Con l’approvazione del Senato, quasi all’unanimità (195 voti a favore, uno contrario e un astenuto, il testo torna alla Camera per la terza lettura), del ddl 988 sull’agricoltura con metodo biologico, il bio italiano riceve un’ulteriore spinta. E va nella direzione delle politiche Ue che puntano ad avere il 25% della superficie agricola europea coltivata a biologico (l’Italia ha il record con il 15,8%). Ma fa discutere l’equiparazione della biodinamica all’agricoltura biologica.
Tra le novità della legge anche la revisione dei controlli
Tra le più importanti novità, la legge istituisce il marchio Biologico italiano per contrassegnare tutti i prodotti bio ottenuti da materia prima nazionale. E delega il governo a emanare (entro 18 mesi) uno o più decreti legislativi per procedere a una revisione della normativa in materia di armonizzazione e razionalizzazione sui controlli per la produzione agricola e agroalimentare biologica.
Viene istituito, inoltre, un Tavolo tecnico presso il ministero delle Politiche Agricole, al fine di individuare le criticità del settore. Rafforzata, poi, la filiera biologica con il riconoscimento dei bio-distretti. Previsto anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione su provenienza, qualità e tracciabilità dei prodotti.
Coldiretti, nell’esprimere soddisfazione all’approvazione, ha ricordato che i consumi domestici di alimenti bio sono saliti alla cifra record di 3,3 miliardi di euro. “La possibilità di riconoscere i prodotti di origine nazionale rafforza la leadership dell’Italia che è il primo Paese europeo per numero di aziende agricole impegnate nel biologico dove sono saliti a ben a 80643 gli operatori coinvolti (+2%), mentre anche le superfici coltivate a biologico sono arrivate a sfiorare i 2 milioni di ettari (+2%)”.
Italia primo esportatore di prodotti biodinamici
L’unico punto che ha diviso l’Aula del Senato è stata l’equiparazione, prevista dal testo, dell’agricoltura biodinamica a quella biologica. ll disegno di legge prevede, infatti, che una quota di fondi pubblici venga dedicata specificamente alla ricerca scientifica, alla formazione nel settore biologico e, quindi, all’equiparato biodinamico.
La senatrice a vita Elena Cattaneo ha criticato la scelta definendo l’agricoltura biodinamica una pratica priva di basi scientifiche. Al di là delle discutibili metodologie utilizzate, va ricordato che l’Italia è il primo esportatore europeo di prodotto biodinamico (il movimento biodinamico è presente in oltre 60 Paesi nel mondo). I suoi prodotti riscuotono forte interesse su diversi mercati, a cominciare da quelli del Nord Europa, Sudest asiatico e Usa (un esempio illustre sono i vini).
“L’export biodinamico è aumentato del 14% nel corso del 2020, contribuendo a valorizzare il made in Italy sui mercati più remunerativi -ha ricordato Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica-. L’agricoltura biodinamica è un modello sostenibile e redditizio: il fatturato medio per ettaro di un’azienda certificata biodinamica risulta essere di 13.309 euro, di gran lunga superiore alla produzione lorda vendibile di un’azienda convenzionale (3.207 euro)”. Altri competitor, come la Spagna, stanno puntando a sviluppare il settore. “È ora necessario dare il via, anche in Italia, a corsi di laurea e scuole di alta formazione in agricoltura biodinamica, nonché a programmi di ricerca scientifica, come già avviene nei principali paesi europei”.
Sul tavolo rimangono altri step fondamentali: la riforma della Politica agricola comune, il nuovo Regolamento europeo sul bio che entrerà in vigore a inizio 2022, l’attuazione del Recovery plan che punta su green e digitale, la strategia Farm to Fork che mira al 25% delle superfici biologiche, riduzione del 50% dei pesticidi chimici e del 20% dei fertilizzanti entro il 2030.