Pomodoro: accordo sul lavoro tra OI, Regione Emilia-Romagna e filiera

L'intesa sulle politiche pubbliche di formazione in ambito lavorativo vuole essere una best practice da estendere al Nord Italia

La regione Emilia-Romagna, con 2mila produttori agricoli e 28 stabilimenti di trasformazione, è leader al Nord per la coltivazione del pomodoro
l'Emilia-Romagna, con 2mila produttori agricoli e 28 stabilimenti di trasformazione, è leader al Nord per la coltivazione del pomodoro

Raggiunto a Parma l’accordo di collaborazione tra OI Pomodoro da industria del Nord Italia, Regione Emilia-Romagna e i portatori di interesse della filiera del pomodoro – produttori agricoli e industriali trasformatori – per definire le politiche di formazione pubbliche in ambito lavorativo. L’intesa raggiunta vuole essere una best practice da sperimentare in tutta l’Emilia-Romagna, in cui operano 2mila produttori agricoli e 28 stabilimenti di trasformazione. E da estendere poi a tutto il Nord Italia.

Tiberio Rabboni: “Una filiera che operi nella legalità e valorizzazione del lavoro e dei lavoratori”

Il confronto, promosso dall’OI, si è svolto alla Stazione sperimentale dell’industria delle conserve alimentari di Parma. L’Emilia-Romagna è territorio leader della coltivazione del pomodoro del Nord Italia (circa il 70%, con 24.140 ettari nel 2018). “L’OI –ha spiegato il presidente Tiberio Rabboni – è pronta a ricoprire il ruolo di facilitatore di un dialogo sempre più intenso con la Regione Emilia-Romagna e con gli attori della filiera. Una best practice che potremmo poi estendere a tutto il Nord Italia. Vogliamo che la filiera del Nord Italia abbia sempre più nella legalità, nella tutela e nella valorizzazione professionale del lavoro e dei lavoratori un tratto distintivo inoppugnabile”.

Risparmio idrico, conoscenza dei mercati esteri, tecnologie: serve formazione continua

Diversi gli interventi che si sono succeduti. Un capitolo fondamentale quello della formazione e delle nuove tecnologie. “Per superare la stagnazione dei mercati interni – ha messo in evidenza Aldo Rodolfi, vicepresidente Anicav– è fondamentale puntare sulle esportazioni e, pertanto, è bene che la formazione si concentri sull’aumento delle competenze in termini di internazionalizzazione e di conoscenza delle normative dei mercati esteri”. Per Roberto Iovino (Flai Cgil nazionale) “la formazione deve essere prevista lungo tutto l’arco della vita”. Per il presidente del Consorzio agrario Terrepadane Marco Crotti “serve soprattutto sui temi dell’acqua e del risparmio idrico”.   “Senza competitività e innovazione non si può andare avanti” ha sottolineato Michele Distefano (Enapra Confagricoltura), mentre Fabrizio Affaticati (segretario generale Fai Cisl Parma) ha ribadito il no al “lavoro a basso prezzo”.

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