Cia Ravenna, allarme abbandono campi

I prezzi all’origine per molti prodotti continuano a non coprire i costi di produzione, con una remuneratività scarsa o assente; per certe colture diminuisce la superficie coltivata e non solo per motivi fisiologici, ma anche per scelte degli imprenditori agricoli.

La situazione. Questi i risultati emersi dalla presentazione dell’Annata agraria 2015 di Cia Ravenna che – dal bilancio dei dati raccolti e delle previsioni sull’ipotesi di chiusura dell’anno, che vedono andamenti diversificati in base non solo ai differenti comparti ma anche all’interno dello stesso comparto – ha confermato, nella provincia di Ravenna, le difficoltà sostanziali difficoltà di tutta la filiera agricola.

«Le imprese agricole nella nostra provincia – si legge nella nota di Cia Ravenna – continuano a diminuire, i giovani stentano ad intraprendere questa strada anche per gli investimenti iniziali importanti. Anche l’andamento climatico, che per certe colture come ad esempio l’olivo, la vite (seppur per quest’ultima con alcune differenziazioni), il kiwi, è stato complessivamente molto favorevole e, al di là delle rese produttive, ha determinato qualità molto elevate, su altre ha avuto effetti non positivi come ad esempio per le drupacee o per alcune orticole e colture industriali».

La frutta. Fra i comparti, il frutticolo resta fra quelli maggiormente problematici con la volatilità dei prezzi che è sempre una minaccia. Con le Nettarine che continuano a registrare exploit alquanto negativi. Le pere nel 2015 registrano segnali positivi per quantità, qualità e quotazione dei prezzi. Da ricordare che il 2015 ha visto la nascita di due importanti poli produttivi, quali Opera e Origine Group. Per il kiwi – con una buona produzione e una buona qualità e calibri di pezzatura medio-elevata – lo scenario sarà più definito verso la primavera 2016, in particolare per quanto riguarda il mercato e le quotazioni del prezzo.

Le orticole. Flessioni di superfici, e in questi casi anche contrazione produttiva, per il comparto delle colture industriali e delle orticole.

Gli effetti combinati della nuova Pac, delle politiche europee e della Legge di Stabilità dovrebbero rappresentare un aiuto per il settore. Settore che avrebbe necessità di essere maggiormente aggregato. «L’esigenza di maggior organizzazione e pianificazione – ha affermato l’euro parlamentare Paolo De Castro -, per la fase di coltivazione ma anche per quella di commercializzazione è dirimente. Il lavoro svolto dentro le aziende sta cominciando a funzionare ma è necessario organizzarsi anche per la parte esterna all’azienda. C’è un problema relativo alla nostra dimensione organizzativa, ma l’altra problematica è la dimensione delle controparti. L’Europa non può non sedere ai tavoli dei confronti internazionali anche se vogliamo conquistare come Made in Italy lo spazio occupato da chi spaccia prodotti come italiani e che tali non sono. Il mondo vuole il Made in Italy? Dobbiamo essere in grado di esportarli, di farli arrivare dove li chiedono, e occupare lo spazio di italianità che ci spetta».

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