NaturaSì, stop alle bottiglie d’acqua in pet a scaffale

Rivoluzione con i contenitori di vetro ricaricabili e l'acqua fornita da erogatori

Il presidente di NaturaSì, Fabio Brescacin, alla prova degli erogatori d'acqua in uno dei 280 store della catena bio, che ha lanciato il progetto Plastic Free
Il presidente di NaturaSì, Fabio Brescacin, alla prova degli erogatori d'acqua in uno store della catena bio

È sempre più fuga dalla plastica. Dallo stop al packaging per le verdure ora si passa all’acqua. In oltre 50 store di NaturaSì non saranno più in vendita le bottiglie in pet. Entro il 2020 il piano verrà esteso a tutti i 280 negozi della catena bio. In alternativa l’acqua verrà fornita attraverso gli erogatori in bottiglie di vetro ricaricabili. L’operazione, denominata Plastic Free, è stata varata con Legambiente e il patrocinio del ministero dell’Ambiente.

Il costo è di 10 centesimi al litro. Brescacin: “Puntiamo al packaging zero per frutta e verdura”

L'acqua fornita dagli erogatori costerà 10 centesimi. Il packaging sarà in vetro riutilizzabile
L’acqua fornita dagli erogatori costerà 10 centesimi

L’erogatore è studiato per prendere l'”acqua del sindaco” che viene purificata ulteriormente. “La rifiltriamo per maggiore sicurezza con filtri a carboni attivi – fa sapere Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì – e non usiamo i raggi UV che a volte utilizzano certi Comuni . La passiamo poi su un vitalizzatore che la dinamizza. Possono consumarla tutti, anche le donne in gravidanza”.

Il suo costo è di 10 centesimi al litro. Le bottiglie in vetro ricaricabili si potranno acquistare nello store o portare da casa. Rimarranno, comunque, in vendita a scaffale alcuni brand di acque in bottiglia di vetro per particolari esigenze dietetiche (come Lauretana). “Il bio pet è meglio del pet di natura fossile – precisa –: va bene per prodotti come succhi di frutta, ma per l’acqua la soluzione c’è già, ‘l’acqua del sindaco’ e il vetro: usiamo quelli”.

Il Gruppo punta decisamente al packaging zero. “L’obiettivo è trovare gradualmente un modo per eliminare il packaging completamente, anche se non è facile.  Già oggi abbiamo pochissima frutta e verdura in vassoio e quasi tutta sfusa. Stiamo cercando soluzioni per la quarta gamma. Usiamo i sacchetti in Mater-B di Novamont per il fresco. E abbiamo anche quelli riutilizzabili in tessuto sintetico e cotone bio, che si possono lavare, per esempio per la frutta secca o altro”.

Sono 8 miliardi  le bottiglie in pet che si vendono in Italia ogni anno. Con l’operazione Plastic Free si stima un risparmio nell’ambiente di quasi 1 milione e 300 mila bottiglie di plastica  e una diminuzione di oltre 190 tonnellate di Co2 equivalente nell’atmosfera.

Dal biopet all’acqua nella bolla: i progetti più innovativi

Nella bolla sferica da bere della start up Skipping Rocks Lab, il packaging è un involucro fatto di alga
Nella bolla sferica da bere ideata da Skipping Rocks Lab il packaging è fatto di alga

Sul fronte acqua in pet ci sono soluzioni innovative già avviate che guardano al lato green. Danone e Nestlé Waters (quest’ultima presente in Italia con il Gruppo Sanpellegrino), le due più grandi aziende al mondo nel settore delle acque in bottiglia, stanno lavorando alla prima bottiglia in biopet, realizzata con materiale riciclabile al 100 per cento.

Il prodotto, sviluppato con una start up californiana, Origin Materials, è costituito a partire da biomasse, come cartone riciclato e scarti agricoli. Entro il 2020 la produzione sarà al 75% non di natura fossile, con l’obiettivo di portarla al 100%.

Skipping Rocks Lab, una start up londinese, ha abolito il packaging, creando una bottiglia d’acqua commestibile. Il prodotto (Ooho) è contenuto in una bolla sferica gelatinosa, una membrana sottile fatta di alghe, interamente naturale e biodegradabile, che va sbucciata come un frutto per berne il contenuto. Potrebbe incapsulare anche un soft drink. Rivoluzionerebbe un mercato oggi ricettivo a prodotti sperimentali che vadano nella direzione della sostenibilità ambientale.

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