Il business di spezie ed erbe a Macfrut #vocidellortofrutta

Per la seconda edizione attesi una sessantina di espositori internazionali: i nuovi trend raccontati a Milano da un panel di esperti

I partecipanti all'evento di avvicinamento al Salone dedicato a spezie ed erbe, tra cui il presidente di Macfrut Renzo Piraccini
I partecipanti all'incontro di avvicinamento al Salone dedicato a spezie ed erbe, tra cui il presidente di Macfrut Renzo Piraccini

“Ė un salone fortemente voluto, c’è grande interesse globale. Il futuro di gran parte della farmaceutica è legato a questi prodotti: molecole organiche che sostituiscono i prodotti di sintesi. Non ci sarà il mercatino delle erbe e delle spezie. Sarà un momento di confronto della filiera in chiave internazionale.  L’edizione di quest’anno ha il 50% in più di espositori esteri: una misura di aziende medie”. Così Renzo Piraccini, presidente di Macfrut, che a Milano ha introdotto un evento di avvicinamento (Officinali in agricoltura: una scelta sostenibile) alla seconda edizione di Spices&Herbs Global Expo, il Salone dedicato a erbe e spezie officinali (Rimini Expo Centre 3-5 maggio 2023). Gli utilizzi sono numerosi: spezie e aromi, alimenti e bevande, infusi e tisane, cosmetici, coloranti naturali, agrofarmaci, integratori, farmaci, presidi sanitari. Il futuro dell’agrochimica sarà naturale e il comparto sposa perfettamente la politica del Green Deal.

Il boom degli infusi che incalzano tè e caffè

La nuova location per il Salone delle spezie ed erbe
La nuova location

La nuova edizione presenta alcune novità. Innanzitutto la location (padiglione A1, accanto all’ingresso della fiera). È prevista la presenza di una sessantina di espositori, il 50% sono aziende internazionali, anche extra Ue, Indonesia, Sudamerica, una grossa collettiva dall’Albania. Ci sarà poi un’area sensoriale gestita dal Gruppo ricerca piante officinali dell’Università di Padova (Gripo) e un herbal factory con dimostrazioni ed esposizione di macchinari, oltre a un vero campo dedicato a piante officinali e aromatiche, con tante curiosità. Due gli appuntamenti di approfondimento internazionale: La sostenibilità della produzione delle piante officinali (giovedì 4 maggio, ore 10.30, sala conferenze Spices & Hebes, Pad. 2); il secondo tratterà un tema che rappresenta un nuovo trend: Il fascino dell’infuso (venerdì 4 maggio, ore 11, sala conferenze Spices & Hebes, Pad. 2).

Integratori e medicali gli sbocchi prevalenti

Gli sbocchi del business spezie ed erbe
Gli sbocchi del business

Assoerbe raggruppa le principali aziende che trattano le piante officinali. È stato il presidente Renato Iguera a raccontare l’incidenza dell’Italia su questo comparto basandosi su un’indagine effettuata nel 2020 tra i soci. L’origine delle materie prime vegetali è divisa equamente: un terzo ciascuna tra Italia, Ue ed extra Ue; sulle droghe vegetali l’approvvigionamento è prevalentemente europeo (il 78%, solo il 2% dall’Italia) mentre sugli estratti dominano i Paesi extra Ue (81,3%), come Africa, Cina, Indonesia, con l’Italia che ha un peso minoritario (6,2%). Le piante spontanee (38%) giocano ancora un ruolo importante. Gli sbocchi prevalenti sono integratori alimentari e medicinali (rispettivamente 44% e 43%); molto distanziate bevande e liquori (4,3%), e infusi (3%) che però hanno un grande potenziale; quindi cosmetica e veterinaria (circa il 2%). Tra le 10 materie prime grezze più importanti -ha raccontato- ci sono soprattutto passiflora e camomilla; poi artemisia, genziana. Tra le droghe vegetali il mirtillo nero, cardo mariano, serenoa. Per gli estratti domina la curcuma, quindi tè, valeriana, liquirizia, cardo mariano.

