Pere italiane, piovono pietre

Il bombardamento di grandine che si è abbattuto in Emilia-Romagna lo scorso 5 settembre ha colpito in maniera pesante il cuore del comparto pericolo italiano dal momento che l’areale compreso tra Ferrara e Modena (che ha pagato maggiormente per la forte intensità del fenomeno registrata nella parte nord della provincia, vicino al confine con Mantova) rappresenta uno dei punti nevralgici per la produzione di pere del Paese.

Oltre 40 milioni i danni causati all’intero indotto, secondo le stime dell’organizzazione interprofessionale e circa 25 milioni quelli cagionati ai produttori. La grandine, in pratica, ha “bruciato” il 13% della produzione di Abate e Kaiser dell’Emilia Romagna.

«“In quel momento – dichiara Amidei – diverse varietà fortunatamente erano già state raccolte e i danni quindi si sono concentrati in particolare su Abate, di cui era stato raccolto circa il 35% e Kaiser, anche se in uno stadio più avanzato di raccolta. Sulla base delle informazioni dei Tecnici delle strutture socie dell’OI Pera – conclude Gianni Amidei, presidente dell’Organizzazione Interprofessionale Pera – si quantifica una perdita di circa 39.000 tonnellate».

Sul fronte commerciale, la riduzione dei volumi attesi nel canale distributivo potrebbe determinare degli aumenti dei prezzi che, secondo Amidei, «potrebbero arrivare al 10%. Se così sarà – ha precisato Amidei – in considerazione che le perdite sono state intorno al 15% e che stimiamo di potere recuperare un 10% sul prezzo, possiamo ipotizzare che in concreto andrà perso il 5% del raccolto».

 

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