I consumi di ortofrutta crescono in Germania. Italia capofila per l’export

Sostenibilità e maggiore attenzione allo spreco alimentare; forte progressione del biologico e una più marcata ricerca della stagionalità. Il retail tedesco dà più spazio a frutta e verdura di qualità assecondando e foraggiando il forte cambiamento culturale e sociale che trasporta il consumatore locale verso una nuova prospettiva alimentare, fatta di proposte più salubri e rispettose dell’ambiente. Finiti i tempi dello stereotipo della cucina tedesca basata su conservati e insaccati, con un menù ripetitivo, oggi, complice anche il profondo cambiamento sociale determinato dalla massiccia immigrazione dai paesi del Vicino Oriente, Turchia in primis, la tavola dei tedeschi si arricchisce di un nuovo rapporto con frutta e verdura; che, per ragioni climatiche, deve essere importata spesso dall’Europa del Sud, con Italia, Spagna e Francia a rappresentare i maggiori partner commerciali.

L’Italia è il principale Paese fornitore di ortofrutta per il mercato tedesco, con un volume di frutta e verdura che si aggira intorno alle 389mila tonnellate l’anno. L’importazione totale, da parte della Germania, di F&V si aggira sulle 2 mln di tonnellate di frutta fresca e 3 mln di verdura fresca annuale, mentre il Paese ha un grado di autosufficienza che sfiora il 25% per quanto riguarda la frutta e del 40% per gli ortaggi.

Punto nodale per tutto il mercato ortofrutticolo tedesco è l’innalzamento qualitativo dell’offerta, uno degli elementi sui quali gli operatori del settore stanno investendo in questo frangente di mercato. Nel 2016, la produzione di frutta ha raggiunto gli 1,3 mln di tonnellate e i 3,2 mln di tonnellate quella di verdura. Tra le tipologie di frutta più coltivate, mele, susine e fragole mentre carote, cipolle e cavolo bianco sono il podio per quanto riguarda le coltivazioni di verdura. Si tratta di prodotti “classici”, che da sempre costituiscono i pilastri del consumo dei tedeschi nella categoria, anche se i gusti dei consumatori sono rapidamente passati a un approccio più “mediterraneo”, visto che nel retail moderno gli ortaggi più consumati sono stati i pomodori, (d’importazione) così come le banane e l’uva che svettano nelle preferenze nella frutta.

Di fatto, anche in Germania si stanno replicando i trend di consumo che attraversano tutto l’Occidente: aumento della IV gamma, di frutta e verdura adatta a un consumo on the go, all’ascesa dei piccoli frutti e della frutta tropicale, elementi che accomunano la distribuzione moderna tedesca a quello di altre grandi piazze europee.

Analogo il discorso per quanto riguarda l’ascesa delle vendite di biologico: la Germania è il mercato più grande e ricettivo del Vecchio Continente, il 7% della sua produzione interna è certificato bio, quindi importa gran parte del suo fabbisogno crescente dall’estero. I cittadini tedeschi consumano circa 90 kg di frutta l’anno, per un controvalore superiore ai 180 euro e 72 chilogrammi di verdura, per una spesa analoga. Nel 2017, secondo dati Ami e Gfk, le vendite al dettaglio hanno superato i 15,8 miliardi di euro, (+ 4% rispetto al 2016), dei quali 7,6 miliardi di euro spesi per la sola frutta, record storico per la Germania.

Alla base di queste dinamiche espansive del mercato non si osserva una politica di prezzo aggressiva: l’incremento della qualità media comporta un andamento dei prezzi ascendente, a confermare che siamo di fronte a un cambiamento strutturale nelle abitudini di consumo dei tedeschi rispetto a frutta e verdura, uno dei tasselli più evidenti della crescita della sensibilità media nei confronti del buon cibo.

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