Life + prefer misura la sostenibilità della filiera del pomodoro

Serve a misurare l’impatto ambientale della produzione del pomodoro. Life + Prefer è il primo progetto di ricerca applicata ad un’intera filiera. È stato presentato oggi all’Expo in occasione della settimana mondiale del pomodoro ma la conferenza di medio termine per presentare ufficialmente i risultati della ricerca è prevista per il 2 luglio alla Bocconi.

la ricerca. «È un progetto – spiega Alessandro Piva, direttore del distretto nord del pomodoro italiano – applicato per la prima volta all’intera filiera produttiva e nasce dalle indicazioni contenute nella raccomandazione europea numero 179 del 2013. La nostra ricerca si è concentrata su tre indicatori principali, ossia le emissioni di CO2, l’uso dell’acqua e quello di energia nelle colture di pomodoro in base a dei metodi di rilevazione diversi dai tradizionali carbon foot print o water foot print».

I dati sono stati raccolti presso circa 800 aziende agricole che fanno parte del distretto nord del pomodoro e che rappresentano, insieme, 35mila ettari di colture pari ad una produzione di 2,5 milioni di tonnellate di prodotto annuo. Stiamo parlando del 60% del prodotto trasformato del territorio preso in considerazione.

L’acqua. In base ai risultati della ricerca è emerso che per produrre 400 grammi di passata di pomodoro, l’equivalente di tre porzioni, si usa la stessa quantità impiegata per fare una doccia ossia circa 166 litri di acqua.

«Non è un quantitativo elevato – continua piva – se si considera che per fare un chilo di carne di vogliono 16mila litri di acqua. A maggior ragione se si considera che il pomodoro è composto per il 94% di acqua».

L’energia. La ricerca ha inoltre rivelato che per realizzare la scatoletta da 400 grammi di passata serve la quantità equivalente di energia impiegata per fare un ciclo di lavaggio a 60° con una lavatrice di classe A.

Le emissioni. In termini di emissioni di CO2, invece, tre piatti di pasta al pomodoro equivalgono ad un percorso condotto da un’auto di media cilindrata su un percorso di un chilometro e mezzo.

«Il nostro studio ha evidenziato – continua Piva – un grande risparmio di acqua da parte di quelle aziende che hanno introdotto un sistema di riciclo dell’acqua oppure dei sistemi di irrigazione a goccia con utilizzo di sonde che misurano l’umidità del terreno in tempo reale. In tali ultimi casi il risparmio di acqua può arrivare fino al 25%».

Un altro punto significativo per ridurre l’impatto ambientale è rappresentato dalla distanza tra i campi e gli impianti di trasformazione. Il fatto che nella filiera del distretto nord questa distanza sia mediamente intorno ai 60 km, permette di ridurre le emissioni di CO2 oltre che dare al pomodoro un aspetto migliore perché viene lavorato subito dopo la raccolta.

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