Una lista di 19 ortaggi rari pugliesi da salvare

La carota giallo-viola di Polignano e quella di Tiggiano, i meloni di Gallipoli, i pomodori e i meloni di Morciano, i mùgnuli, una sorta di cavoli ricci diffusi nel leccese e nel barese in piccoli orti familiari, la batata leccese, il pomodorino di manduria o la cipolla rossa di Acquaviva. Non si tratta di una lista della spesa, ma di alcuni dei 19 gli ortaggi e fioriture commestibili pugliesi  che, secondo l’associazione temporanea di scopo, denominata BiodiverSO, devono essere salvati dal rischio di estinzione genetica.

Nella speciale lista si trovano le specie e varietà  che le monocolture agro-industriali hanno scartato per ragioni commerciali e logistiche, ma che invece alcuni gruppi di agricoltori pugliesi denominati “custodi” hanno conservato. “Il nostro progetto – affermano i rappresentanti di BiodiverSO – tende a raggiungere una significativa riduzione del tasso attuale di erosione della biodiversità delle specie orticole pugliesi”.

Sullo sfondo c’è il problema del cambiamento climatico che porrà nuovi problemi all’agricoltura ed all’alimentazione e a cui la conservazione e la reintroduzione di queste specie potrebbe dare una risposta efficace. Al progetto BiodiverSO – finanziato con due milioni di euro del piano di sviluppo rurale 2007-2013 – sono impegnati in prima fila le università di Bari, Foggia e Lecce e l’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr. Il DiSAAT di Bari, dipartimento di scienze agro-ambientali e territoriali, è capofila del progetto.

 

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