Il basilico genovese dop patrimonio dell’Umanità?

Il pesto alla genovese al mortaio si candida a diventare patrimonio dell’umanità e, dietro di lui, tutta una serie di materie prime della terra, rigorosamente made in Italy e certificate, come ad esempio, il basilico genovese dop, l’Aglio di Vessalico o i pinoli di Pisa.

La candidatura. La candidatura è stata lanciata nei giorni scorsi dall’associazione genovese Palatifini che da sette anni organizza i campionati mondiali di pesto genovese al mortaio, nell’intento di contrastare gli abusi di identità e genuinità di questa tipica ricetta ligure che, si narra, risale al medioevo.

«Abbiamo già proposto – precisa Sergio di Paolo dell’associazione Palatifini – l’iniziativa al ministero della Cultura e a quello per le Politiche agricole e forestali che stanno valutando se sussistono i requisiti per avanzare la candidatura ufficiale all’Unesco. Rispetto ad altre richieste nazionali e internazionali è stato giudicato di grande valore il fatto che le amministrazioni locali sostengano già da tempo la tradizione del pesto al mortaio anche, ad esempio, attraverso il nostro campionato mondiale di pesto genovese».

Se l’iter per la candidatura andasse a segno avrebbe, fra l’altro, anche l’effetto di rilanciare le produzioni orticole locali. Come quella del basilico genovese, ingrediente essenziale della ricetta, che deve essere rigorosamente dop e ligure.

La produzione. «La produzione regionale – spiega Giovanni Bottino di Coldiretti Liguria e direttore del consorzio Consorzio basilico genovese dop– sta andando bene nonostante il problema molto sentito nel 2013, della peronospora, un fungo che ha fortemente contratto i volumi. Per arginarlo, nel 2014 abbiamo incrementato la produttività estendendo le coltivazioni».

Complessivamente il mercato del basilico genovese dop rappresenta circa l’8% di quello italiano complessivo con circa 70 ettari di superfici coltivate (di cui 25 in serra) e oltre 1 milione di mazzi prodotti ogni anno, destinati al mercato del fresco. A questi vanno aggiunti altri 28mila quintali destinati alla trasformazione artigianale e industriale per un fatturato alla produzione di circa 6,5 milioni di euro che diventano 15 se si considera anche tutto l’indotto diretto dei trasformatori del basilico e dei produttori di pesto.

Il mercato. Tra questi, ad esempio, lo storico pastificio Novella di Sori, in provincia di Genova, Bofrost o anche il pastificio veronese Rana che due anni fa ha aperto uno stabilimento nell’Illinois in Usa dove la referenza del pesto alla genovese (realizzata con basilico esclusivamente made in Italy) è tra le best seller.

«La formulazione della domanda perché il Pesto al mortaio venga riconosciuto bene dell’umanità – conclude Di Paolo – può diventare un percorso di grande effetto mediatico e di partecipazione sociale e culturale, in altre parole un “grilletto comunicativo” con straordinari effetti per la promozione del nostro territorio anche in vista di Expo 2015.

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