Italia prima produttrice in Europa per la passiflora, forte domanda di camomilla

La produzione italiana di spezie ed erbe e i distretti
La produzione italiana e i distretti

La Fippo raduna 140 aziende associate, per 2627 ettari stimati, 2500 tonnellate di prodotto secco e 15-18 tons di oli essenziali. Il presidente Andrea Primavera ha raccontato il mercato italiano, le opportunità e i trend futuri. “Il mercato europeo è stimato in 4 miliardi, al primo posto c’è la Germania: ad Amburgo ci sono i 4 colossi del settore tra cui la Martin Bauer che fattura 900 milioni di euro di materie prime. Seguono la Francia e l’Italia il cui mercato vale circa 500-800 milioni: il paradosso è che l’80% è destinato all’esportazione. L’origano siciliano è esportato quasi al 90%”. La produzione è diffusa lungo tutto lo Stivale con alcuni distretti, quello della menta per il Piemonte, per esempio; tra le curiosità il coriandolo coltivato per uso sementiero tra Romagna e Marche.

“Tra i prodotti chiave della nostra produzione c’è l’olio essenziale di bergamotto, utilizzato sia a livello alimentare che cosmetico; un secondo è la passiflora incarnata, pianta che ha avuto una grossa ribalta negli ultimi anni: siamo i primi produttori in Europa con circa 1500 tonnellate.  La esportiamo soprattutto in Germania, come tisana, estratto, è andata molto in pandemia.  Il peperoncino ha produzione abbastanza irrisoria, circa 100 tonnellate. Oggi non si riesce a fare il cardo mariano e si importa dall’ Austria e prima dall’Ucraina”. Il livello della produzione italiana è ritenuto molto alto e pertanto richiesta da molti Paesi. “In futuro sono molto interessanti le piante per gli infusi: un mondo in forte evoluzione che sta conquistando quote di mercato a tè e caffè. C’è molta richiesta di camomilla, non se ne produce abbastanza. Noi non dobbiamo avere paura della competizione: dobbiamo fare la Ferrari delle piante medicinali, con prezzi al pari di quelli europei. Abbiamo un forte controllo qualità, molto più alto di quello ortofrutticolo come campionamento, tra l’80 e 90%: è una filiera molto esigente. L’utilizzo di pesticidi sulle piante officinali è complicato: non ci sono i prodotti registrati e questo costringe le aziende ad adottare meccanizzazione e agricoltura di precisione. Il prodotto bio vale il doppio del convenzionale”.

La mappatura dello zafferano italiano: 600 produttori e qualità eccellente

Luca Giupponi, botanico e ricercatore Università degli Studi di Milano, polo Unimont
Luca Giupponi, ricercatore Università degli Studi di Milano, polo Unimont

Che l’Italia sia campione di biodiversità in Europa è risaputo, ma con quali varietà? A Edolo, in Alta Val Camonica, il polo d’eccellenza Unimont, dell’Università di Milano, lavora sulla agrobiodiversità e sulla caratterizzazione di specie officinali che possono rappresentare nuove opportunità produttive per le piccole imprese di montagna. “Siamo stati i primi a mappare in Lombardia cosa era rimasto in termini di varietà rare e antiche nel 2020: ne abbiamo trovate più di 70. Sono localizzate nelle are collinari e montani. Nel 2021 lo abbiamo fatto per l’Italia e ne abbiamo individuate 1600, numero ancora sottostimato: meno del 5% sono caratterizzate, sul resto la scienza non ha ancora fatto ricerca” ha spiegato il botanico e ricercatore Luca Giupponi.  La caigua, una pianta andina che in Val Camonica ha attecchito da sessant’anni è tra le più curiose.  “Ci occupiamo di scovare nuove risorse di interesse agroalimentare e officinale. La stiamo caratterizzando da qui ai prossimi anni: abbassa il colesterolo ma non sappiamo quale molecola sia implicata, c’è un azienda agricola che ha cominciato la produzione”. Tra gli altri esempi il carciofo che cresce sulle Alpi, il grano siberiano valtellinese, una pianta officinale per la cultura asiatica e che noi trattiamo come infestante. “Nei prossimi tre anni con i fondi del Pnrr e il coinvolgimento dell’Università di Milano andremo ancora di più a ricercare queste eccellenze e a caratterizzarle”.  A Edolo da anni si fa ricerca anche sullo zafferano, la spezia più preziosa al mondo. “Analizziamo i campioni da tutta Italia e mappiamo i produttori: sono piccoli, ne abbiamo contati più di 600. Abbiamo caratterizzato la qualità e il 90% è di prima categoria, eccellente. Buona parte è coltivato in ambiente collinare ma anche oltre i mille metri”.

 

 

 

 

 

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