Scienza e tecnologia: così si vince la guerra contro i parassiti dell’uva da tavola

Come si combatte nel 2024 la guerra contro parassiti, patogeni e malattie della vite? La chimica e la scienza hanno ancora un ruolo importante in questa contesa nell’epoca in cui vanno per la maggiore il biologico, il ritorno alla natura? Non c’è dubbio che il pubblico, sulla scorta di esperienze appartenenti al passato, percepisca, spesso non correttamente, in maniera negativa l’intervento della chimica nella lotta antiparassitaria, ma è anche vero che il consumatore continua a chiedere sempre di più un prodotto esente da difetti, sano, conservabile a lungo. E guai a parlare di prezzi alti provocati dalla penuria di prodotto a causa di qualche parassita o di un nuovo pest intento a falcidiare intere coltivazioni. Di fatto si pretende allo stesso tempo la salubrità del prodotto e la sua tutela contro ogni genere di minaccia, ma spesso senza essere disposti a pagarne il prezzo. Quello che in realtà da più parti si ignora, è che in questi anni anche la chimica si è evoluta, sviluppando soluzioni dove l’impatto ambientale è ridottissimo, azioni mirate verso il singolo obiettivo senza andare a coinvolgere altri aspetti della vita della pianta.

La nuova frontiera della confusione sessuale

La frontiera dei nostri tempi si chiama “confusione sessuale”, ossia l’impiego di feromoni per ostacolare la riproduzione di questo o quel parassita mantenendo la sua presenza al di sotto della soglia del danno: “La novità più recente che abbiamo proposto sul mercato -spiega Silvano Locardi, grapes & fruits solutions expert di Bayer Crop Science– si chiama Vynyty Lobesia Pro Press e grazie al potere naturale dei feromoni offre protezione alla vite contro la Lobesia botrana senza effetti indesiderati. I feromoni, in forma di gel, vengono applicati sul tronco della pianta per venire gradualmente rilasciati, mentre per la fine della stagione il gel si degrada naturalmente senza lasciare, a differenza dei tradizionali dispenser, alcun residuo plastico. Quello della confusione sessuale è il trend su cui in generale nel settore si sta lavorando, anche in un’ottica multicrop, espandendo la tutela alla vite da vino, al pesco, al pomodoro, al melo”. Per il biennio 2025-2026 infatti è prevista l’estensione della gamma Vynyty ad altri pest della vite e stanno giungendo a compimento gli studi su Vynyty Grapes, nuova soluzione attract and kill che attrae i soggetti adulti tramite l’impiego di feromoni per poi eliminarli.

La ricerca sulle varietà fitoresistenti

Massimiliano Del Core (Commissione Uva da Tavola)

Ma la scienza non è attiva solo nello studio di soluzioni antiparassitarie basate sulla confusione sessuale. Anche la ricerca varietale per lo sviluppo di varietà fitoresistenti riveste un ruolo importantissimo nella viticoltura. “Grazie a una determina del ministero delle Politiche Agricole per un contratto di filiera che abbiamo sottoscritto assieme a 30 aziende del settore –sottolinea Massimiliano Del Core, presidente della Commissione Uva da Tavola– sono stati stanziati 21 milioni di euro parte dei quali, sull’ordine dei 500mila, verranno impiegati per la ricerca e la promozione. La ricerca in particolare si muoverà sulle direttrici di ottenere una maggiore resistenza contro patologie collegate al cambiamento climatico e sull’innovazione varietale”. Attraverso il lavoro dei cinque Gruppi di Ricerca Varietale presenti nelle due principali regioni produttrici –Grape & Grape, IVC e Nuvaut in Puglia, SicilGrape e AgriUnitech in Sicilia– si punta alla realizzazione di un campo di sperimentazione comune per lo sviluppo delle nuove varietà. L’obiettivo è lavorare sulla resistenza coinvolgendo le università nei settori vocati anche e soprattutto in un’ottica di sostenibilità. “Dobbiamo –aggiunge Del Core– creare un tavolo di innovazione varietale a cui siedano sia i breeders internazionali che hanno già seminato ettari di suolo italiano con le loro varietà sia i produttori licenziatari di queste varietà allo scopo anche di prevenire corto circuiti all’interno della filiera”.

Il ruolo del digitale

Un altro ruolo importante lo giocano i sistemi digitali: Bayer ha immesso sul mercato GrapeVision, un sistema previsionale che consente di individuare il momento ottimale per effettuare il trattamento e così limitare la finestra temporale di quest’ultimo al solo periodo realmente utile. Tramite un’app nello smartphone è possibile sapere quando intervenire e in che misura, in un’ottica di strategia dove il prodotto è finalizzato non più al singolo problema ma s integra in un discorso più ampio  e interconnesso anche tra prodotti di tipo diverso. Allo stesso modo per quanto riguarda l’impatto residuale dei trattamenti sui prodotti finiti la soluzione offerta da ResiYou consente di stabilire in anticipo quali saranno i livelli dei residui chimici nell’uva da tavola, ma anche nella pesca e nel melo, sulla base della linea di difesa prescelta.

Una nuova chimica, più smart e meno invasiva

Ma la cara vecchia chimica, intesa come insetticida e pesticida, esiste ancora? Naturalmente, ma nel tempo si è fatta più furba, più intelligente, più abile a colpire il bersaglio singolo senza danneggiare il resto. “Noi con il prodotto chimico ci viviamo –conclude Locardi di Bayer Crop Science– ma negli ultimi anni si è evoluto sia per la sicurezza degli utilizzatori che per il rispetto dell’ambiente. Parliamo di formulazioni particolarmente rispettose nell’evitare ad esempio il dilavamento a terra, che colpiscono il target specifico senza afferire la pianta o l’ambiente circostante. Una delle novità di quest’anno è l’estensione dell’azione di Sivanto Prime, uno dei nostri prodotti più utilizzati, alla lotta contro la Franklinella Occidentalis, un pest che decima le varietà tradizionali di uva da tavola”.

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