FoodEvolution, la “risposta italiana del plant-based” #vocidellortofrutta

A Tuttofood l’azienda umbra Joy ha lanciato i nuovi Burger Parepollo e PareManzo e punta  a crescere nella distribuzione italiana, come racconta il ceo Alberto Musacchio

Alberto Musacchio (a dx), ad di FoodEvolution
Alberto Musacchio (a dx), ceo di FoodEvolution, con la chef Malu Musacchio e Damiano Musacchio

A Tuttofood l’azienda umbra Joy, titolare del brand FoodEvolution, una linea di surgelati plant-based a base soia, ha lanciato le novità Burger di Parepollo e di PareManzo. Due nuove referenze che si aggiungono agli straccetti di Parepollo (premio Innovazione Better Future Award 2021 a Tuttofood), ParePancetta e Paremanzo. “Stiamo lavorando anche a una linea per il fresco e a dei piatti pronti” annuncia il ceo Alberto Musacchio, che comunica l’ingresso nel capitale della società di un grande retailer svizzero e la  prossima distribuzione dei prodotti anche in Alì, dopo Esselunga e Tosano.

Quali novità avete presentato a Tuttofood Milano?

A Tuttofood abbiamo lanciato i Burger di Parepollo e di Paremanzo, che si aggiungono agli straccetti di Parepollo, Parepancetta e Paremanzo. Stiamo lavorando anche a una linea di piatti pronti. Seguiamo la passione di famiglia, di innovazione e skill culinario e industriale, per offrire al mondo vegetariano, vegano e flexitariano, penalizzato da tempo per il sapore, qualcosa che sia di molto buono.

Come avviene la ricerca?

I prodotti nascono nel nostro stabilimento, a 30 km da Perugia. La ricerca e sviluppo è tutta interna: abbiamo un ricercatore che ha studiato all’Università di Wageningen, mio figlio e lo chef sono molto appassionati, tutti insieme lavoriamo per sviluppare nuovi prodotti.

Quali sono gli ingredienti base?

Lavoriamo su base soia, crediamo che sia stata criminalizzata in maniera sciocca: i giapponesi dicono che la soia è un dono degli dei. Abbiamo due linee di produzione: in una creiamo la “carne” con un impianto che stira la cellula proteica. Ci permette di avere ingredientistica pulita, cortissima, senza aggreganti: olio di girasole, proteina vegetale e aromi naturali. I burger sono invece aggregati: usiamo del testurizzato che acquistiamo, un legante, aromi naturali e un po’ di grassi.

In che cosa si distinguono i prodotti di Food Evolution?

La novità FoodEvolution Burger di Parepollo
La novità Burger di Parepollo

Noi siamo la risposta italiana al plant-based americano: un gusto più delicato, bilanciato e attento. Come esperto del settore, non mangio carne da 40 anni: per 30 anni il prodotto vegano è stato un po’ un “cartone”, le aziende produttrici non confidavano molto nel mercato. Poi sono venuti gli americani che hanno fatto una rivoluzione tecnologica e culinaria. Hanno però un po’ abusato del grasso e degli aromi creando un effetto esplosivo in bocca che dà sì soddisfazione, ma il prodotto è po’ difficile da digerire. Noi non usiamo la leghemoglobina di Impossibile Foods (altri usano la rapa rossa per avere l’effetto sangue), ma anche il nostro burger sfrigola. Ma ciò non deve avvenire in modo eccessivo: deve essere piacevole e gustoso e non troppo overpowering per non rimanere sullo stomaco.

Dove vengono distribuiti i prodotti Food Evolution?

Finora abbiamo lavorato con Esselunga, da un anno e mezzo Tosano ma stiamo entrando in Alì. Tutti i nostri prodotti sono frozen, come i due burger. Stiamo lavorando anche per una linea del fresco. Stiamo vedendo gli aspetti tecnici: ci auguriamo di lanciarla il prossimo anno, abbiamo bisogno di interfacciarci con l’atmosfera modificata cercando di evitare conservanti. Stiamo esportando in vari Paesi, abbiamo avuto un aumento di capitale con un’insegna della gdo elvetica e con investitori finanziari internazionali, poi c’è la mia famiglia che ha le quote maggioritarie. Il pack è elegante e usa il neologismo del Parepollo eccetera, che ha forse fatto storcere il naso al mondo della produzione di carne, ma è intoccabile.

Quando arriveranno sul mercato i nuovi i burger?

Stiamo dialogando con i vari buyer. Ci sta aiutando anche la nostra compagnia di distribuzione, c’è anche molta richiesta all’estero. Abbiamo un prodotto internazionale, ma vorremmo che l’Italia diventasse il primo mercato: oggi è al 35% Italia e 65% estero.

La fase plant-based sarà transitoria verso la carne sintetica?

Con il plant-based alla fine ci si scontra con il buyer dalla grande distribuzione. Devi essere in grado di produrre a costi molto bassi e la nostra tecnologia, usando la proteina vegetale, lo consente. Passare alla cellula animale ha costi diversi. Tutto quello che può servire, comunque, a ridurre il consumo di carne è benvenuto.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome