Conserve Italia, con l’agricoltura 4.0 nascono le orticole del futuro #vocidellortofrutta

Riduzione di agrofarmaci e fertilizzanti, sviluppo di ideotipi più resistenti a patogeni e ai cambiamenti climatici: questi i focus su cui sta lavorando il Gruppo cooperativo grazie alle tecnologie di precisione, come spiega il direttore Produzioni agricole Daniele Piva

L'agricoltura digitale sta rivoluzionando il settore
L'agricoltura di precisione sta rivoluzionando il settore

Conserve Italia ha recentemente pubblicato l’ottava edizione del Report di sostenibilità. Un dossier ricco di cifre che indica la chiara direzione verso l’economia circolare. Basti il dato di 250 mila tonnellate di sottoprodotti di lavorazione recuperate dal 2016 a oggi. Energia rinnovabile, per una mancata emissione di 8 mila tonnellate di CO2; autoproduzione energetica (pari al 40% del fabbisogno dell’azienda); lotta allo spreco; packaging con riduzione di plastica (un risparmio di 600 tonnellate di pet all’anno), riciclabile ed eco-sostenibile; utilizzo del trasporto ferroviario delle merci (il 22% dei prodotti viene spedito via treno): sono queste le principali direzioni sulle quali Conserve Italia si è concentrata nel corso dell’ultimo anno.

Un posto di primo piano va poi all’agricoltura di precisione. Un progetto portato avanti con le università che si sviluppa in tre direzioni: riduzione dell’uso di agrofarmaci, fertilizzanti e ottimizzazione del consumo idrico grazie allo sviluppo di ideotipi che aiutino a individuare le varietà orticole del futuro.

Quali sono le principali tecnologie di agricoltura 4.0 adottate?

Daniele Piva, direttore Produzioni agricole
Daniele Piva

Abbiamo lavorato su diversi temi, stringendo un partenariato con l’Università di Milano, con il professor Roberto Confalonieri e il suo team, all’avanguardia in queste tecnologie. Abbiamo prima utilizzato le migliaia di dati elaborati in molti anni, che sono oggetto del controllo delle nostre coltivazioni, qualità organolettiche, rese di raccolta. Con questi abbiamo cercato di capire quali saranno le condizioni meteo in futuro: ipotesi formulata a diversi anni, anche a venti e quaranta. E quali effetti potrebbero esserci sulle coltivazioni di nostro interesse. Oggi la risorsa più utilizzata a fronte del cambiamento climatico è l’irrigazione.

Che risposta avete avuto?

Ci sarebbe un ulteriore bisogno di risorsa idrica in quelle condizioni. Quindi abbiamo preso tutte le varietà che conosciamo, registrato tutti i tratti somatici e quali di questi potrebbero in qualche modo caratterizzare la varietà più resistenti. Lo abbiamo fatto su pisello, fagiolo borlotto, pomodoro. E sviluppato al computer l’ideotipo, la varietà ideale che in quelle condizioni avrebbe bisogno di meno risorsa idrica, darebbe garanzie di produttività e resisterebbe meglio. Una varietà virtuale, un modello da seguire nella ricerca. Sono informazioni utilissime quando andiamo a fare lo screening varietale per ricercare le nuove varietà da mettere a dimora nei nostri campi. Saranno anche una guida per i breeder.

Ma se ci fosse il via libera del genome editing, cambierebbe qualcosa in questa vostra ricerca?

Assolutamente no. Avere la possibilità di uno strumento che permette di arrivare più velocemente agli obiettivi cui si sta mirando è ancora meglio: è questione di velocità. I prodotti da genome editing non sono Ogm: oggi al mondo è tutto Ogm, cambiato dalla natura o facendo degli incroci. Ben venga la regolarizzazione di questa tecnologia.

In quali altre direzioni si spinge la vostra ricerca agronomica?

Al centro c’è poi l’utilizzo degli agrofarmaci. Abbiamo sviluppato un’app che permette di far arrivare ai nostri produttori un alert per i trattamenti. Per esempio, peronospora per il pisello, alternaria e peronospora per pomodoro, antracnosi per il fagiolo. Sono malattie fungine ostiche: a volte il produttore rischia di fare più trattamenti a garanzia del prodotto. Questo non va bene perché si fanno troppo presto o tardi, si spendono soldi e si mettono agrofarmaci nell’ambiente.

Su cosa è basata l’innovazione?

Non è basata su sensori: mettere un sensore in ogni campo sarebbe bello, ma servirebbero molti monitoraggi e sarebbe oneroso. Si basa su dati meteo su un campo georeferenziato. L’app fa una previsione a giorni e dice se ci sono le condizioni per cui si possa sviluppare una determinata malattia. Ѐ un sistema che utilizza dati internazionali di previsioni meteo. Ѐ il terzo anno che lo utilizziamo e lo stiamo divulgando. La divulgazione della digitalizzazione è la principale sfida: la base sociale del mondo agricolo ha età media abbastanza elevata.

C’è altro su cui intervenite?

Conserve Italia coltiva 7 mila ettari di pomodoro in tutta Italia
Conserve Italia coltiva 7 mila ettari di pomodoro

Sì, l’uso dei fertilizzanti, soprattutto quelli azotati. E, sempre tramite il partenariato con l’Università degli Studi di Milano, abbiamo sviluppato un’altra applicazione di campo, innovativa, che stiamo testando da tre anni su mais dolce (ne facciamo 3 mila ettari) e pomodoro (7 mila ettari). È ancora in fase di studio, ma ci auguriamo che dal prossimo anno possa essere disponibile per una buona fetta di produttori.

In un campo si fa normalmente una prima concimazione di base azotata e poi concimazioni di copertura durante il ciclo vegetativo. Oggi tutti, bene o male, utilizzano il disciplinare di produzione integrata. Ci sono quote d’azoto disponibili per ettaro e vengono utilizzate tutte: a volte non serve ed è uno spreco. Poi c’è l’Europa che chiede di tagliare. Il dosaggio esagerato rende la coltivazione più debole e suscettibile agli attacchi. Questa app allora prende i dati satellitari che fanno una fotografia differenziale del campo in base al colore della foglia: non dice però se si è sopra o sotto la soglia di necessità sull’uso dei fertilizzanti. Da questa prima mappa informativa l’app invita il produttore a fare più campionamenti, rilievi a terra facendo foto alle foglie e alle piante. A quel punto genera una mappa di prescrizione che indica dove serve fertilizzare e dove si è in eccesso.

Svolgete anche un ruolo di formazione ai soci?

Nell’ufficio agricolo di Conserve Italia abbiamo una ventina di persone che segue i coltivatori da Bergamo a Lecce. Una squadra di tecnici fa assistenza in campo e formazione. Per le frutticole e pomodoro sono i tecnici delle cooperative che lavorano in squadra con i nostri. L’innovazione deve essere il più semplice e fruibile possibile: gli agricoltori vanno coinvolti puntando sulla riduzione dei costi di produzione. E così si fa bene anche all’ambiente. Abbiamo un grande potenziale, 3 mila ettari di pisello, 3 mila di mais dolce, 7 mila di pomodoro: se riuscissimo a portare in campagna tutti questi strumenti il potenziale di risparmio sarebbe notevole.

 

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