It’s Bio, eventi instore e digital a sostegno dei consumi del biologico

Aop Gruppo Vi.Va, che associa 14 Op del mondo ortofrutticolo, promuove un progetto di valorizzazione del biologico dedicato anche a un target giovane

Se uno degli atavici problemi dell’ortofrutta italiana, che possiamo riscontrare anche in altri settori, è la frammentazione e la conseguente mancanza di peso su mercati che richiedono interlocutori strutturati dimensionalmente, è interessante seguire il lancio del progetto It’s bio, promosso da Aop Gruppo Vi.Va e che punta a un approccio di valorizzazione del biologico condiviso tra distribuzione e produzione attraverso giornate di eventi instore e una presenza digital sul web e sui social. Del resto parlando di categorie nel biologico, l’ortofrutta rappresenta quasi la metà delle vendite, attestandosi al 46,1%: la frutta biologica vale il 26,1% mentre gli ortaggi bio il 20%.

“It’s Bio -dice Mario Tamanti, direttore di Aop Gruppo Vi.Va-, si pone l’obiettivo di comunicare i valori dell’ortofrutta biologica in Italia, Belgio e Grecia nel triennio 2022-2025 per un valore totale di 1,5 milioni di euro, con azioni finalizzate a migliorare la conoscenza da parte dei consumatori della filiera ortofrutticola biologica evidenziandone gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale oltre che alla salubrità e sicurezza”.

Consumi in lieve calo (ma non nei discount), serve comunicare meglio i valori del biologico

“La Ue -sottolinea Claudio Scalise, managing partner di SGMarketing– ha dato un target di sviluppo in termini di superficie da dedicare al biologico del 25% entro il 2030. Abbiamo visto che in Italia siamo ad oggi intorno al 17,4%, quindi in una buona posizione. Anche perché i principali altri produttori sono Spagna e Francia attestati intorno al 10% mentre la Germania, che è il primo mercato europeo come consumo, è appunto anch’essa intorno all’11. Guardando ai consumi interni, la crescita costante, che abbiamo registrato negli ultimi 20 anni, negli ultimi mesi ha avuto una fase di stallo (qui i dati di Nomisma diffusi al Sana), tranne che nei discount dove la crescita è sostenuta, perché è cambiato completamente lo scenario con consumatori preoccupati da tematiche quali cambiamento climatico, la guerra in Ucraina e quindi al rischio legato alla penuria e costi di gas, di elettricità. Il consumatore fa fronte con un atteggiamento molto prudente di razionalizzazione e di attenzione alla spesa”.

Le relazioni al convegno si sono soffermate anche sui tanti valori in termini di sostenibilità che spesso non sono attribuite al biologico. “Per meglio dire non comunichiamo bene -dice Scalise-, quindi questo è un elemento importante anche per il futuro cioè di cominciare a lavorare non solo sul tema della salute, ma appunto sulle implicazioni ambientali che il biologico può avere appunto rispetto appunto al futuro stesso. Abbiamo visto anche, appunto, le relazioni della produzione, per esempio del gruppo ApoFruit, che hanno presentato l’offerta e che si caratterizza sia in termini di prodotto sia di innovazione, a livello di produzione, anche in termini di soluzioni commerciali innovative come le isole di AlmaVerde Bio (guarda qui il freshtalks con Paolo Pari). Infine, abbiamo parlato con due rappresentanti della distribuzione moderna, Carrefour e Massimo Silvestrini, e con Alberto Ancarani, e Coop Italia, di quelle che sono le strategie che la grande distribuzione sta mettendo in campo per rilanciare i consumi del biologico e per cercare di superare questa fase di difficoltà, appunto, nelle vendite del prodotto, con diverse tipologie di strategie che sono state messe in campo”. Ma è proprio la capofila del progetto che ha permesso al progetto di partire.

It’s Bio promosso dalle 14 aziende che fanno parte di Aop Gruppo Vi.Va

E proprio l’Aop Gruppo Vi.Va, ci permette di parlare della forza dell’aggregazione, “È nata nel 2014 e attualmente associa 14 Op -dice Mario Tamanti, direttore di Aop Gruppo Vi.Va-. La vera novità è che con la nuova riforma Pac, l’aggregazione diventa un elemento importante per poter accedere a maggiori sostegni. Di fronte a un contesto come quello che stiamo vivendo infatti, serve un livello organizzativo ancora più alto, più specializzato e più evoluto. E quindi la nostra società è partita mettendo attorno a un tavolo 14 realtà in grado di generare un fatturato di 600 milioni di euro di valore della produzione commercializzata nel biologico. Abbiamo circa 20.000 ettari coltivati e circa 6.000 aziende agricole. Abbiamo così creato un comitato tecnico e attorno al tavolo portiamo una serie di argomenti, per esempio con It’s Bio, sviluppiamo quello promozionale, con eventi instore e digital, con la consapevolezza che promozione e formazione siano fondamentali per cercare di aumentare le vendite, in particolare del prodotto biologico, su un target di giovani o di consumatori consapevoli. Ma lavoriamo anche su altri temi come la ricerca, lo sviluppo, l’innovazione, la programmazione delle produzioni oltre all’introduzione di nuove varietà da poter diffondere nella base sociale”.

 

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