Una cordata di fiere italiane al FMI Connect

Una cordata di fiere italiane, Milano Parma e Verona, vola negli Stati Uniti coordinate dall’Ice, l’Istituto commercio con l’estero, per rilanciare l’immagine e l’export del made in Italy sul mercato statunitense sotto l’egida del ministero dell’Agricoltura in collaborazione con il Ministero dello sviluppo economico.

La missione. Si tratta di un evento epocale che ha messo insieme, sotto la guida delle tre fiere, 52 imprese che hanno partecipato alla Fmi Connect, la principale fiera del prodotto alimentare dedicata al mondo della Gdo e del retail che si è appena conclusa a Chicago (9-11 giugno). Un appuntamento che ha rappresentato un primato per l’FMI, dal momento che + era la prima volta che un Paese (l’Italia), la cui delegazione era guidata dal viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, fosse ospite della manifestazione

Le previsioni. La missione punta a cavalcare il trend di crescita dell’export agro-alimentare italiano verso gli Usa che, secondo le previsioni per il 2015, oscillerà tra un +5 ed un + 7% con possibilità di raddoppio, secondo quanto stimato dall’Ice, attraverso l’impiego di strumenti come le attività pianificate o le campagne media per promuovere l’autentico cibo italiano.

Il mercato Usa. «Gli Stati Uniti – si legge in una nota dell’Ice – sono un mercato molto importante per il nostro Paese dal momento che rappresentano il più grande bacino mondiale di consumatori con una popolazione che di circa 315 milioni di persone di cui circa il 34% sotto i 25 anni. La crescita costante dell’export verso questo Paese ha portato il mercato statunitense a diventare la terza destinazione commerciale per le nostre eccellenze agro-alimentari»

Il trend di crescita previsto per quest’anno si allinea sui dati degli ultimi anni. Il valore dell’export nel corso del 2014 è stato di 4,28 miliardi di dollari, in aumento del 6,2% rispetto al 2013, una cifra con cui l’Italia è arrivata a rappresentare una quota di mercato del 3,2% del totale valore delle importazioni americane.

I dati. Lo stesso trend di crescita si è registrato anche l’anno precedente, nel 2013, i 4,03 miliardi di dollari di merce esportata hanno rappresentato una crescita del 7% rispetto all’anno prima in cui si è registrato un volume di esportazioni per 3,76 miliardi di euro

I dati del primo trimestre di quest’anno confermano la crescita che, anche se, fino ad ora, più contenuta (+0,6%), fa comunque salire l’Italia al 7º posto della classifica dei paesi fornitori degli usa, nonostante una leggera diminuzione della quote di mercato nel periodo indicato rispetto allo stesso trimestre 2014.

I consumatori. Il piano della cordata di Fiere, si basa anche sugli esiti di una recente indagine di mercato condotta presso i consumatori americani che ha rivelato come una percentuale molto alta di clienti (tra il 50 ed il 70%) è disposta a pagare un “premium price” ossia un sovra-costo a fronte di una qualità garantita e certificata del prodotto acquistato. Per l’80% dei consumatori la differenza la fa il sapore ed è proprio il sapore ciò che distingue il cibo italiano da quello di origine diversa.

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