La strategia per l’ortofrutta italiana c’è, ora bisogna metterla in pratica

A Firenze, in un convegno organizzato da Unaproa, sono emersi i punti di forza e debolezza di un comparto che deve imparare a organizzare meglio l'offerta

Fare sistema mettendo in pratica la Strategia nazionale per l’ortofrutta 2018-2022 per evitare di lasciare nella casse comunitarie oltre 250 milioni di euro l’anno, a causa della mancata organizzazione in Op (Organizzazione di produttori).

Il decreto ministeriale firmato a fine agosto va proprio in questa direzione, “rendere operativa la Strategia nazionale sull’ortofrutta – ha dichiarato Antonio Schiavelli, presidente Unaproa -, è per noi un lavoro di assoluta priorità, che deve coinvolgere l’intero Paese”.

Così i principali attori della filiera dell’ortofrutta italiana ne hanno discusso a Firenze in un convegno, promosso da Unaproa, dal titolo “Strategia nazionale ortofrutta 2018-2022: la vera sfida inizia ora”.

Gli obiettivi da raggiungere

Il documento indica obiettivi e strategie per il settore ortofrutticolo che dovranno essere applicati nei programmi operativi di Op e Aop (Associazioni di organizzazione dei produttori) dal 1° gennaio 2018 e recepisce il regolamento Ue sull’Ocm unica n.1308 del 2013, che all’articolo 34 prevede una disciplina nazionale per lo sviluppo dell’ortofrutta contenente anche indicazioni di tipo ambientale e integra disposizioni aggiuntive come previsto all’articolo 27.

Le Op sono cresciute negli ultimi 6 anni in modo lento ma costante: nel 2016, secondo i dati del Mipaaf, avevano raggiunto quota 610, ma gestiscono ancora solo il 50% dei volumi di ortofrutta commercializzati in Italia e il 48% del valore della produzione ai prezzi di base (dato 2015).

La nuova Strategia nazionale per i prossimi anni, che abbiamo approvato dopo un lungo percorso di concertazione – ha sottolineato Giuseppe Castiglione, sottosegretario di Stato del ministero delle Politiche agricole, alimentarie e forestali – prevede tante novità molto interessanti che mirano a rendere competitiva la filiera dell’ortofrutta italiana. Tocca agli stakeholder dare contenuto e metterle in pratica per rilanciare il comparto ortofrutticolo attraverso un’organizzazione più efficiente e proattiva sui mercati”.

La strategia di rilancio si basa quindi su alcuni obiettivi da raggiungere:

    • promuovere la concentrazione dell’offerta;
    • incrementare il valore commerciale dei prodotti;
    • promuovere il lancio sul mercato della produzione dei soci;
    • adeguare domanda e offerta;
    • prevenzione e gestione delle crisi;

“Siamo convinti – ha aggiunto Schiavelli -, che fare sistema tra le Op, sia l’unica strada per raggiungere quei risultati di reddito, qualità ambientale e salute, auspicabili per il nostro comparto e per tutti i cittadini”.

Occorre ridisegnare gli equilibri della filiera

Il quadro da cui si è partiti è dato dall’evoluzione dei canali distributivi con una perdita di rilevanza dei mercati rionali e il contestuale rafforzamento del canale moderno, con un consolidamento in particolare del ruolo dei discount. Cambiamenti che hanno portato a ridisegnare gli equilibri della filiera.

Le distorsioni all’interno della filiera penalizzano la componente produttiva rispetto a quella distributiva, più organizzata e come tale in grado di fare massa critica e di stabilire le condizioni contrattuali. Ma da più parti arrivano  appelli a un nuovo rapporto tra produzione e distribuzione, si veda per esempio questa intervista a Mario Gasbarrino, presidente e Ad Unes.

Bisogna far sistema anche per crescere all’estero

Spostando lo sguardo all’estero, il settore ortofrutticolo, ad eccezione di alcune realtà, non sembra ancora in grado di cogliere appieno le opportunità legate all’internazionalizzazione.

“Il settore ortofrutta – ha sottolineato Giampiero Maracchi, presidente Accademia dei Georgofili – rappresenta un patrimonio unico in Europa, sia per la qualità delle aziende dal punto di vista dell’innovazione, sia per la ricchissima varietà nel settore orticolo e nel settore frutticolo. La sfida infatti, della competizione internazionale, può essere vinta soltanto utilizzando al meglio quanto è stato sviluppato dalla ricerca a partire comunque dalla tradizione.”

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome