Kilometro Verde raddoppia l’impianto e punta all’export #vocidellortofrutta

Dall’esordio all’estero con prodotti mdd per Spar Austria al nuovo stabilimento probabilmente costruito in Europa, il founder Giuseppe Battagliola, a Macfrut, racconta le strategie della vertical farm. “In arrivo nuove referenze con le insalate miste”

Giuseppe Battagliola, fondatore di Kilometro Verde
Giuseppe Battagliola, founder di Kilometro Verde

Dopo la costruzione di un centro di ricerca all’avanguardia, che coinvolgerà università ed enti di ricerca, Kilometro Verde, “la più grande vertical farm d’Europa”, con oltre 27 mila metri quadrati coltivati, è pronta a fare ulteriori passi, da un secondo impianto, dopo quello di Verolanuova (Bs), a nuove referenze, ai primi progetti di private label con l’estero. Ce ne ha parlato il founder, Giuseppe Battagliola, che abbiamo incontrato a Macfrut 2025.

Quali sono le strategie del progetto Kilometro Verde?

La nostra tecnologia è tutta in funzione di un prodotto distintivo e di qualità. La foglia delle nostre insalate è una teen leaf, più spessa e croccante. Serve un grande lavoro di ingegneristica per continuare a migliorare il progetto sia dal punto di vista qualitativo sia anche economico.

Siamo partiti con 4 referenze, fiduciosi del nostro prodotto per far comprendere i valori, è stata una strategia precisa. Ora il messaggio è passato, abbiamo numeri importanti di riacquisto e questo ci permette di allargare la gamma. A tal proposito, abbiamo in mente almeno 1 o 2 miste.

Sono in programma lanci di prodotto sperimentale, come insalate giapponesi o altro che vanno molto tra i giovani?

Le referenze di Kilometro verde
Le insalate di Kilometro verde

Non sono una nostra priorità: hanno senso all’interno di una gamma più vasta, completano l’offerta, ma in una gamma basica non c’è necessità.

Come sta andando avanti la penetrazione nei retailer?

Bene, siamo presenti in 12 catene con i prodotti a nostro marchio, Petali, e con Coop facciamo una private label che al momento pesa ancora oltre il 50% dei volumi.

Il consumatore percepisce il prodotto di quarta gamma da vertical farming come accessibile?

In uno scaffale fatto di tanto 0,99, non brilla ovviamente per competitività. Ma il nostro prodotto viene scelto per tante altre cose, dal packaging per esempio, che è di carta con una piccola percentuale di polipropilene, tale che si può smaltire nella carta. Ma quello che fa tornare il cliente è il gusto.

A livello produttivo quali sono i prossimi piani?

Siamo a circa il 70% della nostra capacità, saremo a regime pianamente nella seconda metà dell’anno.

Dal punto di vista energetico siete autosufficienti?

Non ancora, anche se l’obiettivo è quello. Abbiamo impianti fotovoltaici sul tetto. E da un mese è partito un impianto di tri-generazione, che è virtuoso nel momento in cui usi acqua calda e fredda: usiamo il 100% dell’energia elettrica e termica prodotta. Abbiamo comprato poi dei terreni confinanti dove faremo un agrifotovoltaico per autoconsumo. A quel punto saremo molto vicini all’autosufficienza dal punto di vista elettrico.

Progetti futuri?

Stiamo facendo un percorso finanziario perché abbiamo bisogno di risorse esterne per costruire un secondo impianto. Siamo orgogliosamente italiani, ma l’Italia è il Paese dove l’energia elettrica costa di più e la quarta gamma costa meno.

Dove sarà costruito il secondo impianto?

Potrebbe anche essere sarà in Italia, ma non è la soluzione più probabile, pensiamo più in Europa.

Kilometro Verde è presente anche all’estero?

Abbiamo siglato un contratto con Spar Austria: partirà presto una private label con un nostro prodotto premium su mille punti di vendita. Stanno definendo la grafica.

Cosa c’è da cambiare in Macfrut per rendere la fiera più adatta alle vostre esigenze?

Dovrebbe essere più specialistica, mirata a incontri con i buyer per l’estero per le medie aziende.

 

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome