#vocidellortofrutta, Papa Meissa Wade: “Cerco partner pronti a scommettere sulla dolcezza dei prodotti africani”

Dopo 22 anni di gdo italiana l’apertura di un’azienda ortofrutticola certificata bio in Senegal. Mango, meloni, avocado, fagiolini e frutta secca il business

Papa Meissa Wade, oggi titolare dell'azienda ortofrutticola Amalib Sarl, in SenegalPapa Meissa Wade, oggi titolare dell'azienda ortofrutticola Amalib Sarl, in Senegal
Papa Meissa Wade, oggi titolare dell'azienda ortofrutticola Amalib Sarl

Studi di marketing a Parigi, poi tanta gavetta in Italia nella gdo italiana, da Esselunga, dove è stato caporeparto in varie filiali e si è specializzato nell’ortofrutta, poi in Billa e all’Eurospin. Papa Meissa Wade, 47 anni, oggi ha dato valore all’esperienza maturata aprendo nel 2017 un’azienda ortofrutticola in Senegal, Amalib Sarl, certificata bio, che punta su import-export. Continua a far da spola tra l’Africa e la Brianza dove vive la sua famiglia e per la sua nuova attività è in cerca di partenariati. Il plus? “La dolcezza dei prodotti africani, dal mango ai meloni, non ha eguali”

Dalla gdo italiana all’Africa.

Ho lavorato più di 22 nella grande distribuzione:  in primis in Esselunga, per 12 anni, dove sono stato uno dei primi uomini di colore a ricoprire ruoli di responsabilità come caporeparto: mi sono specializzato in frutta e verdura. Poi sono andato in Billa dove ho operato come responsabile controllo qualità.  Quindi l’ultimo impiego da Eurospin.

Qual è il focus dell’azienda?

Avocado Amalib Sarl, prodotto in Senegal
Avocado Amalib Sarl

L’azienda è in Senegal, la sede è a Dakar, i terreni sono a Sud del Paese, nelle zone più fertili. Primo business i fagiolini, poi mango. Con l’avocado abbiamo iniziato con poco, circa 5 ettari, ma il progetto è arrivare a 150 ettari. Coltiviamo la varietà Hass, la migliore. E stiamo provando anche con lo zenzero: il calibro è più piccolo ma il prodotto è più saporito.

Abbiamo migliaia di ettari a disposizione dove lavoriamo la frutta esotica, anche papaya. Poi tutti i tipi di meloni, Piel de Sapo, Retato, quindi limoni, peperoncini, frutta secca, come anacardi che esportiamo molto, arachidi. Abbiamo la possibilità anche di coltivare le varie tipologie di peperoni.

L’obiettivo strategico?

Noi facciamo produzione biologica certificata: siamo anche certificati Global Gap. Cerco un partner per la commercializzazione e un finanziatore: ho messo tutti i miei risparmi, ho la disponibilità di oltre 1000 ettari, al momento ne sfruttiamo un centinaio. Lo scorso anno un importatore francese mi ha ordinato 570 mila tonnellate di fagiolini, una produzione su cinque mesi, tre container la settimana. Non avevo la forza per evadere l’ordine, ho dovuto rimandare la produzione a quest’anno. Noi complessivamente arriviamo a quasi 800 mila tonnellate l’anno per tutti i prodotti.

Qual è il loro plus?

Mango africano prodotto da Amalib Sarl
Mango prodotto da Amalib Sarl

Per il mango abbiamo soprattutto la varietà Kent: rispetto a quello dell’America Latina è più dolce, anche se è ancora poco conosciuto. Anche i meloni lo sono di più: hanno un grado Brix che è al massimo.

L’Africa è terra ricchissima per biodiversità: quale prodotto potrebbe interessare il mercato italiano, magari come superfood?

Nella frutta secca ed esotica ci sono diverse potenzialità. Per esempio il frutto del baobab, che si può impiegare anche per succhi o bevande.  Ha un ottimo profilo nutrizionale. Un altro è il Madd, un frutto esotico. Anche di questo si può commercializzare il succo. I francesi lo amano molto, si trova solo in Senegal.

Dove avviene l’export?

Francia soprattutto e ho cominciato ad avviare i contatti in Italia, con Spreafico. Oggi il trasporto via nave è 10-12 giorni e ci sono tante società attive: abbiamo un’apertura verso il mondo. Posso poi spedire via aerea.

Com’è la situazione Coronavirus in Senegal?

Abbiamo pochissimi casi: circa 2mila positivi e una ventina di decessi. Non abbiamo alcun problema sul lavoro come manodopera. L’export viaggia senza problemi. Utilizzo una media di una cinquantina di persone fisse che salgono poi con la raccolta fino a 350 persone.

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