Lofrese lancia una gamma di legumi bio da filiera 100% made in Italy

Giusto reddito per gli agricoltori e sostenibilità dal packaging alla logistica nella nuova gamma di Lofrese che punta anche sul residuo zero nel convenzionale

Lofrese è dal 2012 produttore di legumi (bio e convenzionali)

Lofrese, azienda con sede a Gravina in Puglia (Ba), lancia una nuova gamma di legumi biologici da filiera controllata 100% italiana: 100 aziende agricole del Mezzogiorno (Puglia, Basilicata e Sicilia), oltre 5 mila ettari coltivati e una produzione di 8 mila tonnellate l’anno.

Una linea che punta alla piena sostenibilità: ambientale, economica e sociale

Filiera italiana Lofrese
Filiera Lofrese

La nuovissima gamma spazia da prodotti secchi, ai Cottipronti Bio, conservati in pratici barattoli di vetro ai Legumiziosi, un mix di legumi e cereali a rapida cottura che permette di preparare un pasto nutrizionalmente completo in soli 10 minuti. E ancora: il Cous Cous di Legumi, la gamma i Semi, una selezione snack, I Rustici, leguminose antiche, e le Farine di Legumi.

“Operiamo stipulando rapporti contrattuali con centinaia di aziende agricole locali -spiega Antonio Lofrese, Ceo di Lofrese Spa-  garantendo loro il giusto reddito pur contenendo i prezzi di mercato in virtù della filiera. Distribuiamo le sementi e forniamo la consulenza tecnica dei nostri agronomi al fine di elevare lo standard qualitativo delle leguminose di sola origine nazionale, dall’aumento delle rese in campo al prodotto a residuo zero anche per agricoltura convenzionale, consolidando il rapporto di fiducia con gli agricoltori locali”.

La scelta del packaging rispetta criteri di sostenibilità. “Per tutte le nostre linee confezionate in astuccio abbiamo scelto una carta certificata Fsc (Forest Stewardship Council). L’utilizzo di collanti naturali e di colori di stampa ad acqua, invece di solventi chimici, ci consente un riciclo totale nella carta delle nostre confezioni”. Anche la logistica è a basso impatto ambientale: le merci stoccate in casse intermodali centrate vengono quindi caricate su rotaie o imbarcate a pieno carico, riducendo l’impatto sull’ambiente dell’85%, rispetto a un trasporto tutto stradale.

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