L’aumento di patogeni causato dal climate change sta mettendo a rischio diverse produzioni. La nuova minaccia per gli agrumi si chiama Greening, causata da un batterio, Candidatus Liberibacter, trasmesso da insetti vettori (psille, piccoli parassiti), che fa morire la pianta in pochi anni. “Non esistono ancora cure o varietà resistenti: l’unica strategia efficace è la prevenzione” afferma Matteo Beccatelli, ceo e co-founder di Plantvoice.
Un nuovo patogeno dopo il virus della Tristeza
Il patogeno -racconta Beccatelli- è stato documentato in Cina da oltre un secolo e ha infatti un nome tecnico cinese, Huanglongbing (HLB, malattia del ramo giallo), ma con il tempo quello più comunemente utilizzato a livello mondiale per descrivere la malattia è Greening. Si stima che quasi 100 milioni di alberi siano stati colpiti in tutto il mondo dalla malattia.
I frutti colpiti, specialmente di arancio dolce, mandarino e pompelmo, risultano piccoli, deformi e spesso asimmetrici. L’insetto diffusore al momento si trova in Nord e Sud America ma il rischio è che si avvicina all’Italia: il batterio è stato già intercettato in Egitto e isola di Madeira, anche se in forma sporadica. In passato c’è già stato, nel caso degli agrumi, un profondo rinnovamento degli impianti attuato tra il 2007 e il 2010, a causa della diffusione del virus della Tristeza, che colpiva le piante innestate su arancio amaro. Di conseguenza, gli agricoltori hanno iniziato a utilizzare nuove varietà su portainnesti resistenti al virus.
Quali soluzioni?

In alcune aree del mondo ha dato risultati promettenti l’uso del controllo biologico per contrastare la diffusione della psilla asiatica degli agrumi, principale vettore del batterio responsabile della malattia. In particolare l’introduzione dell’imenottero Tamarixia radiata, un parassitoide naturale della psilla, ha mostrato una significativa riduzione della popolazione dell’insetto. Tuttavia, questa strategia da sola non è sufficiente. Diverse aziende, come l’australiana Hydroterra e l’americana Dynamax, hanno sviluppato soluzioni per misurare la quantità di linfa che fluisce in tempo reale nel fusto.
Plantvoice ha introdotto un sensore biocompatibile non invasivo che oltre a vedere il flusso della linfa, riesce anche a determinarne la composizione. In questo modo è in grado di rilevare parametri vitali della pianta in tempo reale, contribuendo a una gestione più efficiente delle coltivazioni. “Questi strumenti permettono di individuare precocemente alterazioni riconducibili al patogeno. Grazie a queste tecnologie, gli agricoltori possono adottare strategie più efficaci per contenere la diffusione del Greening o di qualunque altro virus, riducendo al minimo i danni economici e ambientali e migliorando la produttività delle coltivazioni” sottolinea Matteo Beccatelli, ceo e co-founder di Plantvoice.
Altre minacce
Altri patogeni stanno mettendo a dura prova le coltivazioni in diverse parti del mondo, pur non essendo ancora arrivati in Italia. Tra le malattie più temute c’è il Citrus Black Spot (Phyllosticta citricarpa), un fungo che provoca macchie nere sui frutti, compromettendone l’aspetto e la commerciabilità. Attualmente è diffuso in Sudafrica e Australia. Un’altra patologia sotto osservazione è il Citrus Canker (Xanthomonas axonopodis), un batterio che causa lesioni su foglie. È già presente in diverse aree del mondo, inclusi Stati Uniti e Sud America. Tra le minacce di origine virale spicca il Citrus Leprosis Virus, trasmesso da acari e attualmente diffuso in Brasile. Un’altra patologia da tenere d’occhio è il Citrus Variegated Chlorosis (CVC), causato dal batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca, che determina ingiallimenti fogliari e frutti di scarsa qualità.
L’agrumicoltura in Italia
La superficie coltivata ad arance in Italia – secondo la fotografia scattata dall’ultimo Tendenze Agrumi di Ismea – ammonta a circa 86mila ettari ed è in lieve ripresa sia rispetto al 2022 (+1,1%) sia sul dato medio dell’ultimo triennio (+1,6%). La Sicilia copre i due terzi delle superfici coltivate ad agrumi, con oltre 50mila ettari dedicate a questo tipo di coltura. La produzione di arance per la campagna in corso è stimata in 1,6 milioni di tonnellate, in aumento del 20% su base annua, ma al di sotto della media delle ultime tre campagne. Si tratta comunque di un valore rilevante, soprattutto se confrontato con i 5,5 milioni di produzione complessiva in Europa. I maggiori concorrenti del nostro Paese sono Marocco, Sud Africa ed Egitto.