La gara dei prezzi abbatte la qualità

È possibile che la compressione dei costi e dei prezzi  porti a uno scadimento dei controlli qualitativi? Ovvero: la crisi economica e la lotta all’ultimo sangue per il taglio dei prezzi può causare un abbassamento della qualità igienico-sanitaria? Non è improbabile, bisogna tenere la guardia alta. In effetti l’analisi chimica/microbiologica, il monitoraggio e tutti i processi di certificazione di processo e prodotto comportano costi, talora anche rilevanti. Ma si tratta di servizi che devono essere ritenuti assolutamente indispensabili: la buona qualità igienico-sanitaria è, e deve essere ritenuta, un pre-requisito.

A fare le spese di un abbassamento della qualità igienico sanitaria ovviamente sarebbero, in primo luogo i consumatori, ma le responsabilità e i rischi sono ingenti anche per tutti gli altri attori della filiera, a cominciare dai distributori al dettaglio. A voler prescindere dalle responsabilità di carattere legale (in Italia e in molti altri paesi si tratta di responsabilità penale a partire dall’ultimo detentore della merce prima del consumatore) il danno di immagine per la vendita di prodotti non idonei è sempre immane e richiede poi fortissimi investimenti.

Richiedere quindi ai produttori prezzi che non possano coprire le necessarie buone pratiche produttive oltre che i costi dei controlli e delle certificazioni è un’operazione estremamente pericolosa. E pericoloso è anche tagliare i controlli interni, che devono essere alla base della attività di ogni produttore e distributore all’ingrosso e al dettaglio. Anche il consumatore deve essere sempre costantemente informato a riguardo delle attività di controllo su ciò che mangia, così che possa basare le proprie scelte d’acquisto non solo sul fattore prezzo.

I dati che ci vengono da paesi dove, storicamente, la buona qualità igienico-sanitaria non è un pre-requisito sono drammatici. Solo per quanto riguarda le intossicazioni causate da micro-organismi i dati Usa sono inquietanti: il dipartimento per l’Agricoltura (USDA) ha stimato nel 2013 spese pari a 3,6 miliardi di dollari per la cura di un milione di persone affette da Salmonella spp.; lo stesso batterio ha causato in un anno nella federazione ben 378 morti. I numerosi casi di toxoplasmosi sono costati 3,7 miliardi di dollari in spese sanitarie agli americani, ma non hanno evitato 327 morti (tra cui 16 bambini in tenera età). Il batterio Lysteria ha causato 247 decessi mentre i Norovirus hanno fatto ammalare 5,4 milioni di persone (149 decessi). Le infezioni (sempre di origine alimentare) da Camplylobacter hanno causato 162 morti sulle 845mila persone colpite. Fortunatamente i dati epidemiologici italiani (e di altri paesi europei) a riguardo delle intossicazioni alimentari sono completamente differenti e assai più tranquillizzanti. Facciamo però sapere al consumatore che la qualità ha sempre un prezzo e teniamo alta la guardia.

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