Da prodotti e scarti ortofrutticoli biomolecole per la nutraceutica

A Fruit Logistica i risultati di due progetti universitari che hanno riguardato la Melannurca campana Igp e alcune filiere, agrumicola, olivicola e brassicola

Dagli scarti  ortofrutticoli si possono ottenere biomolecole attive di interesse farmacologico e per la nutraceutica. A Fruit Logistica, nello spazio allestito all’Italian Fruit Village, se ne è parlato in un evento (Valorizzazione dei prodotti agroalimentari attraverso l’applicazione di tecnologie ecosostenibili) moderato da Luca Moroni, giornalista di Fresh Point Magazine, con focus su alcuni  progetti universitari.

“La nutraceutica tutela sia la salute che l’ambiente e anche dai prodotti di scarto si possono isolare nutraceutici. L’Italia è un patrimonio di biodiversità: sono state individuate più di 11 mila specie vegetali con elevato tasso di endemismo” ha introdotto l’argomento Giacomo Pepe, docente di Chimica Farmaceutica dell’Università degli Studi di Salerno. Peccato che questa  sia minacciata dalle attività umane, come dal cambiamento climatico. “Nel 2100 si ipotizza un aumento delle temperature; le precipitazioni si sono ridotte del 10% rispetto al ventennio scorso e fino al 20% nel 2100. Con l’incremento demografico (10 milioni di persone nel 2050) si tenderà a produrre di più a scapito della qualità. E si andrà incontro ad agricoltura intensiva, utilizzo di fertilizzanti e pesticidi aggravando la situazione”.

Il progetto sulla Melannurca campana Igp

La crescita dei volumi di produzione della Melannurca campana Igp
La crescita dei volumi di produzione della Melannurca Igp

La positive nutrition è il futuro e l’interesse della nutraceutica è fornire biomolecole da estratti vegetali per persone sane, che le facciano stare meglio, evitando patologie. “Oggi l’equilibrio del microbiota dipende dall’alimentazione. Se troppo ricca di grassi saturi produce un metabolita, Tmao, poco conosciuto fino a qualche anno, che può portare a eventi cardiovascolari gravi” ha spiegato Ettore Novellino, docente di Chimica Farmaceutica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Come ridurlo? “Dalle vinacce dell’Aglianico abbiamo estratto un fitocomplesso, taurisolo, capace di ridurre i valori del colesterolo Ldl (quello cattivo, ndr) ma anche del Tmao”.

Un altro esempio arriva dalla collaborazione decennale con il Consorzio della Melannurca campana Igp. “Abbiamo scoperto che l’estratto di Melannurca controlla i livelli di colesterolo e incrementa le Hdl, proprietà che ha solo questa mela. Dalle foglie abbiamo poi isolato un fitocomplesso che permette la ricrescita e ricolorazione dei capelli”.

Queste ricerche sono state un volano per la produzione della Melannurca, passata da 3,5 a 7 milioni e mezzo di chili  in dieci anni e l’estratto viene venduto in diversi Paesi del mondo. “I volumi sono raddoppiati -ha ricordato il presidente del Consorzio Giuseppe Giaccio– e oggi c’è un’immagine diversa della Melannurca, richiesta anche da zone dove era sconosciuta. La collaborazione ha valorizzato le qualità interne del prodotto che esteticamente non ha appeal”.

Progema: gli scarti diventano valore. I risultati su agrumi, luppolo e filiera olivicola

Gli agrumi sono un prodotto di economia circolare
Le arance sono sempre più un prodotto di economia circolare

Un esempio delle potenzialità dell’economia circolare arriva da Progema, un progetto green per l’estrazione di principi attivi da estratti di scarti di matrice organica (e non) per l’utilizzo in ambito nutraceutico, farmaceutico e cosmetico.  Vede coinvolti l’Università di Palermo, capofila, un consorzio che unisce Università di Salerno, Cnr di Napoli e Università di Napoli Federico II; poi l’Università La Sapienza di Roma, il Policlinico Gemelli e diverse aziende. “Dalle acque di coltura di fonte olearia, che sono fonte di inquinamento, abbiamo estratto principi attivi. Sono state usate anche matrici da microalghe, scarti della filiera degli agrumi e della birra (luppolo). Il 28 aprile ci sarà un congresso a Palermo dove verranno presentati i risultati del progetto” ha ricordato Patrizia Diana, docente di Chimica Farmaceutica dell’Università degli studi di Palermo.

Alcuni risultati  sono stati anticipati da Carmine Ostacolo, docente di Chimica Farmaceutica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.  “Le acque di scarto della filiera olearia sono state utilizzate in un fotobioreattore come terreno di coltura per la crescita della spirulina, in modo che una quota parte degli inquinanti fosse riassorbita. Tramite processi di estrazione, il digerito di spirulina, testato, ha dimostrato  effetti antipertensivi ed è  stato isolato un decapeptide, principale responsabile dell’azione biologica”. Lavoro analogo è stato fatto sul luppolo, attraverso la tecnologia della Co2 supercritica per l’estrazione: si è ottenuto l’isolamento di una frazione che ha dimostrato effetto immunostimolante. Dagli scarti della filiera agrumicola, si è ottenuta una biosostanza attiva con effetto antitumorale. “Abbiamo associato gli effetti dello scarto della filiera di birrificazione e degli agrumi in un unico prodotto in grado di supportare la chemioterapia diminuendo gli effetti tossici”.

Come intercettare i fondi del Pnrr

C’è molta attenzione sui fondi del Pnrr e, in particolare, ai contributi per le filiere agricole e all’economia circolare. “Non è chiaro spesso alle aziende come approcciare al Pnrr –ha sottolineato Pietro Campiglia, direttore del Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno-:  è estremamente complesso, prevede l’organizzazione di reti nazionali. La parola d’ordine è fare sistema tra innovazione, ricerca e produzione. I bandi scadono tra giugno, luglio e settembre, con scadenza triennale: i progetti devono essere cantierabili. Abbiamo all’Università degli Studi di Salerno un gruppo di docenti che affrontano la sfida del Pnrr: quando un gruppo di imprese ha un’idea progettuale interagisce con questo ufficio e insieme si costruisce un progetto di ricerca sull’esigenza aziendale. Con l’agricoltura possiamo giocare una carta importante nel mondo, ma con un tipo di approccio innovativo, che metta in evidenza le attività salutistiche e crei valore aggiunto anche dai prodotti di scarto”.

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