Confagricoltura, a rischio i contributi Ue per il biologico

A causa di disfunzioni del sistema informatico del Mipaaf non è possibile inserire il piano annuale di produzione per il biologico

A rischio le domande di contributi Ue per l’agricoltura biologica a causa di un malfunzionamento del sistema informativo del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che impediscono l’inserimento del Piano annuale di produzione (Pap).

A lanciare l’allarme è Confagricoltura che ha inviato una lettera al ministero delle Politiche agricole: “Ogni anno è sempre la stessa storia; il sistema informativo del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali non dialoga con quello delle Regioni e di Agea e l’adempimento più importante per le aziende agricole biologiche italiane rischia di non essere rispettato. Si tratta dell’inserimento nel sistema informativo del Piano annuale di produzione (Pap) che, oltre ad avere un’importanza fondamentale per i controlli, è essenziale per la richiesta dei contributi europei. E così anche quest’ anno siamo costretti a chiedere la proroga della scadenza”.

 

Il Pap deve essere presentato entro il 31 gennaio

Il piano annuale di produzione per il biologico deve essere inserito entro il 31 gennaio, troppo in anticipo, però, rispetto al punto di vista della normale attività agricola:  infatti si rende sempre necessaria la presentazione di diversi Pap di aggiornamento, mano a mano che il piano colturale assume la fisionomia definitiva.

“Che senso ha dichiarare il 31 gennaio la produzione che si metterà in campo a luglio?”, si chiede l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, che ricorda come la stessa normativa europea – il regolamento 889 del 2008 – non preveda una data prefissata per la presentazione del documento.

“Per superare le disfunzioni burocratiche e procedurali basterebbe utilizzare un sistema informativo unico, ovvero quello per la ‘Domanda unica’, eliminando così il Pap – conclude Confagricoltura -. Le aziende del biologico così potrebbero compilare la dichiarazione nel momento in cui hanno una cognizione certa delle colture che intendono mettere in campo, come avviene per tutte le altre imprese agricole. Invece si persevera nel prevedere un meccanismo che crea solo affanni e che, periodicamente, presenta i soliti problemi”.

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