Filiera Robotica: ortofrutta e stalle sono già pronti

La robotica è pronta per sgravare contadini ed allevatori dai compiti pesanti e ripetitivi per aumentare la produzione e dedicarsi ad aggiungere valore, in un progetto di filiera rinnovata senza anelli troppo deboli. Questo il quadro di complessivo uscito dal 20° Forum di Cdo Agroalimentare, che ha raccolto a Milano Marittima oltre 400 tra manager e imprenditori del settore. In questa occasione si è mostrata la stalla del futuro, completamente automatizzata, con i robot che alimentano le mucche, le mungono e tengono pulito l’ambiente. Lely Italia ha mostrato come ottenere fertilizzanti sia dalle deiezioni degli animali, sia filtrando l’ammoniaca di cui è ricca l’aria delle stalle.

A Bologna, Philip Morris si occupa di prototipazione e produzione su larga scala dei prodotti senza combustione, La multinazionale si sta affidando ad un certo numero di start-up per la corretta digitalizzazione delle numerosissime imprese tabacchicole italiane. Attenzione diretta anche al cliente, con la post-vendita gestita direttamente dal  DISC (Digital Information Service Center) di Taranto.

Gli esempi di robotica sono moltissimi e presenti in molteplici settori. I robot per raccogliere la frutta e per estirpare le erbacce dannose richiedono, oltre alle qualità della meccanica, anche quelle dell’intelligenza artificiale. In agricoltura, questa tecnologia viene usata “essenzialmente nei sistemi di visione per fare selezione e capire come trattare, cosa raccogliere, cosa eliminare”, dice Alessandro Malavolti, presidente di Federunacoma, per un’agricoltura che vuole ridurre gli agrofarmaci ed essere più sostenibile. I sistemi di visione comprendono moderni sensori che rilevano un gran numero di informazioni e le forniscono agli algoritmi. “La macchina vede un frutto rosso e lo raccoglie, lo vede giallo e memorizza di passare tra una settimana, lo vede verde e passerà tra tre settimane”, spiega il presidente. E alcune coltivazioni, come il vigneto, richiedono un elevatissimo numero di diverse lavorazioni. 

L’ultima frontiera è quella del Deep Learning. I dati storici vengono analizzati e confrontati con le scelte per desumere tentativi interessanti per una sperimentazione scientifica che migliori i parametri messi in gioco.

Ortofrutta e stalle sono dunque i principali campi d’intervento dell’attuale robotica in Italia. Il robot serve in quelle attività dove è richiesta tanta manodopera, dove servono tante ore di lavoro: possono quindi fare la differenza nel diserbo selettivo, nella sarchiatura, nella raccolta dei prodotti, per le erbacce. “In agricoltura tendiamo ad avere robot sostitutivi dell’attività umana, più che robot collaborativi, solitamente impiegati in ambienti stabili e catene di assemblaggio”, riprende Malavolti; “chi ha 500 ettari di mais continuerà a raccoglierlo con la mietitrebbia”.

Grande attenzione è dedicata alla sicurezza, con una sensoristica studiata specificamente per evitare incidenti. Quando sono in gioco grandi forze e attrezzi metallici, infatti, non si può trascurare nulla.

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