Giornata della Terra 2021: meno plastica per la frutta con il progetto Step

Il Centro ricerche produzioni vegetali, in collaborazione con alcune università, Organizzazioni di produttori e aziende agricole, lavorerà allo sviluppo di materiali compostabili per una frutticoltura sempre più ecosostenibile

Teli in plastica da copertura per frutteti
Teli da copertura per frutteti

Ridurre l’utilizzo della plastica in frutticoltura e identificare materiali alternativi biodegradabili e compostabili da utilizzare lungo tutta la filiera. In occasione della Giornata della Terra 2021, Crpv (Centro ricerche produzioni vegetali), in collaborazione con alcune università, UniMoRe (Università degli Studi di Modena e Reggio), Alma Mater Studiorum–Università di Bologna, Organizzazioni di produttori e aziende agricole, lancia il progetto Step.

Dalle pacciamature ai pack: la ricerca di materiali ecofriendly come Mater-Bi

Pack in plastica per ortofrutta
Pack in plastica per prodotti ortofrutticoli

“Oggi la plastica convenzionale è ampiamente utilizzata lungo tutta la filiera ortofrutticola – spiega Alvaro Crociani, direttore di Crpv -, dalle pacciamature alle reti anti-grandine e anti-insetto, ai sistemi di irrigazione, a cui si aggiunge tutto il capitolo degli imballi utilizzati per il pack della frutta fresca e di IV gamma. Con il progetto Step intendiamo individuare quali materiali maggiormente eco-compatibili potrebbero diventare la scelta ideale per il futuro della frutticoltura”.

“Le alternative alla plastica convenzionale utilizzata in campo, in molti casi, esistono già, come il Mater-Bi per la pacciamatura -spiega il responsabile del progetto Step per il Crpv, Daniele Missere– ma vengono utilizzate pochissimo: cercheremo di capire quali siano le barriere che impediscono la diffusione di questi materiali. Parallelamente lavoreremo sul fronte degli imballaggi per il confezionamento della frutta che, nell’ultimo anno, hanno avuto un ulteriore boom. L’obiettivo è razionalizzare l’uso delle plastiche convenzionali tramite la riduzione della complessità dei pack e degli spessori, individuando nuovi materiali meno impattanti sull’ambiente”.

Il percorso di Step, realizzato nell’ambito del Psr 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna per la durata di due anni, culminerà con la stesura di uno studio di fattibilità per la gestione del “fine vita” delle materie plastiche usate lungo la filiera. “Al termine del progetto – prosegue Missere – realizzeremo un documento che raccoglierà linee guida concrete che permetteranno a enti pubblici e multiutility di dare vita a servizi specifici di raccolta dei materiali plastici, convenzionali o alternativi, utilizzati lungo la filiera, trasformando lo scarto in nuove opportunità”.

Il coinvolgimento di Apofruit e Granfrutta Zani e l’interesse di Apo Conerpo, Agribologna, Naturitalia e Orogel

Fragole in vaschetta di plastica appoggiate su un telo per pacciamatura
Fragole in vaschetta appoggiate su un telo per pacciamatura

Il progetto, che vede il coinvolgimento diretto di realtà di primo piano del mondo ortofrutticolo come Apofruit e Granfrutta Zani, nonché l’interesse di Apo Conerpo, Agribologna, Naturitalia e Orogel, si avvale dell’importante collaborazione di due prestigiosi istituzioni universitarie. “Con il mio team –spiega Patrizia Fava, docente di  Tecnologie Alimentari e Food Packaging dell’Università di Modena e Reggio Emilia-, studieremo le proprietà dei nuovi materiali e la loro prestazioni nel preservare la qualità dei frutti, per arrivare a definire quali possano dimostrarsi vincenti. E laddove la plastica convenzionale risulterà ancora imbattibile, punteremo a definire nuove modalità di utilizzo per ridurne consistentemente i volumi. L’Emilia-Romagna, regione vocata all’innovazione, può essere ancora una volta capofila del cambiamento”.

Il nostro obiettivo nell’ambito del progetto Step -sottolinea Augusto Bianchini, responsabile scientifico del progetto per il Centro interdipartimentale di ricerca industriale Frame dell’Università di Bologna- sarà quello di misurare, con indicatori specifici, l’effettiva circolarità delle iniziative e il loro impatto globale. Per farlo, utilizzeremo il modello Vivace (Visualization of value to asses circular economy) registrato dall’Università di Bologna, che misura vantaggi e svantaggi di ogni iniziativa lungo tutti e tre gli assi della sostenibilità: economica, ambientale e sociale.

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