Fruit Innovation, il bilancio di Pugliese

Francesco Pugliese, ceo di Conad
Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad

Una volta conclusa la prima edizione di Fruit Innovation, il presidente della fiera, Francesco Pugliese, ha accettato di fare un primo bilancio anticipando già, alla luce del feedback avuto nella missione statunitense a Chicago, al FMI Connect, quali sono i programmi per l’edizione 2016.

Qual è il bilancio che si può tracciare? È soddisfatto?

«Per gli espositori, il bilancio di Fruit Innovation 2015 è positivo. Unanime il consenso raccolto sulla location e sull’organizzazione, forte l’adesione da parte della gdo italiana, buono l’andamento del buyers programme con i compratori esteri, interessanti le presentazioni che si sono susseguite nei tre giorni della manifestazione focalizzati sulla valorizzazione del reparto ortofrutta nei negozi della gdo. Direi quindi buona la prima considerando che la manifestazione è stata realizzata in soli 7 mesi».

È possibile avere qualche numero?

«233 espositori dei quali 15 esteri e 61 nel campo delle tecnologie. Al di là dei numeri la presenza espositiva è stata altamente qualificata. Tutti i leader nell’ambito degli specifici settori erano presenti coordinati dalle organizzazioni e dai consorzi rappresentativi dei settori. Anche la IV gamma era presenta al gran completo. L’evento ha inoltre ospitato un ricco programma di incontri B2B. Sono stati infatti organizzati oltre 250 incontri che hanno coinvolto 50 espositori e 30 buyers selezionati  da 21 paesi tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi, India, Brasile, Marocco, Egitto, Cina».

La vicinanza/concomitanza con Expo è stata un vulnus o un punto di forza?

«Difficile dare una risposta. Certamente la concomitanza con Expo ha indotto alcuni visitatori della manifestazione ad accorciare la loro vista alla mostra per visitare l’Expo. Parallelamente alcune delegazioni in visita all’Expo, tra queste ad esempio l’Argentina, sono venute a Fruit Innovation scoprendo reali opportunità di business in fiera e chiedendo di partecipare alla prossima edizione».

Punti di forza e punti di debolezza (tra le obiezioni è stato osservato che mancavano gli stranieri mentre un grande imprinting l’ha dato la partecipazione delle grandi catene della Gdo tra i buyer)

«Una fiera alla prima edizione non poteva già porsi all’attenzione di tutta la comunità internazionale dell’ortofrutta. La presenza della Gdo e la qualificata presenza di operatori italiani e di alcuni grossi player internazionali è stata percepita molto positivamente dagli espositori. Gli organizzatori stanno già lavorando ad un intenso programma promozionale e di comunicazione per migliorare l’internazionalizzazione del brand. Un dato molto positivo è stato che alcuni espositori hanno scelto Fruit Innovation per lanciare nuovi prodotti. E quando una fiera propone vera innovazione è in grado di attrarre decision maker e operatori altamente qualificati».

Quali sono stati i feedback dagli espositori?

«Sintetizzo un commento a più voci  raccolto in fiera: “usciamo da questa esperienza convinti che una fiera internazionale dell’ortofrutta in Italia si possa fare solo a Milano. Location e organizzazione sono promosse a pieni voti. A conferma di ciò gli organizzatori segnalano che la campagna rebooking, che si concluderà a fine mese, è incoraggiante. Oltre il 50% delle presenze del 2015 ci saranno anche alla prossima edizione».

Avete già iniziato a lavorare alla prossima edizione e verso quale direzione state spingendo forti dell’esperienza della prima?

«Archiviato positivamente l’esordio, si è già al lavoro per l’organizzazione della prossima edizione che si svolgerà a Fiera Milano dal 4 al 6 maggio 2016. Il target è di incrementare il numero degli espositori allineandoci nell’arco di tre edizioni a Fruit Attraction di Madrid. Inoltre l’obiettivo è rafforzare le presenze internazionali, sia dai Paesi dell’Emisfero Sud che sono fornitori di ortofrutta dell’Europa in contro-stagione sia dai Paesi che costituiscono i tradizionali mercati di sbocco dell’ortofrutta italiana ed europea e dai nuovi mercati, rappresentati da Middle East, Far East, India e Cina. Nei mie intendimenti c’è poi il programma della cabina di regia. Vi partecipano tutti i componenti qualificati e rappresentativi dell’ortofrutta e della distribuzione e non vuole svolgere solo un ruolo di indirizzo per Fruit Innovation ma ha la potenzialità per diventare la cabina di regia di politica industriale del settore per permettere il miglioramento dell’efficienza e della qualità di tutta la supply chain dal produttore al consumatore. È già in calendario il prossimo incontro che sarà il 15 luglio».

Al rientro da Chicago, quali sono stati i feedback?

«Certamente aver avuto la possibilità promuovere Fruit Innovation insieme a Tutto Food, Cibus e Vinitaly a FMI è stata una bella vetrina per promuovere l’eccellenza dell’agroalimentare italiano al mercato americano. L’ortofrutta è la seconda voce dell’export agro-alimentare italiano dopo il vino e rappresenta un terzo del made in Italy agro-alimentare. Nel 2014 l’Italia ha esportato 3 milioni e 876 mila tonnellate per un valore di circa 4 miliardi e 100 milioni di euro. L’export italiano dell’ortofrutta è in crescita da 10 anni: il 2014 si è chiuso con un +4,4% in volume. Per quanto riguarda la frutta, i primi cinque prodotti italiani sono: mele, arance, uva da tavola, pesche, pere. Nel kiwi l’Italia è il primo produttore mondiale. Prodotti come il kiwi e l’uva da tavola entrano anche nel mercato degli States. Tra gli obiettivi di Fruit Innovation c’è anche quello di approfondire le relazioni con gli Stati Uniti».

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