Il 70% dei consumatori non conosce il reale significato di biologico, solo il 20% si ritiene soddisfatto delle informazioni sul prodotto che trova nel punto di vendita, un 20% non consuma abitualmente ortofrutta. Sono alcuni sorprendenti dati emersi da una ricerca (Frutta e verdura tra percezione e realtà), realizzata da Cso Italy e presentata dal direttore Elisa Macchi durante l’assemblea dei soci di Cso Italy.
Scarsa informazione
La ricerca ha confermato che c’è bisogno di informare meglio e di più. Si vorrebbero avere soprattutto maggiori informazioni sul grado di maturazione, caratteristiche organolettiche, sapore, ma anche sui diversi usi e sui benefici per la salute. E se è vero che i consumatori sono informati sul significato di Igp e Dop, il 60% non conosce la grande varietà italiana dei prodotti ortofrutticoli a indicazione geografica.
Donne maggiori consumatrici

I maggiori consumatori di frutta sono le donne. Il 23% del campione femminile ne mangia più di 3 volte al giorno. I peggiori consumatori (mangiano frutta saltuariamente, meno di un frutto al giorno) hanno un’età inferiore ai 49 anni e in gran parte sono giovani e giovanissimi. Il 2% ha escluso dalla dieta sia la frutta sia gli ortaggi, mentre il 19% consuma meno di un frutto al giorno e il 17% meno di un ortaggio al giorno.
Il prezzo è caro?
Si consuma ortofrutta anche per abitudine familiare (oltre il 10% del campione ha messo questa motivazione al primo posto, il 26% l’ha posta al secondo e quasi il 40% al terzo). Il 60% degli intervistati quando acquista ortofrutta preferisce il punto di vendita dove è performante il rapporto qualità-prezzo e oltre il 50% del campione ritiene comunque l’ortofrutta cara, quando sappiamo che incide solo per il 4% sulla spesa complessiva di una famiglia.
La qualità leva fondamentale

“Sono emersi anche tanti aspetti positivi -ha precisato il direttore Elisa Macchi-, in modo particolare il fatto che il consumatore riconosce salubrità, gusto e qualità alla nostra ortofrutta, prediligendo quella italiana e rispettandone quindi la stagionalità. Soprattutto è emerso che quando la qualità è riconosciuta la leva del prezzo diviene meno importante”.
In questi anni c’è stata un’importante crisi dei consumi (dal 2021 al 2023 i dati indicano un calo del 14% pari a -816.000 tonnellate), che nel 2024 ha registrato una frenata non tale da indicare un recupero.
“È necessario invertire questa tendenza con una strategia chiara, che non può prescindere dalla conoscenza del sentiment del consumatore nei confronti dei nostri prodotti: è nata quindi l’idea di questa ricerca” ha sottolineato il presidente Paolo Bruni.