci sono costi aggiuntivi. Al momento stiamo tenendo, finché dura. Siamo appesi a un filo”.

In che senso?

Marco Rivoira è membro del cda della Rivoira Giovanni &Figli, azienda di produzione ortofrutticola
Marco Rivoira è membro del cda della Rivoira Giovanni &Figli

“In settimana c’è stato un problema con l’Austria e al Brennero si sono creati 80 km di coda. Come al solito quando c’è qualche problema l’Europa è la prima che non esiste. L’agroalimentare deve avere libertà assoluta e deve essere tutelato al massimo. Se molliamo noi, in dieci giorni rimane tutto vuoto.

Al momento i Paesi europei stanno mangiando il prodotto vecchio: quello nuovo deve ancora arrivare e in questa situazione non si raccoglierà. In Spagna è tempo delle pesche, nettarine, fragole: chi va a raccoglierle? Voglio vedere come faranno a trovare il personale”.

Quanto possiamo durare?

“Questa situazione, se siamo fortunati, durerà fino a giugno. Il tema sarà come gestire i prossimi sei mesi.  Il sistema è fortemente a rischio, dipende da cosa succederà negli altri Paesi.  La Spagna ha sottovalutato il problema e farà più fatica di noi. Siamo sul baratro ogni giorno. Se i Paesi cominciano a chiudere le frontiere e a impedire la circolazione delle merci, con intasamenti di camion, gente che scappa dagli stabilimenti per la psicosi, la gente rimane senza mangiare. La nostra azienda avrebbe interesse a fermarsi un mese e mezzo e speculare ma il nostro scopo è fornire cibo. Noi siamo ancora fortunati perché siamo Paese produttore, ma la Germania?”

Sull’export?

“Siamo sul chi va là, sperando che nessuno ci boicotti i prodotti. Finora il sistema ha retto, noi abbiamo deciso di supportare più l’Europa dove serve e stiamo esportando meno”.

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