Op Armonia: la Perrina rilancerà la clementinicoltura italiana #vocidellortofrutta

La nuova varietà arriverà sul mercato nel 2023-2024 e allungherà di due mesi la finestra commerciale come racconta il presidente Marco Eleuteri

Clementina Perrina, maturazione
Clementina Perrina

Si chiama Perrina ed è una nuova varietà destinata a rafforzare la clementinicoltura italiana, che nel 2021 ha avuto un calo produttivo intorno al 30-40%. A lanciarla (arriverà sul mercato nel 2024, ma il primo test è il prossimo anno) la Op Armonia, sede a Battipaglia (Sa), che associa 80 agricoltori dislocati nel Centro-Sud d’Italia, per un totale di 1.500 ettari di coltivazioni. Il suo plus è l’allungamento della finestra commerciale di due mesi, da metà dicembre a metà febbraio. E si pone come un “secondo tempo” dopo la partita giocata dalla clementina comune, come racconta il presidente Marco Eleuteri.

Come spiegare la débâcle produttiva delle clementine nel 2021?

Marco Eleuteri, presidente della Op Armonia
Marco Eleuteri

In Italia abbiamo un panorama varietale anacronistico rispetto ai nostri maggiori competitor sulle easy peeler a livello mediterraneo, ovvero clementine e mandarini. Siamo molto arretrati sulle innovazioni che in genere sono spagnole, americane o israeliane. Tutte le maggiori novità varietali degli ultimi 10-15 anni in questo segmento hanno visto come protagonista la Spagna. La Tango è americana ma è distribuita dagli spagnoli. Noi produttori di clementine siamo scomparsi dai ricchi mercati europei.

Di cosa difettano le varietà italiane?

La più diffusa, che copre il 90% della superficie coltivata, è un’unica varietà, la comune, che ha più di 50 anni. Ha eccellenti caratteristiche organolettiche, anche se di calibro piccolo, che è un limite per il mercato estero. Ma il cambio climatico ha accelerato il processo di obsolescenza varietale: negli ultimi dieci anni c’è stata una riduzione notevole della campagna clementicola. Inoltre matura molto più in fretta e questo ha ridotto la finestra di commercializzazione: a parità di ettari abbiamo la metà del tempo per venderla. Anche giocando sugli areali, dalla Piana di Sibari al Golfo di Taranto, la finestra si è ridotta dai tre mesi a non più di 6-7 settimane. Passato il 15 dicembre la qualità gustativa media della clementina comune diminuisce in maniera marcata. È un grosso limite anche alla commercializzazione che vede invece alternative dall’estero, gustativamente notevoli.

La clementina Perrina si presenta come la varietà della svolta per la sua finestra di commercializzazione.

Dalla seconda metà di dicembre a prima febbraio. Sarà pertanto il “secondo tempo” della clementina comune: migliorata, con una squadra rinforzata. Il gusto è come quello di una clementina comune nel mese di novembre, che è il top della qualità gustativa. È molto simile per acidità e grado brix: acidità prossima a 1 e grado brix da 11 a 13, percentuale di succo superiore al 50%.

Come nasce questa varietà?

Il team di ricerca sulla Perrina
Il team di ricerca

È una mutazione spontanea della clementina comune. È stata trovata dall’agronomo Francesco Perri più di 10 anni fa. È stata osservata nel comportamento agronomico e risanata da virus naturali con il nostro programma di miglioramento varietale attivato con il Crea di Acireale: abbiamo impiegato due anni. Quindi è stato avviato il progresso di registrazione comunitaria. La vendita e distribuzione è in esclusiva a livello mondiale della nostra Op.

Quando ci sarà il primo raccolto?

Le prime produzioni importanti saranno nel 2024, abbiamo per ora 20 ettari. L’anno prossimo potrebbe esserci anche un test pilota, se ci saranno le condizioni. Contiamo di produrne nel 2024 almeno 2 mila quintali. Viene coltivata in Campania, ma altri impianti si stanno programmando in Basilicata, Calabria e Puglia. È stata testata in tutti gli areali del Sud peninsulare, ora anche in Sardegna e Sicilia.

Quale metodo di produzione rispetta?

DolceClementina, un prodotto molto venduto di OpArmonia
DolceClementina, OpArmonia

Uscirà dapprima come prodotto da agricoltura convenzionale: c’è un grande buco da riempire. Nella seconda fase è prevista anche una produzione  bio. Consiglieremo sistemi di coltivazione e portainnesti anche per abbattimento di fitofarmaci e dare maggiore produttività. Il massimo della performance è a campo aperto: abbiamo visto che i sistemi di protezione, tipo reti, non influiscono positivamente sulla qualità produttiva.

Ci sono già accordi con qualche retailer?

Prima di stringere accordi distributivi stiamo cercando di organizzare bene la produzione: abbiamo già avuto diverse manifestazioni di interesse da Op italiane. Il 2022 intendiamo impiegarlo per raccogliere le adesioni e in base a nostre valutazioni e loro distribuzione cercheremo di creare un dream team ristretto per controllare al massimo la produzione, evitando una frammentazione produttiva che non apporterebbe valore. L’obiettivo, in una prima fase, è realizzare almeno 500 ettari con questa varietà e nel miglior modo possibile. In una seconda fase ci sarà anche la possibilità di andare all’estero: per ora la priorità è l’Italia.

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